Columba palumbus
Columba palumbus
Il colombaccio, conosciuto anche come palombo o palombaccio (Columba palumbus Linnaeus, 1758) è un uccello della famiglia dei Columbidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Phylum Chordata, Subphylum Vertebrata, Classe Aves, Sottoclasse Neornithes, Superordine Neognathae, Ordine Columbiformes, Famiglia Columbidae, Sottofamiglia Columbinae e quindi al Genere Columba ed alla Specie C. palumbus.
Sono, inoltre, note le seguenti sottospecie:
– Columba palumbus palumbus Linnaeus, 1758;
– Columba palumbus maderensis Tschusi, 1904 †;
– Columba palumbus azorica Hartert, 1905;
– Columba palumbus iranica (Zarudny, 1910);
– Columba palumbus casiotis (Bonaparte, 1854).
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Columba palumbus è una specie diffusa in Europa fino al 65° di latitudine nord, Asia occidentale e meridionale, Africa settentrionale. In Italia è di passo, invernale e a volte anche nidificante.
Il suo habitat è quello delle foreste di qualunque tipo, soprattutto le foreste di margine, ma anche i giardini e i parchi cittadini.
Descrizione –
Il colombaccio è un uccello lungo dai 40 ai 42 cm e con un peso che va dai 420 ai 580 grammi, con dimorfismo sessuale minimo e forme pesanti e massicce.
La sua apertura alare va dai 75 agli 80 cm.
La testa e la schiena sono bluastri, la coda e la punta delle ali scure.
Il petto è di colore rosa-grigio un po’ più chiaro. Tra le caratteristiche peculiari si annoverano le macchie bianche sul collo (che si manifestano intorno ai 4 mesi di età) e che tuttavia non formano un anello. Il collo ha una colorazione verdastra.
Durante il volo, sulla parte superiore delle ali, si possono riconoscere delle fasce trasversali bianche.
Il richiamo è un tubìo molto caratteristico, costituito da 5 sillabe, di cui le ultime 2 leggermente separate dalle prime tre, e con l’accento sulla seconda, simile ad un “du-dùùùù-du… du-du”.
Questo verso è facilmente confondibile con il richiamo della Tortora dal collare orientale per l’intonazione e per l’accento sulla seconda sillaba, se ne distingue tuttavia perché ha 5 sillabe anziché 3 e per il timbro più “vibrante”.
Gli stormi di colombi durante il passo hanno un preciso ordine gerarchico che si manifesta soprattutto durante il pascolo (i più giovani all’esterno fanno da sentinella).
Biologia –
Il colombaccio è un uccello monogamo, il cui periodo di riproduzione inizia in marzo-aprile con parate nuziali.
La femmina prepara il nido in genere su alberi o pareti rocciose, il maschio porta il materiale (paglia e rami).
All’interno del nido vengono deposte 1 o 2 uova una o due (in alcune condizioni anche tre) volte all’anno, nel periodo tra marzo e novembre, con notevoli variazioni da regione a regione.
I piccoli bucano il guscio dopo 17 giorni e vengono nutriti in prevalenza con il pastone, comunemente chiamato latte di piccione, che i genitori rigurgitano dal becco. I piccoli abbandonano il nido dopo circa 3- 5 settimane.
Ruolo Ecologico –
Il colombaccio frequenta ogni tipo di foresta ad alto fusto con radure e zone coltivate adiacenti; campagne e pinete-macchie litoranee.
È un uccello diffidente e gregario, che possiede un volo dritto e veloce. Come tutti i columbidi, beve in modo insolito per gli uccelli, infatti beve per suzione immergendo il becco nell’acqua.
Si sposta in stormi numerosi alla ricerca di cibo, senza disperdersi ogni volta che si esaurisce un’area di pascolo.
Per quanto attiene l’alimentazione si nutre di semi, bacche, pomi, radici e talvolta piccoli invertebrati. In autunno e in inverno mangia soprattutto i frutti dei faggi e le ghiande delle querce.
Dal punto di vista ecologico il colombaccio non è molto amato dagli agricoltori in quanto grossi stormi talvolta si abbattono su coltivazioni cerealicole, di leguminose o di trifoglio, provocando grossi danni.
Questo uccello si è ben adattato alle città, tanto da essere un assiduo frequentatore dei parchi anche se è molto più timido del piccione.
È oggetto di caccia ed è molto ricercato per il sapore delle sue carni, molto apprezzate in cucina. È, comunque, una specie ancora comune e numerosa nonostante l’elevata pressione venatoria ma esposto a rischi legati al disboscamento e al deterioramento ambientale.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– C.Battisti, D. Taffon, F. Giucca, 2008. Atlante degli uccelli nidificanti, Gangemi Editore, Roma.
– L. Svensson, K.Mullarney, D. Zetterstrom, 1999. Guida agli uccelli d’Europa, Nord Africa e Vicino Oriente, Harper Collins Editore, Regno Unito.