Abelmoschus moschatus
Abelmoschus moschatus
L’abelmosco (Abelmoschus moschatus Medik.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Malvaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Malvales, Famiglia Malvaceae e quindi al Genere Abelmoschus ed alla Specie A. moschatus.
È sinonimo il termine Hibiscus abelmoschus L.
Etimologia –
Il termine Abelmoschus viene da ab u-l-mosk, nome arabo della pianta che significa padre (sorgente) del muschio: per i semi che profumano di muschio e vengono utilizzati per produrre l’olio essenziale di muschio.
L’epiteto specifico moschatus muschiato, proviene anch’esso dall’arabo musk muschio, un ruminante munito di ghiandola odorifera: riferito ai semi.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Abelmoschus moschatus è una pianta originaria del sud est asiatico e dell’Australia settentrionale ed è spontanea in India e coltivata in Egitto, Giava, nelle Antille e in altri paesi tropicali. È stata introdotta e può essere trovata naturalizzata in Asia tropicale, America centrale e meridionale, Caraibi, Madagascar, Europa e in molte isole della regione del Pacifico.
Al di fuori del suo habitat naturale è considerata una infestante; infatti si propaga fuori dalle coltivazioni per naturalizzarsi, principalmente nelle aree coltivate, ruderali e semi-naturali. Una volta stabilito, si comporta spesso come una infestante sovrastando le specie di piante autoctone.
Descrizione –
L’abelmosco è una pianta perenne o annuale solitamente eretta, ma che può assumere anche un portamento prostrato o strisciante, a seconda del grado di lignificazione dello stelo alla base.
La pianta può raggiungere il metro e mezzo di altezza.
Le foglie sono trilobate o pentalobate, ruvide al tatto, ricoperte di una leggera peluria.
I fiori sono ermafroditi, piuttosto grandi, di colore giallo e con l’interno rosso o marrone, e durano solamente un giorno.
I semi sono contenuti all’interno di capsule pelose (poliacheni), lunghe circa 8 cm.
Coltivazione –
L’ Abelmoschus moschatus è una pianta di facile coltivazione che predilige terreni ricchi e ben drenati, e una posizione soleggiata. La pianta non resiste oltre i – 5°C, motivo per cui si consiglia di proteggerla nelle zone fredde.
Anche se la parte vegetativa non è seccata durante l’inverno, si consiglia comunque di tagliare i gambi a circa 15 cm dal suolo, in primavera: ciò garantirà una crescita vigorosa e abbondanza di fiori durante l’estate.
Usi e Tradizioni –
L’ Abelmoschus moschatus è una pianta aromatica e medicinale che è stata ampiamente introdotta nelle regioni tropicali, subtropicali e temperate del mondo.
In India l’area di coltivazione è in aumento e i semi vengono esportati in Francia, Germania, Giappone, Singapore e Spagna per l’estrazione di oli essenziali molto apprezzati nella profumeria e nell’aromaterapia.
È una pianta interamente commestibile di cui si consumano le foglie e i giovani germogli nelle zuppe, i frutti cotti come quelli dell’Okra (Abelmoschus esculentus), e i semi, sia cotti che crudi; quest’ultimi ricordano al gusto i semi di sesamo, e si utilizzano per aromatizzare liquori e caffè.
L’Abelmosco è ben noto alla medicina ayurvedica che lo utilizza in vari rimedi; vi si riconoscono proprietà diuretiche, emollienti, stomachiche, carminative, antisettiche, stimolanti e afrodisiache. Il decotto dei semi è utile in caso di disturbi alla milza, vomito e dolori addominali; inoltre, se masticati, aiutano a calmare il respiro e contro la nausea. Le foglie e le radici, sono utilizzate contro il mal di testa, reumatismi, vene varicose, febbre e malattie veneree. L’olio essenziale estratto dai semi è utilizzato in aromaterapia per il trattamento della depressione e dell’ansia; è applicato esternamente in caso di crampi, articolazioni doloranti e problemi di circolazione.
Inoltre il decotto ottenuto dalla parte aerea della pianta è ampiamente utilizzato come insetticida naturale; la mucillagine della radice è usata nell’industria della carta durante la fase di collatura; il gambo, convenientemente macerato, fornisce una fibra tessile conosciuta come “fibra di gombo”; l’olio essenziale ottenuto dai semi viene usato anche in profumeria per conferire la tipica nota “muschiata” ai prodotti. I migliori sono considerati quelli della Martinica mentre quelli indiani sono spesso mescolati con semi di trigonella o dell’Abutilon indicum.
Tuttavia questo uso è ora in gran parte sostituito da vari muschi sintetici a causa del suo alto costo.
Il tabacco è talvolta aromatizzato con i suoi fiori.
Modalità di Preparazione –
Come detto questa pianta ha molti usi culinari.
Infatti si consumano le foglie e i giovani germogli che vengono utilizzati nelle zuppe e i frutti cotti e i semi, sia cotti che crudi che si utilizzano anche per aromatizzare liquori e caffè.
I baccelli acerbi “musk okra”, le foglie e nuovi germogli vengono mangiati come verdure.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.