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Teucrium chamaedrys

Teucrium chamaedrys

Il camedrio comune (Teucrium chamaedrys L., 1753) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Lamiales, Famiglia Lamiaceae, Sottofamiglia Ajugoideae e quindi al Genere Teucrium ed alla Specie T. chamaedrys.
Pianta sottoposta a varie revisioni e distinzioni sistematiche di cui riportiamo alcuni sinonimi: Chamaedrys officinalis (Lam.) Moench, Monochilon rubellus Dulac, Teucrium albarracini Pau., 1887.

Etimologia –
Il termine Teucrium è il nome dato da Linneo riprendendolo dal greco τεύκριον teúcrion, pianta citata da Dioscoride e da Plinio il vecchio (libro XXV, cap. 5), possibile riferimento a Teucro (Τεῦκρος Teucros), primo re della Troade vissuto prima della guerra di Troia che, secondo la leggenda, avrebbe utilizzato piante di questo genere a scopo medicinale. L’epiteto specifico chamaedrys proviene dal prefisso greco χᾰμαι- chamai- a terra, strisciante e da δρῦς drys quercia: simile a una piccola quercia; sembra che questo nome sia stato utilizzato già da Teofrasto per una pianta nana con foglie simili a quelle della quercia.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il camedrio comune è una pianta che predilige i luoghi aridi soleggiati, nei ghiaioni, sulle rocce. Si tratta di una specie submediterranea presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce in boschi molto aperti, in prati aridi e nelle lande, su suoli argillosi sciolti e ricchi in scheletro, subaridi, da basici a subacidi, con una distribuzione dal piano basale fino ai 1700 m. sl.m..

Descrizione –
Teucrium chamaedrys è una specie arbustiva perenne con la porzione basale dei fusti lignificata e la porzione aerea erbacea, che può raggiungere i 40 cm di altezza, con numerosi fusti semplici; è più o meno pelosa, con abbondanza di peli nelle piante cresciute soprattutto nei luoghi aridi e in alta montagna.
Le foglie sono inserite a due a due sul corto fusto, con un picciolo non molto lungo, di forma ovale con il margine variamente crenato che alla base si restringono gradatamente a cuneo; hanno la superficie superiore lucida.
I fiori sono inseriti in gruppi di due-sei all’ascella delle foglie superiori, che sono trasformate in brattee di forma simile alle vere foglie ma più piccole e meno crenate. I singoli fiori hanno un calice tubulare terminato da cinque denti triangolari tutti uguali; la corolla ha un colore rosa-porporino, tubulare e divisa alla fauce in un lobo mediano inferiore, grande e di forma obovata con il margine talvolta crenato e ondulato, e in quattro piccoli lobi lineari. L’antesi è tra maggio e luglio.
Il frutto schizocarpico è un microbasario (tetranucula o tetrachenio) con 4 mericarpi (nucule o acheni) subglobosi di 1,5(1,75) x 1,2(1,5) mm, con superficie reticolata o liscia, papillosa, di color castano scuro, racchiusi nel calice persistente.

Coltivazione –
Il Camedrio comune può essere coltivato anche a scopo ornamentale per ornare aree soleggiate di zone a verde e giardini. Raccomandato soprattutto per i giardini rocciosi (scarpate, pendii sassosi o bordure) ed in zone di difficile coltivazione di altre specie.
La pianta si propaga in maniera alquanto agevole sia per seme che per divisione dei cespi, nel periodo primaverile.
Per i dettagli della tecnica di coltivazione e per gli accorgimenti al suo utilizzo negli spazi a verde si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il Camedrio comune, conosciuto anche con i nomi di: Querciola, Calamandrea, Erba viva, Calandrina e Camedrio querciola è una pianta è debolmente tossica in tutte le sue parti, anche se a volte è utilizzata per le sue proprietà amaricanti, aperitive e digestive.
In questa pianta sono presenti: teucrioresina, scutellarina, colina, tannino. La pianta fornisce inoltre una essenza con una buona resa (0,6%) di colore giallo ed un particolare e caratteristico odore che contiene varie sostanze: pinene, canfene, borneolo, cariofillene.
Per queste sostanze il Teucrium chamaedrys possiede alcune proprietà curative: in passato questa pianta veniva usata per le sue proprietà lassative (regola blandamente le funzioni intestinali), o carminative, o ancora digestive e stomachiche. Esternamente ad esempio si usava come astringente nella piorrea e nelle gengiviti (mucose orali infiammate). Tutti benefici comunque mai provati definitivamente mentre risulta essere una pianta epatotossica, ed il suo uso in qualunque forma è proibito dallo stesso Ministero della Sanità con proprio Decreto pubblicato sulla GU 181 – 1996, in quanto responsabile di epatiti acute, epatiti fulminanti e croniche.
Per l’ottenimento delle proprietà aromatizzanti, amaricanti, aperitive e digestive la droga usata sono le sommità fiorite.

Modalità di Preparazione –
Il Camedrio comune è una pianta mellifera, per cui potrebbe essere utilmente utilizzata per produrre del miele, anche se oggi tale produzione è circoscritto alle ristrette aree dove la pianta è diffusa. Nei tempi trascorsi questa pianta veniva molto usata per la preparazione di liquori stomachichi a fondo amaro o nell’industria del vermouth e bevande in genere. Questo uso è stato abbandonato per una riconosciuta e comprovata tossicità di alcuni suoi componenti (diterpeni neoclerodanici) che possono provocare epatiti di vario tipo (disturbi al parenchima epatico).

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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