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Come si estrae l’olio di semi

Come si estrae l’olio di semi

Nel novero della corretta informazione alimentare non poteva mancare una nota tecnica sulla domanda che molti si fanno: Come si estrae l’olio di semi?
Anche perché in una terra che produce olio di olivo in abbondanza il consumatore deve sapere di che cosa è meglio nutrirsi. Diciamo subito che la maggior parte degli oli di semi si ottiene con processi chimici e/o ad alta temperatura. L’alta temperatura produce comunque dei composti derivati indesiderati che devono essere rimossi per cui questi oli vengono ulteriormente trattati, decolorati e deodorati per mezzo di trattamenti chimici e fisici. In questo modo, a differenza di quanto succede con gli oli di oliva extravergine che sono ottenuti per sola spremitura, gli oli di semi, pur se derivano da semi di buona qualità, divengono insapori, incolori, inodori e con residui del processo di raffinazione.

 

In maniera molto sintetica diciamo che i processi che subiscono i semi per diventare olii sono:
– Pulitura meccanica;
– riduzione in poltiglia dei semi (operata in alcune lavorazioni);
– Cottura ad una temperatura intorno ai 120 °C;
Tale procedura comporta ovviamente un irrancidimento dell’olio che non potrebbe essere consumato così. A questo punto la massa può subire due tipi di processi: o l’estrazione per pressione o con solventi.
Col primo metodo la pressione in un Expeller, congiunta ad una temperatura intorno ai 90 °C, si ottiene così l’estrazione ma gli oli, reagendo con l’ossigeno, assumono qualità organolettiche e nutrizionali scadenti.
Col secondo metodo l’olio viene estratto tramite solventi quali esano o eptano (benzina per intenderci) intorno ai 60 °C. successivamente il solvente viene separato per distillazione frazionata dall’olio intorno ad una temperatura di 150 °C. come tutti i processi di distillazione anche qui tracce del solvente rimangono nell’olio di cui ci cibiamo.
Gli oli così ottenuti (sia col primo che col secondo metodo) sono comunque sottoposti ad ulteriori lavorazioni per rettificare od eliminare sostanze e difetti. Questi processi, senza entrare ulteriormente nel dettaglio, sono: degommatura, raffinazione, decolorazione e deodorizzazione che consentono di arrivare allo status di oli raffinati. Vengono così eseguiti ulteriori processi chimico-fisici, con l’aggiunta di ulteriori sostanze (quali l’NaOH) e con la produzione di altri composti particolarmente pericolosi quali acidi grassi mutageni (pericolosissimi per i nostri geni), acidi grassi trans-saturi, perossidi; tutti composti molto pericolosi per il nostro sistema enzimatico e quindi per il nostro organismo. Per di più, dopo tali lavorazioni, gli oli ottenuti sono carenti di vitamine e minerali. Ma non finisce qui perché per stabilizzare questi oli, che sono stati privati durante il processo degli antiossidanti naturali beta-carotene, e vitamina E, vengono addittivati di antiossidanti sintetici, antischiuma e, in alcuni casi, subiscono il cosiddetto processo di winterizzazione che evita l’intorbidimento di questi oli durante l’inverno o quando è conservato in frigo. Ditemi adesso se acquisterete più olio di semi!

Guido Bissanti




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