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Cistus incanus

Cistus incanus

Il cisto villoso o cisto rosso (Cistus incanus L., 1753) è una specie arbustiva della famiglia delle Cistaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Violales, Famiglia Cistaceae e quindi al Genere Cistus ed alla Specie C. × incanus.
Sono sinonimi i termini: Cistus creticus subsp. eriocephalus (Viv.) Greuter & Burdet, Cistus garganicus Ten., Cistus villosus Auct. an L. e Cistus eriocephalus Viv..
Questa entità che è stata descritta da Linneo come Cistus incanus di fatto, a seguito di recenti studi, si è dimostrato che è un ibrido naturale tra Cistus albidus e Cistus crispus.

Etimologia –
Il termine Cistus proviene dal greco κίστη kíste scatoletta (in Dioscoride): descrive la caratteristica del frutto maturo, una capsula che aprendosi di scatto espelle i semi. l’epiteto specifico incanus deriva da: che si fa canuto, bianco, per la presenza di fitti peli bianchi.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il cisto villoso è una specie tipica del Mediterraneo e che vegeta nel Lauretum come pianta del sottobosco nella macchia mediterranea o come componente floristico delle macchie degradate e delle garighe.
Questa pianta è presente in Italia nelle isole, in Liguria e in tutta la penisola fino all’ Emilia-Romagna nella zona costiera e sui colli romagnoli. È inoltre presente in stazioni isolate del litorale veneto.

Descrizione –
Il Cistus incanus è un arbusto lanoso-tomentoso con portamento cespuglioso, fittamente ramificato, di modeste dimensioni che non raggiunge il metro di altezza.
Ha foglie con superficie rugosa, ovali e ricoperte da una fitta tomentosità, con lamina lunga dai 2 ai 4 cm.
I fiori sono grandi e vistosi, di 4-6 cm di diametro con petali di colore roseo o rosso purpurei e gialli alla base; questi sono riuniti in gruppi terminali di poche unità all’ascella di foglie bratteiformi.
Fiorisce tra maggio e giugno e dopo la fioritura sulla pianta compaiono delle capsule pelose di color rosso mattone che custodiscono numerosi semi di colore scuro.
Il frutto è appunto una capsula di 7-10 mm, ovata, coperta di peli semplici, deiscente con 5 valve. I semi sono di 1-1,2 mm, poliedrici, di colore marrone-paglierino.

Coltivazione –
Il cisto villoso va coltivato scegliendo esposizioni soleggiate, tipiche degli ambienti mediterranei e riparate dai venti, prediligendo le zone calde ed esposte al sole nell’Europa del sud.
Il terreno può essere di qualunque tipo anche se predilige quello sciolto, povero di calcio, umido e ben drenato; in natura cresce solitamente su terre ricche di magnesio,
Le irrigazioni devono essere costanti e regolari se coltivato in vaso. Le specie allevate in piena terra si accontentano delle acque piovane e sopportano bene anche periodi di prolungata siccità. Bisogna annaffiare saltuariamente solo quando il terreno è completamente asciutto. per la concimazione si può provvedere con una letamazione in reimpianto.
Il cisto si propaga per seme, per talea e talvolta per margotta.
La semina si effettua a fine inverno in cassoni o direttamente in piena terra a metà primavera.
Le talee semilegnose si prelevano tra maggio – giugno e si fanno radicare in un composto di torba e sabbia.
A radicazione avvenuta le nuove piantine vanno poi allevate in singoli contenitori fino a quando le dimensioni raggiunte sono adeguate per il trapianto.
Il cisto va trapiantato direttamente con il pane di terra in cui si è sviluppato scavando buche doppie delle dimensioni del vaso.
Il cisto non ama gli interventi di potatura e pertanto è consigliabile eliminare i rami secchi e quelli danneggiati dal freddo.
A fine fioritura si può effettuare una leggera cimatura per favorire l’emissione di nuovi getti basali.

