Mappa Geografica dell’Angola
Mappa Geografica dell’Angola
L’Angola è uno Stato situato sulla costa occidentale dell’Africa meridionale ed è per estensione il settimo stato africano. Inoltre con una superficie di 1.246.700 km², è il ventitreesimo paese più esteso del mondo.
La capitale è Luanda che sorge sulla costa nella parte nord occidentale del paese.
L’Angola confina a nord con la Repubblica Democratica del Congo, a est con lo Zambia, a sud con la Namibia e a ovest si affaccia sull’oceano Atlantico.
Inoltre fa parte del paese anche l’exclave di Cabinda situata al confine fra Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo.
Il territorio dell’Angola è abitato sin dal Paleolitico, ed ha ospitato una gran varietà di gruppi etnici, tribù e regni. Lo stato nazionale dell’Angola ebbe origine dalla colonizzazione portoghese, iniziata con insediamenti costieri e trading post fondati nel XVI secolo. Nel XIX secolo gli insedianti europei iniziarono a stabilirsi nell’interno. La colonia portoghese che divenne poi l’Angola non ebbe i confini attuali fino al XX secolo, a causa della resistenza di gruppi come i Cuamato, i Kwanyama e i Bundas.
Si tratta di uno stato fortemente multietnico, e la popolazione di 25,8 milioni di persone appartiene a diversi gruppi tribali, che fanno riferimento a tradizioni distinte. La cultura angolana riflette secoli di dominio portoghese, in particolare nella lingua e nella Chiesa cattolica.
Dal punto di vista morfologico l’Angola è un Paese caratterizzato da una fascia di altopiani, il più vasto dei quali è quello di Bié, che lo attraversa da nord a sud. L’altitudine media è compresa fra i 700 e i 1000 m s.l.m.; sul lato occidentale l’altopiano è delimitato da una dorsale montuosa che raggiunge l’altitudine massima con il Morro de Moco (2 620 m). In direzione della costa la scarpata è brusca e digrada rapidamente verso la stretta fascia delle pianure costiere, larga dai 50 ai 100 km.
Sul lato orientale, verso l’interno del continente, gli altopiani digradano dolcemente verso il bacino dello Zambesi. Il territorio è caratterizzato da vaste savane, dove si concentra gran parte della popolazione data la ricchezza di terreni fertili e le buone condizioni climatiche. Nella parte sudorientale vi è un’area arida in direzione del deserto del Kalahari; fanno eccezione le vallate dei fiumi Cuando, Cunene e Cubango sulle rive dei quali vi sono terreni coltivabili o sfruttabili per l’allevamento. Altre montagne importanti sono la Serra da neve (2 490 m) e la Serra chilengue.
Dal punto di vista idrografico, i fiumi principali sono il M’Bridge e il Kwanza, che si gettano nell’Oceano Atlantico; il Cuango e il Cassai, che tributano a nord al fiume Congo.
L’Angola, pur essendo un Paese all’interno della fascia equatoriale, grazie all’altitudine, possiede un clima tutto sommato temperato. Le temperature medie si aggirano sulla costa intorno a 16 °C in inverno e a 21 °C in estate. La piovosità non è ingente, ma ben distribuita (374 mm annui per 31 giorni nella zona di Luanda).
Dal punto di vista ecologico, l’Angola si è dotato di una rete di aree naturali protette che occupano complessivamente una superficie di 87 000 km², corrispondenti al 6,97 % della superficie complessiva del paese.
Di questa rete ne fanno parte 8 parchi nazionali, 1 parco naturale regionale, 2 riserve naturali integrali e 2 riserve naturali parziali.
L’obiettivo di questa rete è quello di salvaguardare l’importante patrimonio floristico e faunistico.
La lunga guerra dell’Angola ha avuto un effetto catastrofico sulla fauna selvatica del paese. Quarant’anni fa, migliaia di animali vagavano per le fertili foreste di Quiçama.
Nel corso degli anni, gli animali sono caduti preda di mine antiuomo, bracconieri che cacciavano elefanti per ottenerne avorio e gente del posto che cacciava per fame.
Molti animali furono massacrati dall’esercito del paese, che usò elicotteri a bassa quota per stanare quanti si opponevano.
La guerra civile tra esercito e ribelli dell’Unità è iniziata dopo una lotta di 14 anni per l’indipendenza dal Portogallo, che è stata concessa nel 1975. La guerra, purtroppo, è costata la vita a più di un milione di persone e ha costretto una fuga dalle proprie terre di 2,5 milioni di persone.
Flora –
La savana e boscaglie della scarpata angolana è un’ecoregione dell’ecozona afrotropicale, definita dal WWF (codice ecoregione: AT1002), che occupa la Grande Scarpata che separa l’altopiano centrafricano dalla costa dell’oceano Atlantico.
