Stromboli
Stromboli
Stromboli è un’isola vulcanica italiana dell’arcipelago delle isole Eolie, in Sicilia, nel mar Tirreno, con una superficie di 12,2 km².
Etimologia
Il termine è di provenienza greca Στρογγύλη (Strabone), e dal latino Strongylē (Plinio), con accostamento secondario a στρόμβος strómbos. L’epiteto di origine dal greco è στρογγυλός strongylós ‘rotondo’.
Caratteristiche Geografiche –
L’Isola di Stromboli appartiene all’arcipelago delle Isole Eolie, nella parte nord orientale rispetto alla Sicilia ed in una posizione più settentrionale rispetto alle altre isole. Le origini geologiche dell’isola di Stromboli risalgono a circa 200.000 anni fa, quando un primo vulcano attivo di grandi dimensioni emerse dal mare, in posizione NE rispetto all’isola.
Tra l’altro Stromboli dà il nome a un tipo di vulcani caratterizzati da un’attività vulcanica effusiva detta stromboliana.
Oggi dell’antico vulcano resta soltanto il condotto solidificato (neck) rappresentato dall’isolotto di Strombolicchio. Oggi quest’ultimo isolotto ospita un faro della Marina, disabitato e automatizzato.
Note Storiche –
Stromboli è un’isola che era già nota ed abitata fin da tempi remoti. È infatti conosciuto il villaggio preistorico di San Vincenzo. L’isola di Stromboli ha basato da sempre la sua economia sulle produzioni agricole tipicamente mediterranee: olivo, vite (malvasia coltivato basso in giardini terrazzati), fichi ma anche sulla pesca e sulla marineria.
Il vulcano è chiamato dai suoi abitanti (strombolani) Struògnoli, o anche Iddu (Lui in siciliano), in riferimento alla natura divina che un tempo veniva attribuita ai fenomeni naturali incontrollabili.
L’economia di quest’isola assicurò fino al XIX secolo una fiorente civiltà tanto che Stromboli contava nel 1891 (secondo l’ISTAT) circa 2.700 abitanti.
Gradualmente questa situazione inizio a peggiorare soprattutto dopo l’unità d’Italia, dovuta anche al susseguirsi di eruzioni e terremoti (in particolare l’eruzione del 1930). A questo diede un duro colpo l’avvento della peronospora che negli anni trenta sterminò la vite, che costrinse molti agricoltori di Stromboli ad emigrare in altri Paesi tra cui, soprattutto Australia ed America; fu il periodo in cui l’isola rischiò seriamente di restare abbandonata e deserta.
A questo stato di abbandono, anche in termini politici, pose un certo rimedio, dopo la guerra, Roberto Rossellini che, con il film del 1949 Stromboli terra di Dio (con Ingrid Bergman), portò l’isola e la sua straordinarietà all’attenzione del pubblico.
Ecosistema –
Stromboli, unitamente alle Isole Eolie, grazie alla loro origine vulcanica, rappresenta uno straordinario scenario di diversità ecologica, paesaggistica e naturalistica dove anche l’insediamento umano, risalente al V millennio a.C., ha notevolmente influenzato la struttura del territorio.
Flora –
La flora vascolare, tipica delle regioni del Mediterraneo centrale, conta circa 900 specie, mentre le informazioni scientifiche sulla flora non vascolare (come funghi, alghe e licheni) risultano più carenti. Nel territorio eoliano non è difficile incontrare specie esotiche come eucalyptus, acacia e alnus, invece, la presenza di Pinus è dovuta al risultato, più o meno recente, di rimboschimento. La popolazione floristica è composta da piante diffuse nell’area Mediterranea con una prevalenza di piante erbacee che costituiscono circa l’80%; il restante 20% è composto da piante legnose. Il patrimonio floristico e faunistico è dovuto a dei processi di colonizzazione in cui l’uomo ha sicuramente avuto un ruolo predominante con l’introduzione, attiva o passiva, di numerose specie. Dal punto di vista biogeografico ed ecologico, risultano essere di rilevante interesse le specie endemiche come la podarcis raffonei e l’elyomis quercinus liparensis, che si trovano in aree molto circoscritte. I boschi autoctoni, integri dalla manipolazione umana, si possono ammirare in tutta la loro bellezza a Stromboli nella località di Fico Grande, a Vulcano nell’area di Gelso, a Lipari nella zona di Pirrera e, inoltre, in aree difficilmente accessibili per l’uomo. Questo fattore ha permesso all’ecosistema di mantenersi integro nel suo aspetto naturale, dal momento che per l’uomo era difficile avere accesso a queste aree. Questi boschi sono composti principalmente da leccio, erica, caprifoglio, orniello e corbezzolo. L’impoverimento del patrimonio boschivo ha portato la sostituzione delle piante arboree con la macchia Mediterranea, vegetazione arbustiva che, ad oggi, ricopre gran parte del