Cyperus papyrus
Cyperus papyrus
Il papiro egiziano (Cyperus papyrus L.) è una specie palustre appartenente alla famiglia delle Cyperaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Ordine Cyperales, Famiglia Cyperaceae e quindi al Genere Cyperus ed alla Specie C. papyrus.
Sono sinonimi i termini: Cyperus elapsus Chiov., Cyperus syriacus Parl., Cyperus papyrus subsp. siculus Chiov..
Etimologia –
Il termine Cyperus proviene dal greco κύπειρος cýpeiros giunco con spigoli, cipero, papiro. L’epiteto specifico papyrus deriva dal greco πάπυρος pápyros, a sua volta derivato dal copto nâpirop.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il papiro egiziano è una specie originaria di un’area dislocata tra la Siria, la Palestina e l’Africa. , l’habitat di questa pianta sono i terreni paludosi dove affonda i grossi rizomi striscianti da cui si dipartono i fusti.
Descrizione –
Il Cyperus papyrus è una specie perenne, sempreverde e delicata con fusti (calami o culmi), circondati alla base da guaine avvolgenti senza lamina fogliare, che possono raggiungere i 2-4 m di altezza, a sezione triangolare che portano alla sommità i fiori, privi di involucro e poco appariscenti, ma riuniti in spighe compresse formanti una vistosa ombrella a raggi lunghi 10-30 cm.
Coltivazione –
Il Cyperus papyrus è una specie perenne amante della luce, che cresce in zone con elevate temperature, lungo le rive dei corsi d’acqua a corrente lenta, con le radici sommerse. La pianta può essere riprodotta per talea dal rizoma e dal fusto. La divisione dei rizomi si fa in primavera immergendo in acqua un ciuffo apicale capovolto da cui saranno emessi nuovi germogli. Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
La pianta del papiro è conosciuta ed utilizzata dall’uomo sin da tempi remoti. Il nome più antico di questa pianta è byblos, derivante da quello dell’antica città fenicia di Byblos che ne faceva commercio. Da qui il significato di “libro” (come in Bibbia, biblioteca ecc.).
Le più antiche notizie sui suoi utilizzi risalgono alla prima dinastia dell’Egitto (circa 3000 a.C.). Era utilizzato, oltre che come essenza ornamentale, per la produzione di fibre tessili e materiale per la costruzione di rudimentali imbarcazioni. L’uso più importante fu, tuttavia, la produzione di un tipo di carta molto resistente, ottenuta dal midollo del fusto. Dai reperti ritrovati si evincono i suoi molteplici impieghi: il midollo era usato come alimento e fonte di fibre tessili, i fiori per farne ghirlande, il rizoma come combustibile e le parti più robuste (radici e fusto) per pentole, utensili, calzature, sartiame se non addirittura imbarcazioni (come ampiamente dimostrato da Thor Heyerdahl con le sue navigazioni a bordo del Ra e Ra II nel 1969-1970). Il papiro egiziano era inoltre molto presente nei riti religiosi. Nel Basso Egitto, infatti, il papiro era simbolo di fertilità, fecondità e rigenerazione; la pianta veniva offerta come dono agli dei egizi durante le processioni religiose e funerarie. Al British Museum di Londra è possibile osservare il papiro di Ani (databile nel 1420 a.C.), in esso viene raffigurato Ani e la sua donna mentre offrono agli dei doni sacrificali per poter accedere al cospetto di Osiride. Il papiro nelle mani della moglie simboleggia la rinascita del futuro.
Per ottenere la superficie su cui scrivere si incollavano, in maniera opportuna, svariati strati di strisce di midollo.
Nel processo di fabbricazione della carta, il papiro veniva raccolto e dopo averne reciso i calami si toglieva la sottile corteccia. Il midollo veniva poi tagliato in striscioline sottili, adagiate su una tavola di legno, affiancate parallelamente le une alle altre. Successivamente si creava un altro piano sovrapposto a quest’ultimo in cui le fibre venivano disposte sempre parallelamente tra loro ma a 90° rispetto allo strato sottostante. Il processo, ripetuto diverse volte, consentiva di formare un reticolato fitto che, infine, era coperto con un panno di lino e pestato; in questo processo le fibre si impastavano le une con le altre creando delicati fogli rettangolari. Questi venivano, poi, fatti essiccare al sole prima della loro utilizzazione. Spesso più fogli venivano incollati con acqua e farina per produrre dei rotoli lunghi anche decine di metri.
Si può dire che sul papiro sia stata scritta la storia delle civiltà mediterranee dell’antichità (l’introduzione della pergamena risale infatti solo al II secolo e la sua diffusione al V).
Ma gli usi del papiro, come detto, non si limitavano solo alla preparazione della superficie su cui scrivere o dipingere. Gli antichi Egizi si nutrivano di papiro crudo, lessato oppure arrosto. Ne mangiavano le radici e ne bevevano il succo. Un utilizzo simile si faceva a Siracusa, dove il papiro fu portato da epoche immemorabili, con la differenza che qui i pastori estraevano dalla parte più tenera della pianta, ovvero dal midollo, il succo dolciastro.
Purtroppo con i secoli il papiro è andato incontro ad una notevole diminuzione della diffusione e delle superfici dove cresce tanto che in Egitto questa pianta è quasi del tutto scomparsa e così, alla fine del secolo scorso è stato il papiro di Siracusa a giungere in soccorso di quello egiziano per adornare il museo del Cairo).
Oggi il papiro viene coltivato soprattutto a scopo ornamentale.
Modalità di Preparazione –
Anche se il Papiro egiziano (insieme ad altre specie) oggi viene coltivato a scopo quasi esclusivamente ornamentale ciò non toglie il valore e la potenzialità di questa pianta anche per altri impieghi. Il Papiro può essere utilizzato in cucina per ottenere della polpa di papiro, marmellata, liquore, dolci, spaghetti, gelato, yogurt, ed altri usi. Anche in cosmetica può avere interessanti impieghi come quello di saponi e maschere per il viso.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.