Come si coltiva l’Acero minore
Come si coltiva l’Acero minore
L’Acero minore, conosciuto anche con i nomi di acero trilobo, cestuccio, acero spino, acero di Montpellier (Acer monspessulanum L.) è una specie diffusa nelle aree submontane dei Paesi del Mediterraneo, dalla Francia e dal Nord Africa all’Asia Minore, e presente in Italia in tutte le Regioni dove è presente soprattutto nelle regioni centro-meridionali, isole comprese, e cresce allo stato spontaneo fino ad un’altitudine di 700-800 m, mentre al nord è presente in Liguria e nelle zone del Lago di Garda.
Le strutture riproduttive dell’ Acer monspessulanum sono dei fiori, giallo-verdastri riuniti in corimbi dapprima eretti e poi penduli. Il frutto è una samara munita di ali, tra di loro quasi parallele o sovrapposte, che si separa a maturità in 2 distinti frutti (1-2 cm ciascuno); hanno un colore da rosso a bruno.
Coltivazione –
L’Acero minore è una pianta che si adatta bene sia ai climi temperati caldi che a quelli temperati caratterizzati da inverni non eccessivamente rigidi, infatti è in grado di resistere a temperature di alcuni gradi sotto lo zero.
Questa pianta predilige zone soleggiate ma, in condizioni di parziale ombreggiamento riesce a crescere bene.
Dal punto di vista pedologico è una pianta che ha una buona adattabilità a molti terreni riuscendo a crescere su terreni, rocciosi, calcarei, sassosi ed anche argillosi; i suoli preferiti sono comunque quelli sciolti, freschi e ben drenati, mentre non gradisce quelli troppo compatti in quanto soggetti a ristagni idrici.
L’Acero minore si riproduce partendo da seme anche se, volendo evitare variabilità genetica bisogna partire da talea.
L’impianto va effettuato nel periodo autunnale nei climi miti e in primavera in quelli più freschi, utilizzando piante alte almeno 2,5 m, aventi una circonferenza del fusto di 16 cm.
Per l’impianto si predispone una buca di 50 X 50 cm con una profondità di 70 cm, ove per il sostegno si pongono due tutori in legno alti 2 m da piantare nel terreno per almeno 50-60 cm ed un traversino attaccato ad essi e legato alla pianta.
Al momento dell’impianto si pone, inoltre, nella buca 3-4 Kg di sostanza organica ben matura (stallatico o humus di lombrico).
Oltre alla concimazione che si esegue durante l’impianto, negli anni seguenti, qualora fosse necessario, si distribuisce del concime complesso a lenta cessione alla ripresa vegetativa o, se si ha a disposizione sempre della sostanza organica vicino al colletto della pianta da interrare.
Le irrigazioni sono necessarie nei primi anni successivi all’impianto, una volta adulta la pianta ha una buona resistenza alla siccità, per cui si interviene soltanto in casi in cui la pianta dovesse soffrire lunghi periodi in assenza di precipitazioni.
Se si deve creare un parco o comunque mettere a dimora più di una pianta la distanza minima tra una pianta e l’altra non deve scendere sotto i 5 metri.
La potatura va effettuata poi solo per eliminare le parti secche o danneggiate ed eventuali rami posizionati troppo in basso.
Usi –
L’ Acer monspessulanum è una pianta apprezzata per scopi ornamentali e diffusa nei parchi e nei giardini dell’area mediterranea.
In questi parchi o giardini si utilizza sia per la formazione di siepi che di alberature in viali. In collina si usa per effettuare rimboschimenti e rinaturalizzazioni sui versanti aridi e rocciosi; in Giappone è utilizzato per i bonsai in quanto si adatta alla riduzione di foglie e rami grazie alle foglie piccole ed al portamento cespuglioso.