Brassica rapa pekinensis
Brassica rapa pekinensis
Il cavolo di Pechino o petsai (Brassica rapa subsp. pekinensis (Lour.) Hanelt) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Dilleniidae, Ordine Capparales, Famiglia Brassicaceae e quindi al Genere Brassica, alla Specie B. rapa ed alla Sottospecie B. r. pekinensis.
Etimologia –
Il termine Brassica proviene da brassica, nome latino del cavolo descritto da diversi autori, attestato in letteratura a partire da Plauto (III-II sec. a.C.). L’origine di questo nome è incerta ed è stata fatta risalire a voci greche o celtiche, senza prove totalmente convincenti. Diversi testi etimologici fanno riferimento alla parola Βράσκη braske, secondo Esichio usata dagli Italici in Magna Grecia per indicare il cavolo.
L’epiteto specifico rapa viene da rápa o rapum rapa in Columella & al. (dal greco ρᾰπυς rápys, assonante con ρα ra, contrazione di ῥίζα rhiza radice, e da πούς pous piede).
Il nome pekinensis è in riferimento alla provenienza dei dintorni di Pechino, capitale della Cina.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il cavolo di Pechino è una specie originaria probabilmente della Cina e dell’Est dell’Asia, conta più di una trentina di varietà, poche di queste sono però conosciute in Occidente.
È coltivato in prevalenza in quest’area.
Descrizione –
Brassica rapa subsp. pekinensis è una pianta biennale con foglie lunghe, intere e che formano una testa allungata, di colore chiaro, turgide ma non troppo dure. Il suo interno, invece, è quasi bianco e le sue coste, molto spesse, sono di colore bianco-argento.
Lo scapo fiorale compare il secondo anno e porta fiori gialli raggruppati in spighe.
I frutti sono delle silique che racchiudono piccoli semi neri di forma sferica.
Coltivazione –
Il cavolo di Pechino è un ortaggio tipicamente cinese ma si coltiva anche in alcuni paesi dell’Europa, tra cui la Polonia, mentre è poco diffuso in Italia.
Questa specie viene seminata entro i primi giorni del mese di giugno, le semine successive possono essere fatte fino al mese di agosto e la sua raccolta avviene dopo circa tre mesi.
Usi e Tradizioni –
Il cavolo di Pechino, conosciuto in Occidente da oltre tre secoli, ricorda vagamente la forma della lattuga romana, il suo sapore dolce e la sua forma allungata lo differenziano dal cavolo comune.
Il grande vantaggio del di Pechino, rispetto ai suoi simili, è quello di avere sapore dolce e un profumo non invadente quando lo si cucina.
Come tutte le Brassicacee, il cavolo di Pechino è ricco di Vitamina C (26 mg/100g) e di Calcio (40 mg/100g).
100 g di cavolo cinese forniscono:
– Energia 16 kcal (68 kJ );
– Carboidrati 3,2 g;
– Fibre 1,2 g;
– Grassi 0,2 g;
– Proteine 1,2 g;
– Vitamina C 27 mg (33% del Fabbisogno giornaliero);
– Calcio 77 mg (8%);
– Ferro 0,31 mg (2%);
– Magnesio 13 mg (4%);
– Sodio 9 mg (1%).
Il cavolo cinese ha numerose proprietà benefiche per la salute.
In particolare:
– ha pochissime calorie;
– contiene molti antiossidanti, utili a combattere i radicali liberi e l’invecchiamento cellulare;
– apporta un buon quantitativo di fibre;
– aiuta a mantenere bassi i livelli di colesterolo “cattivo” LDL;
– è una fonte incredibile di Acido folico e vitamina C.
– fornisce inoltre un buon quantitativo di vitamina K e di sali minerali, in particolare calcio.
Il cavolo di Pechino è ampiamente usato nella cucina orientale; nella cultura cinese è simbolo di prosperità.
Nella cucina coreana è l’ingrediente principale del baechu kimchi, il tipo più comune di kimchi, ma si usa anche per involtini di carne o di pesce. Viene spesso saltato in padella con altri ingredienti, come tofu, funghi e zucchine.
Modalità di Preparazione –
Il cavolo di Pechino deve avere steli compatti, sodi, freschi e non deve presentare macchie ai bordi delle foglie. Nel caso le foglie si presentino opache e umide vorrà dire che il cavolo di Pechino è fresco.
Viene consumato in vari modi, sia cotto (ad esempio in brodo o stufato) che crudo, oppure anche previa fermentazione. Si usa anche, assieme ad altri ingredienti, nel ripieno di varie preparazioni come i classici jiaozi (ravioli al vapore).
Questo ortaggio va conservato in frigorifero, nell’apposito cassetto per le verdure, in questo modo si manterrà circa due settimane. In ogni caso, potendo, si consiglia di mangiarlo appena acquistato, specialmente se verrà consumato crudo, in quanto più saporito e croccante.
Niente vieta di consumarlo crudo, in insalata, tagliato a strisce sottili e condito semplicemente con sale fino, pepe bianco, olio extravergine di oliva e succo di limone, magari per accompagnare piatti piuttosto grassi, come una salsiccia rosolata, alla quale fornisce un degno contraltare.
Quando lo si cucina, non c’è bisogno di lessarlo. Basta saltarlo in padella con aglio e, se piace, peperoncino, soffritti in olio, a fuoco vivace, per farlo rimanere croccante e saporito, magari completando con delle erbe aromatiche di stagione.
La forma delle foglie, piuttosto allungata, e la loro consistenza carnosa, permettono di utilizzare il cavolo quale utile contenitore per involtini, sia di carne che di pesce.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.