Hortiboletus rubellus
Hortiboletus rubellus
Il Ruby bolete, cioè Boleto rubino (Hortiboletus rubellus (Krombh.) Vizzini, Simonini & Gelardi, 2015) è un fungo basidiomicete della famiglia delle Boletaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Fungi, Divisione Basidiomycota, Classe Basidiomycetes, Ordine Boletales, Famiglia Boletaceae e quindi al Genere Hortiboletus ed alla Specie H. rubellus.
Sono sinonimi i termini: Boletus rubellus Krombh. 1836, Boletus versicolor Rostk. 1844, Xerocomus rubellus (Krombh.) Quél. 1896 e Xerocomus communis (Bull.) Bon 1985.
Etimologia –
Il termine Hortiboletus proviene da Horti, sostantivo latino Hortus, che significa “giardino”, in riferimento a uno degli habitat principali in cui si trova comunemente questo fungo e da boletus che è di origine etimologica controversa: il termine Boletus, deriverebbe dal greco βωλήτης bolétes, con cui i Greci chiamavano una sorta di fungo (da βωλος bólos col significato di gleba, zolla, cespuglio, perché crescenti fra le zolle o luoghi cespugliosi); altri invece ritengono che il significato di βωλος sia da estendere a palla, poiché il cappello della maggior parte dei funghi è globoso; per alcuni autori deriva da Bolites nome con il quale i romani indicavano i migliori funghi eduli, anche se in origine riferito ai soli ovuli (Amanita cesarea), ma ben presto utilizzato per chiamare così anche i porcini. L’epiteto specifico rubellus deriva dal latino come diminutivo di rúbeus, rosso, per il colore del carpoforo.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Hortiboletus rubellus fruttifica sotto boschi di latifoglie (Quercus), specialmente in luoghi erbosi e soleggiati, nel periodo che va dall’estate all’autunno. Questa specie si trova nell’Inghilterra meridionale, anche se non comune, ed è presente anche in Europa e negli Stati Uniti orientali.
Riconoscimento –
Il Ruby bolete si riconosce per il cappello che ha un diametro fino a 10 cm, di forma emisferica, convessa e poi quasi piano, anche se a volte depresso, con cuticola secca, leggermente vellutata, a volte screpolata negli esemplari maturi, di colore variabile dal rosso vivo al rosso ciliegia, piuttosto brillante. Il margine a volte può essere ondulato negli esemplari maturi. I tubuli sono lunghi fino a 10 mm, liberi o leggermente decorrenti, con colorazione da giallo ad oliva. I pori sono piccoli, angolosi, gialli, poi giallo-verdastri che al tocco virano al blu-verdastro, di 1-2 mm. Il gambo misura 7-10 x 1-1,5 cm, con consistenza piena, cilindrico, attenuato alla base, quasi radicante, spesso ricurvo, con colorazione gialla all’apice, altrove rosso come il cappello, vira leggermente blu al tocco ed è privo di reticolo. La carne è di consistenza soda ma molle nel cappello, che diventa legnoso-fibrosa nel gambo, di colore giallo, rosata sotto la cuticola, leggermente virante al blu, rosso-arancio alla base del gambo; ha odore acidulo, fruttato e sapore dolce. Al microscopio si notano delle spore di 10-13 x 3-5 µm, bruno-oliva in massa, ellissoidali, lisce, guttulate. I basidi sono largamente clavati, tetrasporici, 30-45 x 15-18 µm ed i cistidi sono a forma di bottiglia.
Coltivazione –
L’ Hortiboletus rubellus non è un fungo coltivato.
Usi e Tradizioni –
L’ Hortiboletus rubellus è una specie identificata per la prima volta nell’anno 1836 dal Micologo tedesco Julius Vincenz von Krombholz precedentemente come Boletus rubellus, in seguito largamente conosciuta come Xerocomus rubellus dopo la ricombinazione di Lucien Quélet. Dal 2015 la specie è stata segregata nel neogenere Hortiboletus grazie ad indagini molecolari di Gelardi et al.
È un fungo ritenuto commestibile quando giovane, poi da scartare per la consistenza in età più matura, anche se secondo alcuni sa di sapone; inoltre questi piccoli funghi sono inclini all’infestazione da larva, per cui si raccomanda di non raccoglierli.
Modalità di Preparazione –
Per la loro consistenza da giovani possono essere preparati, escludendo gli individui oramai maturi, come altri boleti edibili anche se la qualità organolettica è inferiore.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Cetto B., 2008. I funghi dal vero, Saturnia, Trento.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.