Petasites hybridus
Petasites hybridus
Il Farfaraccio maggiore (Petasites hybridus (L.) G. Gaertn., B. Mey. & Scherb., 1801) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Asterales, Famiglia Asteraceae, Sottofamiglia Asteroideae, Tribù Senecioneae, Sottotribù Tussilagininae e quindi al Genere Petasites ed alla Specie P. hybridus.
Si riportano inoltre i numerosi sinonimi con cui è stata classificata questa specie:
– Petasites georgicus Mandenova (1947);
– Petasites giganteus Fuss (1866);
– Petasites major Cariot & St-Lager (1889);
– Petasites officinalis Moench;
– Petasites officinalis Moench proles reuterianus (Jordan) Rouy (1903);
– Petasites officinalis Moench subsp. foemina (Hayne) Wenderoth (1846);
– Petasites officinalis Moench var. hybridus (L.) P. Fourn. (1939);
– Petasites ovatus Hill (1756);
– Petasites pratensis Jordan (1852);
– Petasites reuterianus Jordan;
– Petasites riparius Boreau (1857);
– Petasites sabaudus Beauverd;
– Petasites vulgaris Desf. (1799);
– Tussilago hybrida L. (1753) (basionimo);
– Tussilago petasites Scop..
Etimologia –
Il termine Petasites proviene da pétasus, a sua volta dal greco πέτᾰσος petaso, cappello a grandi falde: per le foglie di grandi dimensioni.
L’epiteto specifico hybridus, significa bastardo, ibrido, incrocio: di specie ritenute (a torto o a ragione) derivate da incroci di specie diverse, probabilmente in riferimento ad una possibile origine ibrida di questa specie.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Farfaraccio maggiore è una pianta di origine Eurasiaticoa con una diffusione in Europa, sui rilievi e nelle seguenti zone: Massiccio Centrale, Massiccio del Giura, Vosgi, Foresta Nera, Carpazi e Monti Balcani. Fuori dall’Europa si trova in Asia settentrionale e occidentale. Cresce anche in America del nord, ma anche questa specie come altre probabilmente è stata introdotta accidentalmente dall’Europa nel periodo coloniale e quindi si è naturalizzata facilmente in quanto pianta invasiva.
In Italia questa pianta è comune in tutto il territorio escluse le isole.
Il suo habitat tipico è quello dei luoghi umidi, le sponde e i bordi dei ruscelli, e in generale le zone fresche e ombrose ma anche ghiaiose e petrose, dove cresce preferibilmente su substrato preferito sia calcareo che siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno (è infatti una specie nitrofila) che deve essere un po’ umido e ad un’altitudine cha va dal livello del mare fino ai 1650 m s.l.m..
Descrizione –
Petasites hybridus è una pianta erbacea dal portamento assai vistoso, pelosa, geofita e rizomatosa.
Le foglie basali sono di grandi dimensioni, con un diametro che in estate può raggiungere anche i 120 cm di diametro, con lamina di colore verde, più o meno cuoriforme, margine dentellato, su lungo e robusto picciolo profondamente scanalato; le foglie cauline sono invece sessili, ridotte a squame, arrossate.
I capolini sono molto numerosi, portati da uno scapo fiorale di 10-40 cm; la corolla è a fiori tubulosi, di colore bianco-rosea o arrossata.
L’antesi è tra Marzo e Maggio.
I frutti sono delle cipsele con achenio sub-cilindrico di 2-3 mm, solcato, glabro e sovrastato da un folto pappo di lunghi peli biancastri, molli che misurano circa 10 mm.
Coltivazione –
Il Farfaraccio maggiore è una specie spontanea che cresce quasi indifferentemente su suoli calcarei o silicei, purché il pH sia tendente al neutro. Questa pianta, essendo nitrofila, può divenire anche infestante in aree coltivate, soprattutto se umide, dove vengono effettuate eccessive concimazioni azotate per cui poi diviene di difficile eliminazione.
Il periodo di raccolta è comunque tra Maggio e Giugno.
Usi e Tradizioni –
Il farfaraccio maggiore, conosciuto anche semplicemente come farfaraccio o cavolaccio è una pianta spontanea con larga diffusione.
Un specie simile con cui può essere confusa è la Petasites fragrans (farfaraccio vaniglione), che si distingue facilmente per il portamento assai minore, foglie massimo 20 cm e capolini di 5-10 cm.
Il Petasites hybridus viene raccolto e consumato a fini alimentari. Le parti usate sono i rizomi, i capolini e le foglie.
Le foglie hanno la proprietà di calmare la tosse, mentre invece appena raccolte vengono applicate sulle ulcere per ottenere una rapida cicatrizzazione.
All’interno di questa pianta sono contenuti alcuni principi attivi quali: olii essenziali, glucoside, mucillagini, tannini, e sali minerali vari.
Proprio per queste sostanze la pianta possiede proprietà curative; nella medicina popolare viene usata per le loro proprietà vulnerarie (guarisce le ferite), sedative (calma stati nervosi o dolorosi in eccesso), bechiche (azione calmante della tosse), diaforetiche (agevola la traspirazione cutanea), cardiotoniche (regola la frequenza cardiaca) ed emmenagoghe (regola il flusso mestruale).
Non trova invece impiego, se non raramente, nel giardinaggio in quanto, percome detto, questa pianta, in determinate condizioni è abbastanza invasiva, occupando vaste aree.
Modalità di Preparazione –
Il Farfaraccio maggiore, come detto, è una pianta che trova impiego anche in cucina. Le parti usate sono sopratutto i piccioli fogliari, delle giovani e tenere foglie, da consumare lessi: conditi con olio e limone, fritti in pastella, in frittata.
Viene comunque sconsigliato l’uso edule in quanto questa pianta contiene alcuni alcaloidi epatotossici (alcaloidi pirrolizidinici).
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.