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Ruolo del ferro nelle piante

Ruolo del ferro nelle piante

Il ferro (Fe) svolge un ruolo fondamentale in tutte le piante. Questo elemento viene assorbito dalle piante in forma cationica (Fe2+ e Fe3+) e permette alla pianta di costruire alcune molecole di cruciale importanza. Tra queste ricordiamo per prima la clorofilla, la cui sintesi è possibile congiuntamente alla presenza di azoto e magnesio. Vediamo nello specifico però qual è il ruolo del ferro nelle piante, le sue funzioni ed i casi di carenza o eccesso. Diciamo subito che in natura il ferro, anche se abbastanza presente, è difficilmente disponibile per le piante, tanto che i sintomi derivati da una sua carenza, sono abbastanza diffusi. Questa disponibilità è molto legata alla solubilità del ferro che è condizionata, a sua volta, dall’acidità (pH) del terreno; nei terreni basici e/o calcarei possono provocare carenze di tale microelemento. Soprattutto le piante che prediligono suoli a pH più basso (acidofile) messe a dimora in suoli neutri o basici, vanno incontro a carenza di ferro. Un altro fattore che può determinare carenza di ferro può essere quello dell’eccesso di altri elementi: tra questi ricordiamo l’alluminio, che può rendere oltremodo difficoltoso l’assorbimento di ferro in tutte le piante.  Inoltre il ferro interferisce sulla pigmentazione della clorofilla e di alcuni fiori. Le ortensie, per esempio, devono l’azzurro intenso dei fiori alla buona disponibilità di prodotti ferrici specifici “azzurranti” che contengono in proporzioni ottimali quantità di ferro, alluminio e altri microelementi.

Oppure i prati dei campi di calcio che assumono un colore con tendenze al blu quando vengono trattati nei giusti quantitativi con prodotti ferrici. In definitiva il ferro agisce come catalizzatore dei processi respiratori e della formazione della molecola di clorofilla. Questo elemento  si trova all’interno delle piante in forme attive oppure in forme inattive; per questo motivo i fenomeni di clorosi ferrica derivati da una sua mancanza non sempre sono correlati all’effettivo contenuto in ferro nei tessuti. Tra le forme attive ricordiamo alcuni composti organici complessi come alcune proteine, lipoidi ed enzimi (catalasi e perossidasi), che sono particolarmente abbondanti nelle foglie giovani delle piante. Il ferro è presente nel terreno sotto forma di idrossidi di Fe (solubili a pH acido), fosfati di Fe (solubili a pH alcalino), umato ferrico (proveniente dalle trasformazioni della sostanza organica). In definitiva Il ferro è quasi sempre presente nei terreni in abbondanza, ma può trovarsi in forme utilizzabili dalle piante o perché in forma insolubile o perché legato ad altri composti ed è importante sapere che esistono delle tecniche agronomiche per apportarlo o renderlo disponibile naturalmente.
In ultimo vediamo come si manifestano i sintomi di carenza e quelli di eccesso.
I sintomi della carenza di ferro, si manifestano con la clorosi che si evidenzia come un anomalo ingiallimento delle foglie, che normalmente hanno un colore verde intenso, causato dal mancato assorbimento da parte delle radici del ferro (Fe). Questo perché il mancato assorbimento di ferro provoca nella pianta molti squilibri metabolici, tra i quali il più evidente è l’impossibilità di sintetizzare la clorofilla che dа agli organi sintetizzanti (foglie e giovani germogli) il tipico colore verde intenso. Le foglie clorotiche, oltre ad essere più piccole del normale, presentano una colorazione giallastra più o meno intensa, non uniforme. Quanto più è elevata la carenza di ferro tanto più è netto l’ingiallimento, in particolar modo nelle zone di parenchima clorofilliano comprese tra le nervature delle foglie. Tali sintomi compaiono dapprima sulle foglie più giovani, per poi manifestarsi su quelle più vecchie; nelle forme più gravi l’ingiallimento può coinvolgere uniformemente l’intera lamina fogliare e successivamente al disseccamento delle foglie con perdita di queste.
I sintomi di eccesso, molto più rari (e spesso legati ad errati apporti di questo elemento) si manifestano con una fitossicità che determina la morte della pianta dopo il suo graduale avvizzimento.




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