Usi e Tradizioni –
Il cisto è una specie tipica espressione della macchia mediterranea.
Secondo una leggenda, nell’antica Grecia durante un consiglio degli dei sul Monte Olimpo, si decise che il cisto era ideale per guarire le ferite dei guerrieri in battaglia.
Ma la completa disapprovazione delle dee che ritenevano fosse ideale per le cure estetiche, portò ad essere attribuito al cisto sia proprietà curative che cosmetiche.
In passato il cisto fu confuso con l’edera dall’ esperto Plinio il vecchio, che prese un abbaglio incredibile. Molto probabilmente confuse i nomi presenti nei testi greci, visto che il cisto (kisthos) e l’edera (kissos) avevano nomi greci molto simili.
Un errore grossolano che molti esperti tra cui il medico Pietro Mattioli, vissuto attorno al 1500, ritengono abbastanza curioso, senza però discuterne il valore in campo medico di Plinio il vecchio.
La storia di questa pianta inizia giá nel quarto secolo prima di Cristo. Anche nella Genesi si fa riferimento a questa pianta mediterranea come a una specie di panacea. Una tradizione che si è mantenuta nel tempo, se è vero che ancor oggi è uso nelle isole greche servire a colazione Tè di Cisto come bevanda energizzante. È stato molto apprezzato come té anche nei paesi dell’Africa del Nord, oltre che nei paesi del mediterraneo.
In quell’epoca andava tantissimo la resina del cisto di creta.
Il laudano ottenuto dalla resina, è noto per l’effetto antisettico in grado di contrastare le infezioni batteriche, ed è usata in cosmetici per pelli impure o infiammate mentre per uso interno veniva usato già nell’antichità in situazioni di catarro e diarrea.
In passato, la resina gommosa del cisto è sempre stata utilizzata nella medicina popolare in qualità di aromatizzante nell’ambiente cosmetico. Ancora oggi tale pianta viene utilizzata come fissativo e componente per la realizzazione di profumi, ma le proprietà di questa particolare pianta sono molteplici.
Il Cistus incanus è una delle piante più note per il suo contenuto di Polifenoli.
Miricetina, quercetina, kaempferolo sono alcune di queste potenti sostanze, che si sono dimostrate in grado di esercitare un’azione benefica sull’apparato respiratorio.
L’immensa molteplicità di fenoli la rende così preziosa per l’organismo umano. La ricerca si è concentrata infatti sull’effetto antiossidante delle sostanze secondarie della pianta. Esse neutralizzano i radicali liberi e aiutano le proprie forze immunitarie; ed è questo il modo migliore per prevenire malattie.
L’azione antinfiammatoria è supportata da una funzione antiossidante ed immuno modulante: modula la crescita dei globuli bianchi ed il rilascio delle citochine durante lo stato infiammatorio. L’estratto di cisto ha anche una notevole azione antimicrobica, soprattutto nei confronti di infezioni a carico della pelle, indotte da lieviti, quali la Candida albicans. Il meccanismo d’azione è un’inibizione aspecifica e diretta contro un enorme numero di patogeni, che sembra confermato anche negli ultimi studi clinici più recenti.
Nelle zone del mediterraneo, nel Medio Oriente e nel Nord Africa il cisto sarebbe infatti utilizzato anche come rimedio naturale contro episodi di diarrea, febbre, ulcera e come antinfiammatorio.
Le proprietà del Cistus incanus lo rendono un ottimo ingrediente per la realizzazione di formulazioni anti-age e preparati per pelli impure o infiammate. Inoltre sarebbe in grado di modulare la risposta dell’organismo alle aggressioni esterne, contribuendo ad attenuare l’intensità, la severità e la durata media dei fastidi, con particolare riguardo a quelli dell’apparato respiratorio, anche in situazioni di infezione virale o batterica.
Non presenta particolari controindicazioni, ma non bisogna abusarne per l’utilizzo di infusi e tisane. Potrebbe causare nausea e possibili allergie.
Il suo utilizzo per le donne in gravidanza deve essere valutato da un medico.

Modalità di Preparazione –
Il Cistus Incanus può essere impiegato sotto forma di bevanda calda o anche utilizzato per preparare un decotto concentrato da applicare sulla pelle, ad esempio in caso di impurità.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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