Come coltivare il corniolo in maniera biologica
Come coltivare il corniolo in maniera biologica
Anche se il corniolo (Cornus mas L.) da frutto è un albero che spesso viene coltivato nei giardini per scopi ornamentali e cresce allo stato spontaneo soprattutto nelle formazioni boschive dell’Appennino, è possibile coltivarlo con l’obiettivo di produrre i suo frutti (corniole). È una pianta che allo stato naturale cresce per lo più in forma arbustiva ma che può essere allevata come un albero di piccole dimensioni.
L’utilizzo di questa pianta è però molteplice; si va dai frutti che possono essere consumati freschi, oppure per produrre bevande, liquori, dolci, gelatine, salse, marmellate o utilizzati in ricette gastronomiche. Le corniole si possono conservare sotto alcol (come le ciliegie) e in salamoia (come le olive) ed hanno notevoli azioni terapeutiche per l’azione tonico-astringente dei frutti, contro enterite, nella cura delle malattie della pelle, dei dolori articolari e dei disturbi del metabolismo. Anche le radici, la corteccia ed il legno trovano molteplici applicazioni. Insomma una pianta di cui non si butta niente.
La coltivazione del corniolo può essere fatta sia in pianura che in collina fino ad un’altitudine di 1000 metri; attenzione alle gelate primaverili, per la sua fioritura precoce; il corniolo predilige terreni sciolti, ben drenati, fertili e moderatamente calcarei, pur tuttavia è una pianta che si adatta anche a terreni aridi e sassosi ma non compatti e umidi. L’impianto del corniolo va effettuato tra la fine dell’inverno e l’autunno con piante possibilmente acquistate direttamente in vivaio in buche di 50 x 50 x 50 in cui inserire una miscela molto ricca dello stesso terreno con letame maturo o compost (2-3 Kg). Se avete piante madri potete fare delle talee semi-legnose a giugno luglio, prelevando porzioni di rami lunghi circa 10 cm. Una volta posta la pianta il terreno va leggermente compattato. Il corniolo pur se è una pianta che resiste molto bene alla siccità è bene che nei primi anni di vita sia sorretto da irrigazioni da effettuare in corrispondenza di terreno troppo asciutto; successivamente la sua fisiologia ed il suo apparato radicale gli consentono di vegetare e produrre anche in zone siccitose. Utilissima è a questo proposito la tecnica della pacciamatura vegetale che rallenta l’evaporazione del suolo, la crescita di piante erbacee antagoniste per le risorse idriche ed apporta annualmente, col suo ricambio, quantitativi di sostanza organica.
Per la potatura si consiglia di assecondare la sua tendenza naturale limitandovi a togliere i rametti secchi, ad arieggiare un po’ la parte interna della chioma. L’operazione va effettuata prima della ripresa vegetativa primaverile. Le corniole maturano molto tardi rispetto ai tempi di fioritura: tra fine agosto e fine settembre. Il periodo migliore delle raccolta delle corniole è quando queste iniziano a cadere dall’albero.
In Italia esistono diverse cultivar: “Golden Glory”, “Variegata”, “Aurea” ed “Elegant”.
Tra i parassiti animali che possono interessare il corniolo ricordiamo: Ragnetto rosso, Metcalfa pruinosa, Cocciniglia del corniolo (Parthenolecanium corni), Hyphantria cunea, Ifantria o bruco americano e l’Oziorrinco; le malattie di origine fungina sono: Septoriosi, Maculature fogliari (Phyllosticta corniola), Verticillosi, Antracnosi, Cancri rameali, Marciume radicale e Marciume del colletto. Le tecniche di coltivazioni senza l’uso di concimi di sintesi (azoto in particolar modo), con buone pacciamature e bassi apporti irrigui, fanno diminuire notevolmente la pericolosità di queste avversità.