Un Mondo Ecosostenibile
MammiferiSpecie Animali

Cervus elaphus

Cervus elaphus

Il cervo nobile o cervo reale o, ancora, cervo rosso o cervo europeo (Cervus elaphus Linnaeus, 1758) è un mammifero della famiglia dei Cervidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Superphylum Deuterostomia, Phylum Chordata, Subphylum Vertebrata, Infraphylum Gnathostomata, Superclasse Tetrapoda, Classe Mammalia, Sottoclasse Theria, Infraclasse Eutheria, Superordine Laurasiatheria, Ordine Artiodactyla, Sottordine Ruminantia, Infraordine Pecora, Famiglia Cervidae, Sottofamiglia Cervinae e quindi al Genere Cervus ed alla Specie C. elaphus.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il cervo nobile è un mammifero che occupa un vastissimo areale che va dall’ Europa e Nordafrica fino ad Asia centrale, Siberia, Estremo Oriente e Nord America.
Il suo habitat originario è costituito dalle zone boschive con presenza di radure o aree di boscaglia poco fitta, generalmente in ambiente pianeggiante o a basse altitudini: successivamente la specie si è sospinta in aree montuose od impervie per sfuggire alla pressione demografica e venatoria dell’uomo. A seguito poi di reintroduzione questa specie si è adattata brillantemente in ambienti diversi come la brughiera e a foresta di conifere.
Era diffuso in passato anche in gran parte di Canada e Stati Uniti ma la sua popolazione è andata diminuendo è oggi si incontra solo nelle regioni occidentali del Nord America, con piccole popolazioni reintrodotte in altre aree del continente.
In Europa anche se assente dalle regioni settentrionali della Fennoscandia e dalla Russia europea è presente anche su un certo numero di isole, comprese le Isole Britanniche e la Sardegna. Risulta estinto in Albania.
È stato reintrodotto in alcune regioni come in Grecia, in Portogallo ed in Spagna.
Il cervo nobile popola territori che vanno dal livello del mare fino ad oltre la limite degli alberi (2500 m ca) sulle Alpi. In tutto il suo areale, però, il cervo nobile ha distribuzione frammentata.
Nel continente africano è presente nelle regioni nord-orientali dell’Algeria e in Tunisia. Nel Vicino e nel Medio Oriente è diffusa in Turchia, nelle regioni settentrionali dell’Iran e in Iraq, ma è estinta in Israele, Giordania, Libano e Siria. In Asia centrale, si trova in Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan (dove però si è estinta), Uzbekistan, Afghanistan settentrionale, India settentrionale (Valle del Kashmir) e Pakistan settentrionale (dove però giunge solo occasionalmente); altrove, nel continente asiatico, il cervo nobile vive in Siberia, Mongolia e Cina occidentale e settentrionale. In Mongolia, popola le catene montuose di Hövsgöl, Hangai, Hentii, Ikh Hyangan, Mongol-Altai e Govi Altai, ma è stato reintrodotto anche sulle colline del sud-est del Paese. In Cina, è diffuso in Gansu, Mongolia Interna, Jilin, Liaoning, Manciuria, Ninxia, Shaanxi, Shanxi, Sichuan e nelle regioni orientali del Tibet, Qinghai compreso. Abita anche in Corea e nella regione dell’Ussuri, in Russia.
Questa specie è stata, inoltre, introdotta in Australia, Nuova Zelanda, Cile, Perù ed Argentina, dove si è adattata in maniera eccellente, divenendo però in alcuni casi dannosa, tanto che è stata inserita nell’elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo (per i territori extraeuropei).