territorio eoliano. La macchia mediterranea è costituita da ginestra odorosa (Spartium junceum), da cisti (cistus monspeliensis – creticus – salvifolius) e dall’endemica ginestra (Genista tyrrehena) che si possono trovare nella loro forma più rigogliosa all’altezza di 350 m, grazie all’elevata umidità notturna anche nei periodi estivi. Sono facilmente individuabili, in tutto il territorio eoliano, bouganville, fichi d’india, palmette nane che, spontaneamente, decorano, con i loro colori e le loro forme, il paesaggio. Una delle coltivazioni che si è contraddistinta nel corso dei secoli e che, ad oggi, rappresenta una grossa realtà produttiva, è quella del cappero. Quest’ultimo viene esportato in apposite anfore sin dai tempi dei romani. Imbattersi nelle piante di cappero è veramente semplice perché si trovano facilmente lungo tutto il territorio, sono abbarbicati ai muraglioni e alle rocce. Il cappero, oltre ad essere uno dei perni della cucina locale, è una grossa fonte di reddito insieme alla malvasia. Entrambi questi prodotti vengono esportati in tutto il mondo. Tra gli arbusti aromatici, che meritano particolare attenzione anche per l’uso culinario che ne viene fatto, troviamo il rosmarino, il timo, eliotropia e il lentisco. Gli alberi da frutta, che meritano un attenzione particolare per la loro diffusione, sono il fico, il mandorlo, il susino, il carrubo e il fico d’india.
Fauna –
Dal punto di vista faunistico, maggiore interesse viene attribuito alle specie endemiche per i loro caratteri biologici e conservazionisti, motivo per il quale divengono motivo di studio dei processi di speciazione. Si tratta di specie esclusivamente circoscritte al territorio eoliano. Il numero di specie endemiche è assai ridotto, basti pensare alle specie focali podarcis raffonei e aple sue sottospecie di gliride, ancora individuabili in alcuni tratti boschivi di Lipari. Sul territorio eoliano è presente un numero elevato di specie di invertebrati. Tra gli insetti si trovano allo stato endemico cinque specie di coleotteri, una di lepidottero, una di omotteri, due di ragni disderidi, tre di collemboli e cinque di molluschi polmonati. Tra gli insetti è di notevole interesse la Sfinge, una farfalla estremamente diffusa con ali marroncino cenere ed un corpo robusto striato, rosso e nero, che raggiunge le dimensioni di 10 cm. Di norma, le faune insulari sono più povere di specie a causa dell’ecosistema circoscritto dal mare.
Questo fattore determina in modo rilevante la biogeografia e l’ecologia che rende questi ambienti unici nel loro genere. Popolazioni di specie diffuse in tutto il territorio Mediterraneo, come Tarentola mauritanica, Rattus Rattus, Coluber viridiflavus, Bufo viridis, Mus domesticu, Podarcis sicula e Hemidactylus turcicus, sono di notevole interesse perché la barriera naturale, che si traduce in una barriera genetica, rende queste specie uniche nel loro genere. Un esempio pratico è dato dallo studio di alcuni mammiferi eoliani quali il ratto e il ghiro dai quali si evince come siano di dimensioni maggiori rispetto alle medesime specie siciliane. Un aspetto molto interessante, per gli appassionati di birdwatching, è il transito nei periodi primaverili e autunnali di uccelli migratori come oche selvatiche, quaglie, cigeri, cormorani, fenicotteri, pellicani, anatidi, aironi rossi e gru. Tra gli uccelli stanziali suscitano molto interesse la Berta Maggiore e Minore, il Falco Mediterraneo, il Falcone della Regina, il Lodolaio, la Poiana, il Falco Cuculo, il Gabbiano Reale, il Passero Maltese, il Cardemillino, il Corvo Imperiale.
L’unico anfibio presente è il Bufo viridis, specie in grado di tollerare prolungati periodi di siccità. Non è difficile imbattersi, durante le escursioni naturalistiche nell’entroterra nel Biacco , nella “sierpi niura”, così soprannominata per il colore scuro degli individui adulti. Si tratta di un animale innocuo all’uomo ma utile, data la sua dieta basata principalmente sui piccoli vertebrati, tra cui i topi. Di poca rilevanza sono gli allevamenti che non riescono a soddisfare il fabbisogno locale. Tra quelli presenti assumo un certa importanza quelli degli ovini, caprini e bovini. Un’ altra specie molto diffusa su tutto il territorio eoliano è il coniglio selvatico che, negli ultimi decenni, ha registrato un grosso calo di presenze a causa della sconsiderata caccia avvenuta sopratutto negli anni 80. Oggi per fortuna è stata creata una riserva naturale protetta che occupa gran parte del territorio e vieta totalmente le pratiche di caccia.