Questa ecoregione presenta un paesaggio piuttosto vario e a seconda del tipo di habitat può essere suddivisa in tre zone. A nord del fiume Cuanza vi è una foresta di alti alberi circondata da alte erbe, con aree ricoperte da mangrovie e paludi lungo le sponde dei fiumi, specialmente in prossimità degli estuari. Ad altitudini maggiori, sul versante occidentale della Grande Scarpata vi sono chiazze di foresta nebulosa, che ospitano una grande varietà di piante e animali endemici. Infine, lungo la fascia costiera e i versanti più bassi della Grande Scarpata a sud del Cuanza vi sono boscaglie secche e savane alberate.
Le coste meridionali e centrali comprendono la Welwitschia (Welwitschia mirabilis Hook.f.), una conifera primitiva. La savana erbosa intorno a Lobito comprende il baobab ed euforbie.
Le province di Huambo, Benguela e Huíla ospitano foreste montane con una flora alquanto rara.
La savana erbosa a nord comprende boschi di Miombo (parola swahili usata per definire genericamente le piante del genere Brachystegia) e alcune foreste sempreverdi.
Fauna –
In passato le foreste erano la dimora di una gran varietà di mammiferi, quali l’elefante di foresta, il leone e il ghepardo, ma la caccia incontrollata ha portato alla loro scomparsa. Tra i mammiferi ancora presenti figurano il cefalofo dal dorso giallo (Cephalophus silvicultor), il cefalofo dalla fronte nera (Cephalophus nigrifrons), il cefalofo azzurro (Philantomba monticola) e specie più piccole quali il pangolino arboricolo (Phataginus tricuspis), l’anomaluro di Beecroft e lo scoiattolo gigante di foresta. Durante la stagione secca gli animali si spostano verso le più umide zone a monte. Tra i grandi mammiferi, diffusi specialmente nelle praterie più aride sottostanti piuttosto che nelle foreste che si sviluppano sui crinali, vi sono l’antilope roana (Hippotragus equinus), il bufalo di foresta (Syncerus caffer nanus), l’elefante di savana (Loxodonta africana), la redunca comune (Redunca arundinum), il tragelafo striato (Tragelaphus scriptus) e l’eland comune (Taurotragus oryx).
Tra le specie endemiche di uccelli presenti lungo questa costa vi sono il francolino strigrigie (Pternistis griseostriatus), il turaco crestarossa (Tauraco erythrolophus), l’averla piumata di Gabela (Prionops gabela), l’occhiocarniccio frontebianca (Platysteira albifrons), il pigliamosche ardesia d’Angola (Melaenornis brunneus), l’akalat di Gabela (Sheppardia gabela), il tordo delle grotte d’Angola (Cossipha ansorgei), il beccolungo di Pulitzer (Macrosphenus pulitzeri), il vescovo dorsodorato (Euplectes aureus), l’averla di macchia di Braun (Laniarius brauni), l’averla di macchia di Gabela (Laniarius amboimensis), l’averla di macchia di Monteiro (Malaconotus monteiri), diffusa anche nel Camerun, il bulverde collogiallo (Chlorocichla falkensteini) e la camarottera di Hartert (Camaroptera harterti).
La striscia costiera è la dimora anche di due rettili endemici, un geco (Hemidactylus bayonii) ed un anfisbenide (Monopeltis luandae), e di quattro rane endemiche (Hyperolius nasutus, Leptopelis jordani, Leptopelis marginatus e Amnirana parkeriana).
Nel Parco Nazionale di Quiçama, nella valle del fiume Kwanza, si sta cercando di reintrodurre elefanti africani, antilopi e altre specie che un tempo vagavano per i 10 parchi nazionali del paese prima della guerra civile. Quiçama si estende su quasi 10.000 km² a circa 75 chilometri a sud di Luanda, la capitale del paese.
Purtroppo ancora poco si sa dello stato di conservazione degli uccelli di questa regione a causa della guerra civile che ha imperversato in Angola negli ultimi 27 anni. La più grande diversità di specie con popolazione a rischio si trova nella provincia di Cuanza Sul e, data l’incertezza sul loro stato attuale, molte di queste specie sono elencate come minacciate. Il Laniarius amboimensis è comune e il Malaconotus monteiri è abbastanza comune nella foresta secondaria degradata, nelle vecchie piantagioni di caffè e nella foresta primaria di Kumbira. Il Pulbzer Macrosphenus è abbastanza comune alle quote più elevate di Kumbira e nel fitto sottobosco della foresta ad ovest di Seles. Lo Xenocopsychus ansorgei dell’Angola si trova ancora sulle pendici rocciose sopra la foresta di Kumbira.
Guido Bissanti