Descrizione –
Il Cervus elaphus è un mammifero di corporatura potente, con il maschio che può pesare dai 100 ai 300 Kg per un altezza al garrese dai 105 ai 140 cm ed una lunghezza dai 185 ad oltre i 220 cm; la Femmina é di dimensioni più ridotte, il peso può variare dai 70 ai 130 Kg, l’altezza dai 95 ai 110 cm e la lunghezza da 150 ad oltre 180 cm.
Durante il corso dell’anno questo animale assume due mantelli o “mute”:
– una autunnale/invernale, che va da ottobre, di colore tipicamente fulvo tendente al grigiastro, presenza di lunga e folta criniera alla giogaia nei Maschi, e di peli bianchi dello specchio anale sia nei Maschi che nelle Femmine;
– una primaverile, che va da Aprile, con sostituzione del pelo invernale con mantello rosso-fulvo.
E’ caratteristico il mantello giovanile marrone scuro pomellato lungo i fianchi che si mantiene per circa due mesi.
Solo il maschio porta il palco ed é costituito da due stanghe dalle quali si diramano due, tre o più punte in relazione allo sviluppo e all’età dell’animale. Il trofeo ramificato cade e ricresce annualmente.
In Italia sono presenti due sottospecie di cervo nobile:
– la sottospecie elaphus, originariamente diffusa in Italia, si era progressivamente ridotta, fino a rimanere, probabilmente, soltanto nella provincia di Ferrara (bosco della Mesola). È stata in seguito reintrodotta ed è migrata spontaneamente in un areale piuttosto esteso: nell’arco alpino la specie è diffusa praticamente da Cuneo ad Udine, dove nel Triveneto ed in Lombardia essa è costantemente migrata spontaneamente dai Paesi confinanti, mentre in Piemonte e Valle d’Aosta si è ricorso ad introduzioni mirate con esemplari provenienti dalla Francia;
– lungo l’Appennino, invece, sono presenti popolazioni distinte di cervo nobile: nell’Appennino tosco-emiliano, lungo la parte alta della Val Tiberina, nel Parco nazionale della Maiella, nel Parco nazionale d’Abruzzo, nel Parco nazionale del Pollino e in quello del Cilento. Altri gruppi consistenti, anch’essi del tutto artificiali, sono presenti in grandi aree boschive recintate, come Castelporziano e il Parco naturale La Mandria;
– la sottospecie corsicanus è invece endemica della Sardegna e della Corsica, dove vive con varie popolazioni isolate.

Biologia –
Il cervo nobile deve il suo nome al portamento “altezzoso” dal collo eretto e la camminata elegante.
Questo mammifero si muove con molta leggerezza ed eleganza all’interno dei boschi, anche più fitti, ed in altri ambienti disparati.
Si muovo con velocità sia nel trotto che nel galoppo, tanto che in piena corsa può raggiungere e superare i 60 km/h e, nel salto, può raggiungere in altezza anche i 2 m e più del doppio in lunghezza.
Sia i maschi che le femmine vivono in gruppi monosessuali, con queste ultime che portano con sé anche i cuccioli non ancora indipendenti. Nell’ambito dei gruppi, solitamente vi sono sempre un paio di esemplari che fanno da sentinelle mentre il resto del branco si nutre.
Durante l’estate, i cervi tendono a migrare ad altitudini maggiori, raggiungendo le praterie in quota, dove il cibo è presente in maggiori quantità.
All’inizio dell’autunno, precisamente da metà settembre a metà ottobre, inizia la stagione degli amori. In questo periodo i maschi si separano dai gruppi e iniziano a sfidarsi tramite bramiti per rivendicare il possesso delle femmine su altri pretendenti. Avrà la meglio chi riesce ad intimorire, con il suo verso, gli altri cervi. La forza e la potenza del bramito dipendono dalla stazza dell’animale e dalle sue condizioni di vita.
Le lotte tra i maschi sono rare: infatti, prima di passare alle armi i contendenti si sfidano “a voce”. Il potente bramito del cervo (una via di mezzo fra un muggito bovino ed un ruggito) serve appunto ai rivali per capire chi hanno di fronte: solo quando le capacità vocali si equivalgono i maschi si affrontano in campo aperto, ma anche a questo punto, prima di combattere, mettono in atto una serie di comportamenti rituali, ad esempio cominciano a marciare avanti e indietro lungo linee parallele per osservare le dimensioni delle corna e la robustezza dell’avversario.
Arrivati poi in inverno i palchi vengono persi e i maschi si ritirano nella fitta boscaglia allontanandosi dalle femmine.
L’epoca di riproduzione va da metà settembre a metà ottobre e la gestazione dura 231-234 giorni. La femmina partorisce un cucciolo che muove i primi passi entro due ore.
Il cerbiatto resta nascosto nel fitto dei cespugli (dove la madre lo raggiunge solo per la poppata) per un paio di settimane, dopodiché esso è in grado di seguire il gruppo delle altre femmine con cuccioli nei suoi spostamenti: a due mesi i cerbiatti vengono svezzati, ma non si allontaneranno dalle madri prima di aver compiuto un anno d’età, ossia quando i maschi adulti li scacceranno per potersi accoppiare con le femmine. Sebbene la maturità sessuale venga raggiunta dai cervi verso il secondo anno di età, essi sono in grado di procreare solo alla fine del terzo anno.
La maturità sessuale si ha verso 12-16 mesi.
Il Cervus elaphus ha una longevità che in cattività supera anche i 20 anni.

