Baptisia tinctoria
Baptisia tinctoria
L’ indaco selvatico (Baptisia tinctoria (L.) R.Br. ex Ait.f.) è una specie erbacea perenne della famiglia delle Fabaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fabales, Famiglia Fabaceae e quindi al Genere Baptisia ed alla Specie B. tinctoria
Etimologia –
Il termine Baptisia del genere viene dal neo latino e derivato dal greco baptw = tingo, battezzare, immergere, nel senso di tingere, per l’uso di questa pianta usata come un colorante indaco.
L’epiteto specifico tinctoria proviene da tíngo tingere: utilizzato per tingere stoffe.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ indaco selvatico è una pianta originaria del Nord America orientale, dove cresce soprattutto a ovest del Minnesota e a sud della Florida.
Questa pianta è divenuta rara in alcune aree di origine ed è protetto in alcuni Stati. La sua presenza è minacciata nel Kentucky, mentre nel Maine è considerata in pericolo. Il suo habitat è quello dei prati asciutti e ambienti boschivi aperti.
Descrizione –
La Baptisia tinctoria è una pianta erbacea costituita da parecchi steli che possono raggiungere un’altezza di 0,60 – 1 m di altezza.
Le foglie sono di colore verde-argento profondamente trilobate e lunghe circa 1 -1,5 cm.
I fiori sono gialli, con la tipica conformazione papilionacea e lunghi 1,3 – 7 cm.
I fiori sbocciano nel periodo tra maggio e settembre.
Coltivazione –
L’ indaco selvatico è una specie erbacea perenne che cresce allo stato spontaneo nei prati asciutti o anche in ambienti boschivi aperti. Potrebbe esser coltivata per diffusione dei semi in coltura annuale e per estrarre i suoi principi attivi.
Usi e Tradizioni –
La Baptisia tinctoria è una pianta impiegata nelle sue aree di origine da tempo memorabile.
Nelle zone aride di origine i nativi americani della tribù dei Creek impiegavano questa pianta bollendo le radici di Baptisia in acqua e somministravano il decotto internamente ed esternamente ai bambini stanchi e debilitati, apparentemente sul punto di ammalarsi. I Moicani ricavavano una poltiglia dalla radice macerata in acqua e la utilizzavano per bagnare tagli e ferite.
I coloni americani la applicavano alle piaghe, ulcere ed eczemi per le sue proprietà astringenti e antisettiche ed internamente per scarlattina e tifo.
La Baptisia tinctoria contiene piccole quantità di alcaloidi, come la citisina (che è la causa principale della velenosità di alcune leguminose come la ginestra di Spagna) e alcuni eterosidi di isoflavoni, quali: isobaptigenina e baptigenina.
La tintura madre si prepara con la parte sotterranea, fresca.
L’ indaco selvatico fu introdotto per la prima volta in omeopatia nel 1857 e venne utilizzato principalmente nell’America settentrionale come colagogo.
Allen indicava dodici fonti patogenetiche: il numero dei sintomi, tuttavia, è molto ridotto, e comprende cefalee con volto caldo, difficoltà a concentrarsi, agitazione, dolore agli occhi, dolore alla gola, patina giallognola sulla lingua, dolori nella regione addominale, con particolare interessamento della zona epatobiliare (il fegato), sensibilità della fossa iliaca e diarrea.
Da dire, inoltre, che in passato la Baptisia tinctoria veniva impiegata anche in caso di sindrome infettive di una certa gravità, come, addirittura, la febbre da tifo.
La droga utilizzata è la radice ed i principi attivi principali sono: la citisina ed il glicoside baptisina.
Non è segnalata alcuna tossicità per questa pianta e nessuna controindicazione alle dosi terapeutiche normali eccetto ipersensibilità individuale.
Gli organi interessati dall’azione fitoterapica sono:
– cavo oro-faringeo;
– cistifellea e vie biliari;
– faringe e vie aeree superiori;
– fegato e vie biliari;
– organi e/o tessuti di vari distretti corporei;
– sistema immunitario;
– stomaco.
Le proprietà sono:
– antisettico;
– colagogo;
– colluttorio astringente oro-faringeo;
– dermopurificante e dermoprotettivo;
le indicazioni sono per:
– dermatosi;
– faringite ulcerativa;
– febbre o ipertermia;
– febbri (infettive e settiche);
– insufficienza epatobiliare e intossicazione del fegato;
– ulcera (peptica – gastrica – duodenale).
In fitoterapia la Baptisia viene usata per:
– infezioni soprattutto batteriche;
– ulcere e piaghe;
– tonsilliti;
– dissenteria;
– gengiviti;
– infezioni alle vie respiratorie;
– esaurimento nervoso;
– stimolare il sistema immunitario;
– ghiandole linfatiche gonfie;
– avvelenamento del sangue e setticemia.
Frequente è, inoltre, l’utilizzo di questa pianta quale colorante in sostituzione del vero indaco (Indigofera tinctoria). Tende, da asciutto, ad assumere un colore quasi blu/nero.
Le foglie vengono mangiate da alcuni bruchi lepidotteri, ad esempio la falena Automeris io.
Modalità di Preparazione –
Per l’uso dei principi attivi di questa pianta si possono bollire le radici in acqua utilizzando il decotto sia per uso interno che esterno.
Si possono impiegare anche poltiglie ricavate dalle radici macerate in acqua per bagnare tagli e ferite ma anche per ulcere ed eczemi e per le sue proprietà astringenti e antisettiche ed internamente per scarlattina e tifo.
Ovviamente non è mai consigliato l’impiego diretta di produzioni fatte in casa e servirsi sempre del consiglio medico per qualunque impiego.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.