Cultivar
Cultivar
Il termine cultivar è derivato dalla sintesi delle parole cultivated e variety.
Il termine cultivar proviene a sua volta dal latino varietas culta, ed è stato ufficialmente adottato dal XIII Congresso di Orticoltura tenutosi a Londra nel 1952. Le convenzioni di nomenclatura sono regolamentate dal Codice internazionale per la nomenclatura delle piante coltivate (CINPC) e l’applicazione della normativa e delle convenzioni è affidata a specifici organismi internazionali o nazionali.
Il termine cultivar è utilizzato indistintamente per varietà migliorate o locali, purchè coltivate.
Questo termine trova più diffusa applicazione nelle piante propagate per via vegetativa.
Il termine cultivar viene spesso abbreviato in cv., secondo il Codice internazionale per la nomenclatura delle piante coltivate, ed in generale è il termine col quale in agronomia s’intende una varietà di pianta coltivata, ottenuta con il miglioramento genetico, che riassume un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici di particolare interesse e trasmissibili con la propagazione, sia per seme sia per parti di pianta. Da un punto di vista pratico, la cultivar sarebbe analoga alla razza di una specie animale realizzata con la domesticazione e la selezione.
Con la cultivar s’identifica quindi in un particolare genotipo, isolato artificialmente con la selezione massale o la selezione individuale, i cui caratteri sono fissati e ripetibili con la propagazione gamica per almeno 3-4 generazioni.
Nel linguaggio comune agronomico si usa comunque spesso, ma impropriamente, il termine di “varietà” come sinonimo di cultivar. L’uso è però improprio in quanto il termine varietà deve essere riservato esclusivamente all’accezione botanica del termine e fa quindi riferimento a un particolare tipo genetico che, nell’ambito di una specie, si è selezionato e propagato spontaneamente costituendo una popolazione (specie selvatica). In genere l’insieme delle cultivar di una specie agraria si identifica con una varietà botanica, per quanto questa correlazione non sia formalmente e rigorosamente definita.
Spesso l’uso generico del termine di cultivar fa tuttavia riferimento informale all’insieme dei tipi genetici commerciali di una specie agraria e comprende perciò per estensione il cultivar propriamente detto, gli ibridi commerciali e gli ecotipi.
Infine, in frutticoltura, il termine di cultivar è in via informale riservato esclusivamente ai tipi genetici impiegati come innesti, mentre per i portinnesti si usano in genere i termini di “selezione” o “clone”. Le varietà di pianta di olivo per produzione di olio di oliva sono cultivar.