Lenticchia di Villalba
Lenticchia di Villalba
La Lenticchia di Villalba è un prodotto agroalimentare tradizionale, riconosciuto dalla Regione Siciliana e dal Ministero delle Politiche agricole e presidio Slow Food.
Origini e Storia –
Le origini della coltivazione di un ecotipo di lenticchia nel territorio di Villalba si hanno con testimonianza scritta riportata dallo scrittore Giovanni Mulè Bertolo nel libro Memorie di Villalba edito nel 1900.
la coltivazione della lenticchia di Villalba era però già storicamente presente nel territorio e si tratta di una lenticchia, come quella di Altamura, a seme grande (macrosperma), tipica delle aree temperate.
Il periodo di massima produzione della lenticchia nella zona di Villalba si è avuto tra gli anni Trenta e i Sessanta del secolo scorso, quando circa il 30% della produzione italiana arrivava dalla Sicilia e in particolare proprio da questo paese della provincia di Caltanissetta. La lenticchia di Villalba era particolarmente richiesta per le sue qualità organolettiche ma anche per la preferenza che il mercato riservava in quel periodo alle tipologie a seme grande. Successivamente, il costo della manodopera e le rese limitate hanno costretto molti coltivatori ad abbandonare la coltivazione. Inoltre, il mercato si è sempre più orientato verso una riduzione del consumo di legumi e, al tempo stesso, a un aumento del consumo di lenticchie a seme piccolo, favorite anche da un minore tempo di cottura. Altro fattore cruciale che ha causato la diminuzione delle coltivazioni è stato l’aumento dell’importazione di legumi esteri a prezzi notevolmente inferiori. La ripresa si è avuta solo dagli anni Novanta grazie all’interessamento del CNR di Bari che ha fatto emergere le sue caratteristiche superiori.
Slow Food, che l’ha segnalata sull’Arca del gusto già dal 2007, ha avviato nel 2012 il Presidio, che riunisce le associazioni dei 23 produttori locali: il Consorzio volontario di tutela della lenticchia di Villalba e l’associazione dei produttori di lenticchia di Villalba.
Nel comune di Villalba, dove da sempre l’economia locale è basata sull’agricoltura, la coltivazione della lenticchia e del pomodoro, in rotazione al grano duro, costituiscono il fulcro dell’economia locale. Il Presidio valorizza questa risorsa, che potrebbe diventare un volano per la microeconomia locale.
Area Geografica –
L’area geografica dove si produce la lenticchia di Villalba è nei Comuni di Villalba e parte dei comuni di Mussomeli, Marianopoli, Vallelunga Pratameno della provincia di Caltanissetta e Cammarata della provincia di Agrigento.
Materie Prime –
La lenticchia di Villalba appartiene alle lenticchie a seme grande, macrosperma, di colore verde (tegumento verde con cotiledoni gialli). Il diametro di questa lenticchia è di 8 mm circa che ne fa il più importante ecotipo nell’ambito della classe supergigante, poiché nessuno altro ecotipo o altra varietà coltivata raggiunge tali dimensioni.
Dalle analisi effettuate su questo legume emerge che la lenticchia di Villalba si caratterizza per un elevato contenuto di ferro (talvolta oltre i 10 mg per 100 grammi di prodotto) e proteine, unito a un basso tenore in fosforo e potassio. Secondo gli studi effettuati dal CNR di Bari, la lenticchia di Villalba si caratterizza per un elevato contenuto proteico (27.1 g / 100 g di sostanza secca), basso tenore in fosforo e potassio (rispettivamente 312 e 812 g / 100 g di sostanza secca), e per l’elevato contenuto in ferro (5,1mg/ 100 g di sostanza secca).
Riccamente nutritive sono anche le paglie che possono essere usate per l’alimentazione degli animali domestici d’allevamento, quale sottoprodotto, al termine della raccolta.
Modalità di Produzione –
La coltivazione della lenticchia di Villalba, a semina autunnale, avviene su terreno arato superficialmente e seminato a file distanti 80 cm circa. La raccolta si esegue manualmente a metà giugno, le piante sono raggruppate in piccoli fasci e lasciate essiccare all’aria aperta per 5-8 giorni fino alla separazione del seme, che è eseguita meccanicamente.
Nel dettaglio la tecnica di coltivazione della lenticchia di Villalba prevede attualmente:
– la preparazione del terreno sin dall’inizio di ottobre con lavori superficiali (10/15 cm di profondità);
– la semina, che corre dalla seconda metà di novembre alla fine di gennaio, a seconda del tipo e dell’esposizione del terreno; si esegue contemporaneamente ad una scarsa concimazione di fosforo e potassio;
– ripetute sarchiature tra febbraio e fine aprile (la lenticchia è infatti una pianta xerofila, che ama la luce, pertanto necessita di una continua pulizia del terreno da ogni infestante), e, se appare utile, una modesta rincalzatura;
– la raccolta, che avviene tra giugno e luglio: estirpazione delle piante, in genere effettuata a mano, quando i baccelli tendono ad ingiallire, e loro disposizione in fasci, che vengono lasciati ad essiccare per circa 5-8 giorni sul terreno.
Fino a qualche anno fa la tecnica utilizzata per lo spargimento del concime e del seme, era quella a mano o alla volata. In tal modo venivano impiegati, in media, tra 110 e 150 kg di seme per ettaro e la distanza tra le file variava tra 80 e 120 cm, a seconda della giacitura del terreno (maggiore o minore “acclività”, ovvero pendenza) e la sua composizione. Attualmente la semina avviene con una procedura automatizzata e la distanza tra le file è diminuita sino a 65 cm.
La lenticchia di Villalba rappresenta, inoltre, sia per le tecniche agronomiche adottate che per la capacità di migliorare la fertilità del terreno, in quanto pianta azotofissatrice, una coltura molto adatta per una riconversione agroecologica delle aziende agricole.
La raccolta e la successiva essiccazione è un’operazione risulta particolarmente delicata in quanto deve consentire il seme rimanga di colore verde, caratteristica essenziale della varietà
Ad essiccazione completata si procede separando i semi dalle paglie: i fasci vengono assemblati e sminuzzati grazie all’uso dei trattori, si passa così alla separazione della paglia con l’ausilio del vento.
Infine i semi vengono conservati in bottiglie, generalmente di vetro, ma spesso anche di plastica, ben lavate e chiuse ermeticamente, senza aggiunta di conservanti. In questo modo le lenticchie si conservano bene, anche per diversi anni, prevenendo attacchi di tonchio o di parassiti in generale. Nel caso di notevoli quantità la conservazione avviene all’interno di fusti di plastica per alimenti, nei quali viene creata una condizione di assenza di ossigeno (anaerobiosi) per circa 15-20 giorni.
Uso Gastronomico –
La lenticchia di Villalba ha un elevato tempo di cottura (58 minuti circa). Nonostante ciò, il seme ha un’elevata resistenza allo sfaldamento durante la cottura.
La Lenticchia di Villalba si usa per preparare gustose zuppe condite con verdure e finocchietto selvatico, ma anche una minestra arricchita da salsicce locali.
Guido Bissanti
Fonti
– Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, ai sensi dell’art. 12, comma 1, della legge 12 dicembre 2016, n. 238 e ss.mm.ii.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.