Come coltivare i peperoncini piccanti in maniera biologica
Come coltivare i peperoncini piccanti in maniera biologica
La coltivazione dei peperoncini piccanti è sicuramente quella che si fa, anche a livello casalingo, più frequentemente. Si tratta di varietà appartenenti al genere Capsicum L. e si distinguono tra loro, oltre che per forma e colore anche per il contenuto in capsaicina [(E)-N-(4-idrossi-3-metossibenzil)-8-metil-6-nonenamide], cioè quell’alcaloide responsabile della maggior parte della “piccantezza” dei peperoncini. Tale piccantezza viene poi misurata nella scala di Scoville. Tra i peperoncini più piccanti al mondo ricordiamo: Carolina Reaper, Trinidad Moruga Scorpion, Naga Viper, Bhut Jokolia, Habanero Red Savina, Habanero Orange, Scotch Bonnet, Habanero, Bird’s eye e Byadagi.
Si tratta di piante che hanno bisogno di climi caldi e che possono essere coltivate anche in vasi che consentono però un buon sviluppo delle radici (quindi non inferiori a 40 cm).
Per iniziare la coltivazione si consiglia la semina in semenzaio (soprattutto al nord) ed il successivo trapianto in pieno campo quando la pianta ha raggiunto almeno i 5 cm di altezza. Il periodo di semina del peperoncino è compreso tra gennaio e aprile, per esser più precisi serve conoscere la varietà che si vuole piantare; soprattutto per le varietà di origine tropicale l’epoca di semina va posticipata (ma preparata in semenzaio) per evitare che i frutti non arrivino a piena maturazione con clima caldo. In ogni caso la temperatura minima per il trapianto deve essere di almeno 18 gradi anche di notte. Per la semina si inizia riempiendo dei vasetti o contenitori alveolati, tenuti in ambiente riparato dal freddo, con terriccio organico adatto. Il seme va interrato a non più di un centimetro di profondità. La germinazione dei semi avviene dopo 7 – 15 giorni e questo in funzione delle temperature e della varietà di peperoncino (può essere utile, per accelerare il processo, inumidire i semi con camomilla). Per la semina si consiglia il periodo della luna crescente, fase lunare favorevole allo sviluppo vegetativo e alla fruttificazione.
Il terreno dove trapiantare il peperoncino deve essere profondo, possibilmente non calcareo, con pH neutro o leggermente acido, e preliminarmente concimato con letame maturo o compost. Per i sesti si consiglia di porli ad almeno 60 cm sulla fila e per l’interfila dipende dall’organo lavorante e da una agevole possibilità di tutte le operazioni colturali. Ottima è la tecnica della pacciamatura con paglie, mentre si consiglia la consociazione (in file binate) con basilico, carota o cipolla. Il peperoncino deve essere irrigato di frequente, senza mai provocare ristagni o bagnatura delle foglie o dei frutti e per questo, se si tratta di un appezzamento più esteso di poche piante si consiglia l’irrigazione a goccia con manichetta.
Per la raccolta questa va regolata di volta in volta secondo la varietà; in generale la maggior parte dei peperoncini hanno un viraggio di colore in prossimità della maturazione e la produzione della maggior parte della capsaicina a maturazione completa (attenzione a non provare la tecnica dell’assaggio soprattutto con alcune varietà piccantissime).
Tra le malattie attenzione soprattutto ad oidio tra quelle fungine e ad afidi, cocciniglie e ragnetti rossi. Per l’oidio si può ricorrere in maniera preventiva (ma se ci sono le condizioni climatiche) con poltiglia bordolese, per afidi, cocciniglie e ragnetti rossi con preparati di equiseto e macerati di ortica (quest’ultimo ottimo come prodotto preventivo e fertilizzante allo stesso tempo).