Un capitolo a parte lo merita la lucertola delle Eolie, presente ormai in numeri ridottissimi in aree frammentate dell’isola di Vulcano, in alcuni scogli dello Strombolicchio, nella canna di Filicudi e nell faraglione di Salina. La specie, che un tempo popolava tutto l’arcipelago, oggi è presente solo in queste aree a causa dell’introduzione della lucertola campestre (podarcis sicula) da parte dell’uomo intorno al 7000 a.C.. Le due specie si differenziano per la colorazione tendenzialmente più scura della lucertola eoliana e per alcune macule sotto la gola. La riduzione del suo habitat naturale ad opera dell’uomo e la competizione con P. sicula, costituiscono una gravissima minaccia tanto da essere considerato uno dei vertebrati italiani a maggior rischio d’estinzione.
Infine tra gli animali che hanno lasciato un’ impronta di rilievo nelle comunità autoctone è da annoverare l’asino, dialetticamente chiamato ” u sceccu”. Di esso se ne hanno tracce a partire dal I sec. a.C. , ha avuto una spiccata importanza fino a qualche decennio fa, poiché, per la sua notevole resistenza, veniva utilizzato per i duri lavori nei vigneti. Acquisì cosi tanta importanza che i contadini gli riservavano uno spazio apposito chiamato “Sarduni”. Ad oggi , è possibile ammirare l’asino impiegato non solo come mezzo di carico o di trasporto, ma anche nelle manifestazioni folkloristiche.
Un capitolo a parte merita l’ambiente marino che grazie alle acque cristalline, alla ricchezza di vita e agli innumerevoli reperti archeologici, è divenuto meta ambita per i subacquei di tutto il mondo. L’intensa attività vulcanica che contraddistingue l’arcipelago, composto da ben 12 vulcani collegati, ha modellato i fondali creando un ambiente variegato pieno di scogliere, vulcani sommersi e grotte. I fondali marini offrono spettacoli rari e di straordinaria bellezza, basta pensare alle pareti di ossidiana splendenti di riflessi, alle distese di poseidonia e ai fondali che variano dal bianco della pomice al nero intenso della sabbia vulcanica, impreziosito dai numerosi siti archeologici. I fondali, con variazioni altimetriche oltre i 1000 m principalmente rocciosi, formati da magmi e eruzioni esplosive, lasciano poco spazio ai fondali sabbiosi che, ove presenti, prosperano di posedonia oceanica. La zona interessata è influenzata dalle correnti marine provenienti dallo stretto di Messina, da quelle levantine, da quelle atlantiche e da quelle provenienti dal bacino del Mediterraneo. L’elevata biodiversità della vegetazione marina e la cospicua presenza di alghe pelagiche costituiscono un ambiente ricco di insediamenti e di specie bentoniche e planctoniche, creando un ambiente perfetto di nidificazione per numerose specie ittiche quali: Aguglia, Aguglia Imperiale, Alice, Aragosta, Astice, Calamaro, Castagnola rossa, Cavalluccio marino, Cefalo, Cernia, Coda di rospo, Costardella, Dentice, Gambero rosso,Grongo, Lampuga, Leccia, Luccio di mare, Mormora, Musdea, Nasello, Nasello, Occhiata, Ombrino, Orata, Pagello, Pagro, Palombo, Pesce prete, Pesce serra, Pesce spada, Polpo, Ricciola, Sarago, Sardina, Scorfano rosso, Seppia, Spigola, Tonno, Tracina, Triglia e Vopa. E’ anche possibile vedere Stelle marine, Coralli neri, Attinie equine, il Rombo e diverse specie di meduse che riservano incontri poco piacevoli se entrano a contatto con la pelle. L’ incontro più affascinate in cui potrete imbattervi, nel mare delle Eolie, è sicuramente quello con i cetacei che, grazie all’abbondante presenza di specie ittiche, trovano in queste acque un ambiente ideale per la loro sopravvivenza . Le specie più comuni sono: il Capodoglio, il Delfino comune, lo Zifio, la Stenella, la balenottera comune, il Grampo, il Globicefalo, lo Steno, il Tursiope e la Pseudorca.
Azioni di Salvaguardia Ambientale –
Le azioni di salvaguardai del microsistema di Stromboli devono essere rivolte ad un recupero ecologico sia floristico che faunistico. Tale recupero va commisurato anche alla necessità di reindirizzare l’economia agricola verso forme agroecologiche di tutela.
A questo bisogna aggiungere la indiscutibile necessità della implementazione di un protocollo che consenta di regimentare il turismo verso forme ecosostenibili sia per quanto riguarda l’ambiente marino che l’ambiente terrestre.
Una interessante iniziativa potrebbe proprio essere quella di fornire alle compagnie turistiche o ai turisti isolati delle norme comportamentali e delle schede informative sul sistema ecologico delle Isole Eolie.
Guido Bissanti