Amanita muscaria
Amanita muscaria
L’ovolo malefico (Amanita muscaria Linnè, 1783) è un fungo simbionte, velenoso e tra i più appariscenti in assoluto.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico l’ovolo malefico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Fungi, Divisione Basidiomycota, Classe Agaricomycetes, Ordine Agaricales, Famiglia Amanitaceae e quindi al Genere Amanita ed alla Specie A. muscaria.
Etimologia –
Il termine Amanita deriva dal nome del monte Amanos della Turchia asiatica o dal greco ἀμᾱνῖται amanítai, appellativo dato dagli antichi Greci ai funghi in genere; l’epiteto specifico deriva dalla pratica adottata nel Nord Europa dove si mettevano pezzi del fungo in acqua o latte per attirare le mosche che rimanevano stordite.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Amanita muscaria è un fungo diffuso su tutto il territorio nazionale dove lo si può trovare in estate ed in autunno (da maggio a novembre), sotto conifere e latifoglie, soprattutto nei boschi di montagna (latifoglie e aghifoglie) ed anche in habitat mediterraneo soprattutto nei terreni acidi sotto gli Eucaliptus.
Descrizione –
Il cappello dell’Amanita muscaria ha un’ampiezza di 7-25(30) cm, che da giovane è globulare, poi emisferico e poi si espande diventando convesso fino a depresso al centro, con colore dal rosso arancio al rosso scuro, viscoso con tempo umido, coperto di verruche bianche che col tempo tendono a scomparire. Le lamelle distanziate sono di colore biancastro o giallastre, più basse verso il gambo, con presenza di lamellule. Il gambo è di 10-25 × 1-3 cm, bianco, rettilineo, slanciato, leggermente ingrossato alla base in un bulbo. La volva è bianca, friabile, presto dissociata in perle, verruche, pustole. La carne risulta compatta nel cappello, più fibrosa nel gambo, bianca con qualche sfumatura giallastra sotto il pileo, senza odori particolari e con sapore dolciastro, gradevole e molto tenue. È velenoso; infatti provoca sindrome panterinica, a breve incubazione (due, tre ore dopo lingestione).
Coltivazione –
Fungo non coltivato sia per la sua caratteristica di simbionte che per la sua velenosità.
Usi e Tradizioni –
Le testimonianze storiche anche molto antiche (come le pitture rupestri nel deserto del Sahara risalenti al Paleolitico (9000-7000 a.C.)) confermano che le proprietà psicotrope dell’Amanita muscaria erano conosciute dai tempi antichi e che tale fungo venisse utilizzato per riti religiosi in tutto il mondo. In Siberia solo in tempi recenti il suo uso è stato sostituito da quello della vodka. In alcuni paesi europei il fungo è usato come stimolante, per l’effetto neurotropico, mentre in altri, come il Giappone, viene consumato dopo prolungata bollitura, oppure dopo salamoia e prolungati lavaggi. Presso alcuni popoli del Nord Europa e del Sud America, viene ancora usato come simil-psichedelico.
Modalità di Preparazione –
L’Amanita muscaria è un fungo velenoso; provoca sindrome panterinica, a breve incubazione (due, tre ore dopo lingestione) ed è responsabile anche di sindrome gastrointestinale e sindrome muscarinica. Questo fungo però, soprattutto nel passato, anche in varie parti d’Italia, veniva mangiato previa eliminazione del principio attivo tossico e psicoattivo del fungo, tramite differenti procedimenti di eliminazione di alcune parti e di lavorazione (salamoie, cotture, conservazioni, ecc.).
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Cetto B., 2008. I funghi dal vero, Saturnia, Trento.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.