Come combattere la carpocapsa in maniera biologica
Come combattere la carpocapsa in maniera biologica
La carpocapsa del melo (Cydia pomonella (Linnaeus, 1758)) è un lepidottero Tortricide tra i più dannosi nelle coltivazioni delle Pomacee e di altre colture come anche il noce. Allo stadio adulto la carpocapsa è una farfalla di 15-22 mm di apertura alare con ali grigio-striato nella parte più vicino alla testa e con venature bronzee trasversali più intense nella parte posteriore. In questo contributo vediamo quali accorgimenti prendere per contenerla e come combattere la carpocapsa in maniera biologica. Per poter operare ciò bisogna partire dal ciclo biologico e i danni che provoca alle colture arboree. Le larve invece sono biancastre con il capo scuro e, col tempo, però, diventa scuro anche il resto del corpo, per poi cambiare ancora e divenire giallastro e, infine, roseo. La loro lunghezza finale è di circa 15-20 mm. I danni ai frutti sono determinati dagli stadi larvali che penetrano nel frutto scavando delle gallerie nella polpa e divenendo di facile individuazione anche esterna. Finito lo sviluppo, la larva esce dal frutto scavando un’ulteriore galleria di uscita. Nei climi temperati mediterranei la carpocapsa sverna come larva matura in diapausa dentro bozzoli negli anfratti dei tronchi di alberi o nel terreno.
All’arrivo della primavera le larve si impupano e, tra aprile e maggio, si ha lo sfarfallamento degli adulti, con un massimo nella seconda metà di maggio. Le farfalle sono attive al tramonto e con temperature sopra i 15 °C si hanno gli accoppiamenti da cui dopo pochi giorni seguono le ovideposizioni. La prima deposizione è isolata su foglie o rametti in vicinanza dei frutti. Dopo pochi giorni le larve penetrano nei frutti dove completano il loro sviluppo in 20-30 giorni e, raggiunta la maturità, fuoriescono per incrisalidarsi sotto la corteccia degli alberi. La seconda generazione si ha così da fine giungo fino ad agosto.le farfalle di seconda generazione ovidepongono direttamente sui frutti già sviluppati, così le larve di seconda generazione hanno un tempo d’incubazione molto breve e sono attive da luglio a tutto agosto. A questo punto (anche in funzione del clima) le larve hanno due opzioni di sviluppo: o entrare in diapausa, per terminare il ciclo annuale o incrisalidarsi per dare origine alla terza generazione, i cui adulti sfarfallano da agosto a settembre e sono attive fino ad ottobre. A questo punto tra i primi freddi ed il cambiamento del fotoperiodo le larve si riparano nel bozzolo per passare l’inverno. I danni, che sono più gravi e veloci nelle ultime generazioni provocano marcescenza, cascola dei frutti ed a volte perdita totale del prodotto.
Per attuare la difesa biologica bisogna partire dal monitoraggio degli insetti tramite trappole con specifici feromoni, poste in numero di 2-3 per ettaro, sui rami degli alberi. Tramite queste trappole si può stabilire la soglia per l’intervento successivo. Quando in una settimana si supera la cattura di 2 esemplari (maschi) è il momento d’intervenire attraverso vari metodi. Si possono usare gli oli bianchi (meglio se naturali) contro le uova della carpocapsa. Se invece la carpocapsa è ancora allo stadio di giovane larva, bisogna agire con un’efficace lotta microbiologica utilizzando la beauveria bassiana, reperibile facilmente in formulazioni adatte. Un’altra possibilità è l’utilizzo del cosiddetto virus della granulosi Cydia pomonella G.V. che colpisce solo le larve di carpocapsa e deve essere impiegato con tempestività, al momento della schiusura delle uova, seguendo le indicazioni contenute nei formulati. Il trattamento deve essere ripetuto a distanza di 8 giorni. Nel controllo di questo insetto si consiglia però l’uso alternato dei vari metodi. Inoltre contro le larve di terza generazione, si possono invece impiegare i nematodi entomopatogeni, quali lo Steinernema feltiae nel periodo autunnale, con temperature esterne che devono essere maggiori o uguali ai 10 °C. Altri sistemi possono essere di tipo meccanico come quello delle trappole a fascia in cartone ondulato paraffinato che catturano meccanicamente le larve che scendono lungo la corteccia rimanendo intrappolate e bruciando successivamente queste fasce. Esistono anche reti anti insetto ma di complessa gestione per frutteti intensivi.
L’ultima considerazione è invece quella che segue i principi dell’agroecologia e che oggi nell’agricoltura moderna viene spesso disattesa. La possibilità di impiantare frutteti con alternanze di specie, filari, inerbimenti, siepi e piante che biodiversificano il frutteto stanno dimostrando in tutto il mondo un modo diverso di contenere qualunque parassità in quanto la sua proliferazione è quasi sempre dovuta ad una esasperazione (specializzazione) dell’agroecosistema a cui i parassiti rispondo come dei feedback per ripristinare condizioni ecologiche di minore impatto.