Juglans regia
Juglans regia
Il noce comune o anche noce bianco (Juglans regia L., 1753), è una specie arborea di grandi dimensioni appartenente alla famiglia delle Juglandaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Hamamelididae, Ordine Juglandales, Famiglia Juglandaceae e quindi al Genere Juglans ed alla Specie J. Regia.
Etimologia –
Il termine Juglans proviene da Iupiter, Giove e da glans, ghianda, cioè ghianda di Giove. L’epiteto specifico regia deriva invece da rex, régis, re, cioè regale, degno di un Re per colore, portamento, dimensioni o altre caratteristiche.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Juglans regia è una specie con origini asiatiche (pendici dell’Himalaya) ed introdotta in Europa in epoca antichissima, tra il VII e il V secolo a.C., per i suoi frutti eduli. La pianta è diffusa in tutto il mondo ed in Italia la coltura della noce da frutto, in genere promiscua, ha una certa rilevanza solo in Campania. L’introduzione in America fu operata nel XVII secolo da coloni inglesi.
La sua diffusione originaria allo stato selvaggio è relativamente limitata; questa è compresa tra la Penisola balcanica meridionale e l’Asia centrale. Boschi spontanei di noci misti ad aceri si trovano, ad esempio, sulle montagne dell’Uzbekistan.
Descrizione –
Il noce è un albero di grande vigoria ed è caratterizzato da un tronco solido, alto, dritto e con un portamento maestoso. Le radici sono robuste, inizialmente fittonanti e a maturità espanse e molto superficiali. La pianta può raggiungere i 30 metri di altezza ed è molto longeva diventando plurisecolare. È specie caducifoglie e con foglie grandi, di colore verde chiaro, composte e alterne. È una monoica con fiori maschili riuniti in amenti penduli, lunghi 10–15 cm, con numerosi stami, che appaiono sui rami dell’anno precedente prima della comparsa delle foglie. I fiori unisessuali femminili si schiudono da gemme miste dopo quelli maschili (proterandrìa); questi sono solitari o riuniti in gruppi di 2-3, raramente 4, appaiono sui nuovi germogli dell’anno, contemporaneamente alle foglie.
Il frutto del noce è una drupa, composta dall’esocarpo (mallo) carnoso, fibroso, che annerisce a maturità e libera l’endocarpo legnoso, cioè il seme, la noce vera e propria, costituita da due valve che racchiudono il gheriglio che ha un elevato contenuto in lipidi. L’antesi è nel mese di aprile e la maturazione si ha nel periodo che va da settembre ad ottobre.
Coltivazione –
Il noce comune è una pianta che tollera bene suoli debolmente acidi e calcarei. Si tratta di una pianta di facile coltivazione, ma il terreno su cui è coltivato deve essere ricco di sostanza organica ed è sensibile ai ristagni idrici e stress idrici conseguenti a terreni sciolti; non tollera i terreni pesanti, asfittici, mentre resiste anche ad elevato tenore in calcare.
Bisogna prestare particolare attenzione all’apporto idrico nel mese di giugno, perché, in caso di mancanza d’acqua, i frutti risulteranno piccoli. Siccità o gelate tardive in questo momento comprometterebbero il raccolto dell’anno successivo. Gli alberi coltivati sono innestati e cominciano a produrre al quinto-sesto anno ed entrano in piena produzione dal 25º anno ai 70 anni.
Il noce produce con le radici lo juglone che, per allelopatia, risulta tossico per altre specie di piante e non ne permette la crescita nei suoi pressi. Per la tecnica colturale si può consultare la seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
Lo Juglans regia viene anche chiamato con i termini noce comune o noce reale e il frutto (seme) viene detto noce. Le nazioni che vantano una tradizione di coltivazione di Juglans regia sono la Francia, la Grecia, la Bulgaria, la Serbia e la Romania in Europa; la Cina in Asia; la California in America settentrionale e il Cile in America latina. Ultimamente è stato introdotto anche in Nuova Zelanda e nella parte sud-orientale dell’Australia.
In Italia è coltivato soprattutto in Campania, che produce oltre l’80% della produzione nazionale di frutto. Può diventare spontanea in luoghi umidi e rocciosi. A volte s’incontrano giovani piante in boschi di roverella, ma non hanno un seguito.
Reperti archeologici indicano che i frutti del noce venivano utilizzati come alimento già 9000 anni fa. Le prime testimonianze scritte risalgono a Plinio il Vecchio e Columella. Relazioni di Plinio, nella sua Naturalis historia, testimoniano l’importazione del noce in Europa dall’Asia minore, da parte dei coloni greci tra il VII e il V secolo a.C.
Esistono riscontri della presenza del noce in Europa già dall’era Terziaria. A seguito delle glaciazioni, alcuni esemplari sono riusciti ad arrivare nel bacino del Mediterraneo. Dunque, l’areale del noce nell’età quaternaria si estendeva dalla penisola balcanica fino all’Asia centrale. Sono ancora oggi presenti dei caratteristici boschi puri di noce in Kirghizistan, sulla catena montuosa Tien Shan.
Nei tempi passati il noce veniva utilizzato nel trattamento degli eczemi cronici, dell’artrite urica. Attualmente, le sue foglie, assunte per via orale, tramite decotti o tisane, sono ancora ritenute utili nelle malattie del ricambio, quali diabete, gotta, e obesità; la pianta favorisce la diuresi, stimola la funzione epatica ed è utile nelle affezioni reumatiche e nel rachitismo. Inoltre per uso esterno può essere utilizzato contro le infiammazioni delle vie genitali femminili; gli impacchi del decotto delle foglie sono efficaci contro la congiuntivite, le dermatosi. Inoltre l’olio di mallo di noce svolge una funzione protettiva contro i raggi solari, azione dovuta alla presenza della juglone.
Modalità di Preparazione –
Le noci trovano ampi spazio nell’alimentazione umana e sono prevalentemente consumate come frutta secca. Attraverso processi di triturazione, pressione e tecniche di spremitura, si ottiene l’olio di noci, che trova utilizzo sia per usi alimentari, sia come olio siccativo nella pittura ad olio. Purtroppo l’uso alimentare ha una forte limitazione per la sua rapida tendenza a irrancidire, inoltre l’olio di noci ha un prezzo elevato e la produzione è spesso destinata solo per piccoli laboratori artigianali.
Dal mallo delle noci, non completamente mature, si ottiene la produzione del nocino, liquore in aumento di diffusione in Europa. Infine sia le foglie che i germogli vengono usati per la produzione del vino di noci, facendoli macerare nell’alcool come base del vino. Per questo uso, ancora di nicchia, si richiede la raccolta dei frutti molto giovani (fine di giugno).
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.