Ruolo Ecologico –
Il cervo ha esigenze alimentari che configurano questo animale come un tipico pascolatore opportunista di tipo intermedio ovvero un animale tendenzialmente poco selettore nella scelta del cibo ma capace di modificare atteggiamento sia in funzione della disponibilità alimentare sia in funzione delle esigenze metaboliche relative ai diversi periodi annuali.
La ricerca del cibo viene effettuata di solito nelle ore notturne: in primavera gli animali divorano le erbe fresche e tenere, i germogli, le foglie novelle e i ramoscelli. Durante l’estate vengono invece preferiti il grano maturo, l’avena, le carote e le barbabietole succose. L’inverno è certamente per questi animali la più dura stagione dell’anno, poiché il terreno si ricopre di una coltre di neve, il suolo non produce più erba, e i rami non danno più foglie; i cervi, allora, si nutrono delle cortecce, degli arbusti secchi e delle radici scavate a colpi di zoccolo.
Il cervo può essere predato, quando è allo stadio di cucciolo, da molti animali. Tra questi ricordiamo: l’orso bruno, la lince, la volpe, l’aquila reale, il gufo reale, lo sciacallo dorato e persino il cinghiale. I suoi più temibili predatori (capaci di uccidere anche gli adulti) sono il lupo in Europa, la tigre in Russia e il leopardo in Nord Africa.
Soprattutto nei tempi passati il cervo è stato un’importante fonte di cibo per l’uomo: già nelle pitture rupestri risalenti al Paleolitico si possono infatti trovare abbondanti raffigurazioni di questi animali, solitamente in veste di preda o come entità spirituali.
In Italia esistono diversi allevamenti soprattutto in Toscana come in altre regioni d’Italia ad esempio il Trentino, l’Emilia-Romagna e le Marche dove vicino ad Osimo nel parco di Santa Paolina convive un piccolo gruppo con daini e mufloni.
In Italia, viene cacciato tramite la modalità della caccia di selezione, in base alla Legge 157 dell’11 febbraio 1992 e che prevede, in caso di trasgressione, l’arresto da 3 mesi a un anno ed un’ammenda da 1.032 euro a 6.195 euro, oltre che la revoca della licenza di caccia e il divieto del suo rilascio per 10 anni, divieto che diventa permanente in caso di recidiva. Il numero di esemplari cacciabili viene stabilito da ogni comprensorio alpino di caccia tramite la stesura di un piano di prelievo, costituito secondo le leggi regionali e le disposizioni provinciali in vigore e sulla base dei censimenti locali.
In Italia, la popolazione peninsulare del cervo, diffusa originariamente su tutto il territorio, ha iniziato un lento e progressivo declino a partire dal XVII secolo.
Questo fenomeno è stato determinato dalla pressione venatoria e dell’espansione degli insediamenti umani a danno degli ecosistemi boschivi, fino a quando non ne rimase che una misera popolazione relitta nel sopracitato Gran Bosco della Mesola, oltre a segnalazioni sporadiche di gruppetti provenienti dalla Svizzera in provincia di Sondrio: in seguito tali migrazioni da oltreconfine divennero sempre più numerose e consistenti, al punto che la specie si è ristabilita con successo in tutto l’arco alpino centro-orientale ed è soggetta anche a prelievo venatorio autorizzato, mentre per quanto riguarda le altre popolazioni si tratta di individui introdotti a partire da popolazioni francesi e tedesche durante gli anni sessanta.
Oggi la popolazione del cervo nobile è in crescita (tanto da dover fare abbattimenti selettivi in certi casi) e si prospettano future campagne di reintroduzione anche in altre aree idonee ad ospitare popolazioni stabili di questi animali.
Per quanto riguarda la popolazione sardo-corsa questa sparì dalla parte settentrionale della Sardegna nei primi anni del secondo dopoguerra: a partire dagli anni ottanta, le varie campagne di sensibilizzazione della popolazione hanno permesso di aumentare il numero di esemplari ed espandere l’areale della specie, che conta oggi oltre 4.000 capi.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *