Aesculus hippocastanum
Aesculus hippocastanum
L’ippocastano o castagno d’India (Aesculus hippocastanum L., 1753) è una specie arborea famiglia delle Sapindaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Sapindales, Famiglia Sapindaceae e quindi al Genere Aesculus ed alla Specie A. hippocastanum.
Etimologia –
Il termine Aesculus proviene da Aesculus, specie di quercia che cresce sui monti sacra a Giove (forse Quercus robur?), nome utilizzato da Linneo assegnandolo a questo genere. L’epiteto specifico hippocastanum deriva dal greco ἵππος híppos cavallo e da κάστανον cástanon castagno: castagno cavallino.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Ippocastano comune trova il suo ambiente ideale nella fascia climatica del faggio (sottozona calda dal Fagetum secondo la classificazione del Pavari). È una specie originaria dei Balcani (Macedonia) e molto diffusa in Europa. I botanici lo considerano un testimone antichissimo dell’era terziaria e quindi fra gli spettatori più illustri e longevi della nascita della civiltà. La sua introduzione in Europa, tuttavia, avviene in epoca relativamente moderna. È attribuita a Charles de l’Écluse, che nel 1615 lo portò a Parigi presentandolo come albero ornamentale.
Descrizione –
L’ippocastano è una specie arborea dal portamento elegante ed imponente che può raggiungere i 30 metri di altezza; ha una chioma espansa, globosa e maestosa nei vecchi esemplari. Il tronco è diritto e nodoso con l’età, è robusto e presenta una corteccia prima sottile, liscia, di colore grigio, poi grigio-brunastra, ispessita, solcata e desquamata in piccole placche quadrangolari. I rami sono assurgenti a candelabro e lenticellati; presentano grandi gemme opposte, rossastre, ed una terminale di notevoli dimensioni, ricoperte da una sostanza vischiosa. Le foglie sono decidue, alterne, con lungo picciolo e lamina palmato-composta, a 5-7 segmenti oblanceolato-acuminati, con margine seghettato. Sono glabre, di clorazione più scura e sublucide nella pagina superiore ed opache e più chiare nella pagina inferiore.
I fiori hanno dimensioni di circa 2 cm e sono di colore bianco con una sfumatura gialla alla base, riuniti in pannocchie lunghe fino a 30 cm, hanno calice a 5 lobi e corolla di 5 petali. Il frutto è una grossa capsula rotonda e verdastra, ricoperta di aculei poco pungenti, che si apre in tre valve e contiene un grosso seme bruno lucido (castagna matta).
Coltivazione –
L’ Aesculus hippocastanum è una pianta che predilige il luoghi soleggiati per molte ore al giorno e le zone caratterizzate da un clima caldo – umido e non tollera le temperature troppo basse, la salinità e l’inquinamento atmosferico. Dal punto di vista pedologico si adatta a qualunque tipo di terreno, ricco di sostanza organica e ben drenato. Gli esemplari giovani vanno annaffiati regolarmente una volta al mese mentre quelli adulti si accontentano delle acque piovane.
La pianta si propaga per seme. I semi ovvero le castagne matte si seminano in autunno subito dopo la raccolta in semenzai protetti o direttamente a dimora. La germinazione dei semi avverrà in primavera.Il trapianto definitivo dell’ippocastano si effettua generalmente in autunno dopo 3 anni di coltura protetta. Per la tecnica di coltivazione vedi la seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
L’ippocastano o castagno d’India è una specie molto usata come albero ornamentale nei viali o come pianta isolata. Crea una zona d’ombra molto grande e fitta; per questo motivo è un tipico albero da parco e viale alberato, sia per la bellezza della chioma che per la fioritura primaverile.
I semi dell’ippocastano (ricchi di amido) possono essere impiegati, in quantità moderate, per l’alimentazione dei cavalli; infatti ad alte dosi possono risultare tossici, causando disturbi gastrointestinali e prurito. Il principio attivo caratterizzante (utilizzato per preparazioni officinali) è collettivamente conosciuto come escina, nome che rappresenta una miscela di glicosidi triterpenici acilati (saponine) i cui agliconi sono principalmente la protoescigenina e il barringtogenolo C.
L’escina riduce la permeabilità dei capillari aumentandone la resistenza e l’elasticità. Parte di questa azione è stata anche attribuita alla presenza nell’estratto di flavonoidi come la quercetina e la rutina (o fattore vitaminico P), che sono notoriamente trofici per l’endotelio capillare.
In generale l’ippocastano ha un effetto antinfiammatorio, migliora il drenaggio linfatico ed aumenta la pressione venosa. Per tale motivo, trova applicazione nel trattamento dell’insufficienza venosa cronica, determinando un miglioramento dei segni e sintomi presenti agli arti inferiori: edema, dolore, prurito, varici, ulcere, senso di tensione e/o affaticamento.
Estratti di ippocastano entrano anche nella composizione di preparati per uso esterno contro varici ed emorroidi. L’escina si lega alle proteine plasmatiche per cui si sospetta che possa alterare il trasporto di alcuni farmaci. Si ipotizza inoltre che alte dosi di escina possano danneggiare i glomeruli ed i tubuli renali per cui se ne sconsiglia l’uso in caso di insufficienza renale. La presenza di cumarine antitrombotiche fa sì che l’associazione di ippocastano con farmaci anticoagulanti venga sconsigliata per la sua potenziale pericolosità, anche se al momento non sono stati descritti casi in merito.
Nei tempi passati i frutti dell’Ippocastano venivano utilizzati come mangime per animali (da cui deriva il nome, letteralmente castagno per cavalli).
Dai semi si ricavava una farina e dopo averli tostati, un surrogato del caffè.
I frutti dell’Ippocastano hanno un effetto moderatamente narcotico e i semi non trattati sono tossici. Di scarsa qualità è invece il legno dell’Ippocastano mentre la corteccia era usata un tempo come febbrifugo. In alcune zone d’Italia è ancora vivo l’uso di portare con sé una “castagna d’india” come talismano contro il contagio delle malattie da raffreddamento.
L’ippocastano è uno dei fiori di Bach, white chestnut. In Gran Bretagna i semi, chiamati conker, vengono usati per un popolare gioco da bambini.
Modalità di Preparazione –
Il macerato di ippocastano è usato in virtù delle sue proprietà decongestionati per migliorare la funzionalità dell’apparato circolatorio. La tintura madre di ippocastano invece è consigliata a chi ha problemi di gambe gonfie, stanche o pensanti.
Per ridurre ematomi e lividi e invece consigliata la pomata a base di estratti di ippocastano, che sfrutta le sue capacità di rigenerare le cellule, migliorando la circolazione sanguigna.
La tisana di ippocastano è un ottimo rimedio per curare molteplici disturbi di natura circolatoria e infiammatoria ed in caso di cellulite. Pesantezza delle gambe e delle varici, vene varicose, fragilità capillari e inestetismi della pelle possono trovare rimedio assumendo l’infiorescenza di ippocastano sotto forma di decotto. In molte preparazioni erboristiche si utilizza anche la corteccia.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.