Gli antichi Germani e l’agricoltura
Gli antichi Germani e l’agricoltura
Con il termine Germani (chiamati anche Teutoni o, per sineddoche, Goti) si fa riferimento ad un insieme di popoli che parlavano le lingue germaniche.
Questi popoli erano nati dalla fusione fra gruppi etnici di origine indoeuropea e gruppi etnici autoctoni di origine paleo-mesolitica e neolitica nella loro patria originaria (Scandinavia meridionale, Jutland, odierna Germania settentrionale), che, dopo essersi cristallizzati in un’unica compagine, a partire dai primi secoli del I millennio si diffusero fino a occupare un’ampia area dell’Europa centro-settentrionale, dalla Scandinavia all’alto corso del Danubio e dal Reno alla Vistola. Da qui, a partire soprattutto dal III secolo, numerose tribù germaniche migrarono in molteplici ondate verso ogni direzione, toccando gran parte del continente europeo e arrivando fino in Nord Africa e in Nord America.
Successivamente al periodo delle migrazioni i popoli germanici attraversarono un nuovo periodo di etnogenesi dal quale emersero alcune nazioni odierne, quali:
– i popoli scandinavi (Danesi, Faroesi, Islandesi, Norvegesi, Svedesi);
– i popoli tedeschi federati (compresi gli Austriaci e gli Svizzeri Alemanni);
– i popoli franconi (Fiamminghi, Olandesi, Lussemburghesi);
– i popoli di matrice anglo-frisone (Frisoni, Inglesi).
Sebbene il lascito dei Germani sia presente in tutta Europa, anche in nazioni che non parlano lingue germaniche dove vari popoli germanici (Franchi, Burgundi, Goti, Longobardi, etc.) si fusero con le popolazioni locali non germaniche, dai paesi del Mediterraneo, alla Francia dove essi assunsero la lingua gallo-romanza locale, alla Russia (Variaghi).
Dall’età moderna furono soprattutto gruppi germanici, almeno in origine, a fondare colonie nell’America del nord e in altre zone non europee. Da questo periodo in poi elementi culturali originariamente propri di gruppi germanici, quali la lingua inglese e la religione protestante che fu creata in ambito germanico nel XVI secolo, si sono diffusi in tutto il mondo anche tra popolazioni non germaniche.
Agricoltura –
I Germani, almeno al tempo di Cesare, non erano degli attenti agricoltori. La loro agricoltura era primitiva, e tendeva semplicemente a sfruttare il più possibile, nell’immediato, il terreno strappato alla foresta.
Il proconsole romano raccontava infatti che:
«[…] non hanno terreni privati o divisi, nessuno può rimanere più di un anno nello stesso luogo per praticare l’agricoltura. Si nutrono poco di frumento, vivono soprattutto di latte e carne ovina, praticano molto la caccia. […] Concedono libero accesso ai mercanti, più per aver modo di vendere il loro bottino di guerra che per desiderio di comprare prodotti d’importazione. Anzi, i Germani non fanno uso di puledri importati (al contrario dei Galli, che per essi hanno una vera passione e li acquistano a caro prezzo), ma sfruttano i cavalli della loro regione, piccoli e sgraziati, rendendoli con l’esercizio quotidiano robustissimi animali da fatica. […] Non permettono assolutamente l’importazione del vino, perché ritengono che indebolisca la capacità di sopportare la fatica e che infiacchisca gli animi.» (Cesare, De bello gallico, IV, 1.7-2.6.).
Tacito aggiunge, inoltre, che la terra era in generale fertile per la coltivazione di semenze, ma non produttiva di alberi da frutta. È ricca di bestiame, soprattutto di bassa statura. I bovini poi non portano le corna. I Germani si accontentano di averne molti, poiché questa rappresenta la loro vera ricchezza. Essi non avevano miniere né di argento, né di oro sempre secondo lo storico latino. E neppure il ferro si trovava in abbondanza in quei territori, almeno attorno alla fine del I secolo. Pochi erano, infatti, i guerrieri che si servivano di lance o di grandi lance fatte di questo metallo.
La tempo dei germani i campi erano occupati e a disposizione di tutti gli abitanti dei villaggi, a seconda del numero di coloro che coltivavano la terra. Erano quindi divisi tra loro secondo il rango di ciascuno. La vastità delle terre ne rendeva però facile la suddivisione.
In definitiva presso gli antichi Germani le terre non avevano un’estensione precisa o confini propri, ma di anno in anno i magistrati e i consiglieri distribuivano campi alle tribù e dopo un anno costringevano a cambiare sede.
Tutto questo era determinato da varie cause: i Germani erano molto più presi dall’occupazione della guerra che dall’agricoltura ma esistevano anche questioni legate all’obiettivo di non fare assumere ai meno abbienti proprietà e ricchezza che potessero contrastare con i nobili.
Guido Bissanti