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Come coltivare il frutto della passione in maniera biologica

Come coltivare il frutto della passione in maniera biologica

Il Maracuja (Passiflora edulis), chiamato anche frutto della passione, pur se pianta di origine sudamericana rientra tra quelle che possono essere coltivate in alcune areali del nostro Paese. Per iniziare la sua coltivazione a livello amatoriale basta partire da un frutto fresco appena acquistato. Infatti la germinazione dei semi freschi è più rapida ed agevole. Se si vuole coltivare secondo i principi dell’agricoltura biologica bisogna partire da frutti certificati. La Passiflora edulis è autofertile, l’impollinazione è entomofila.
Per preparare quindi il seme bisogna estrarli intergi dal frutto, privati dalla parte succosa, lavati con acqua e la sciati asciugare su panni assorbenti per 3-4 giorni. A questo punto i semi sono pronti per la semina in piena terra, da effettuare a primavera iniziata, dove le nuove piantine germineranno in 2-3 settimane.

Per la scelta dell’area bisogna subito dire che, come tutti i frutti tropicali o subtropicali le temperature minime non devono mai scendere sotto i 2-4 gradi centigradi e per poco tempo ed il suolo più adatto è quello di natura sabbiosa o al massimo sabbio-argillosa, profondo, permeabile e con una buona dotazione di sostanza organica e subacido (da evitare i suoli calcarei per il manifestarsi di colorosi).
Il terreno va mantenuto da subito umido e se si parte da semenzaio si consiglia di effettuare il trapianto quando le piantine hanno emesso un buon apparato radicale (che equivale ad una crescita fino ad un’altezza di 20-25 cm). Prima dell’impianto bisogna mettere nelle buche (basta una buca di 40 x 40 x 40 cm) una buona dotazione di letame maturo o di compost. Vista la sua peculiarità fisiologica è consigliabile effettuare la pacciamatura che svolge anche un ruolo di regolazione termica del suolo.
Essendo poi una pianta a portamento sarmentoso e rampicante, se dovete coltivarne un certo numero (o addirittura per produzioni aziendali) è necessario predisporre delle strutture di sostegno. Si può adottare una contro spalliera come nella vite con un’altezza di 2 m e con pali distanti 4-5 m tra di loro e due fili a 1,5 e 2 m di altezza. Tra una pianta e l’altra la distanza può essere di 4 m, mentre di 3 m tra le file. Sui due fili vanno poi impalcati in maniera opposta i quattro tralci più idonei e si elimineranno gli altri. Nel periodo poi di dormienza dopo la raccolta si effettua l’accorciamento delle formazioni fruttifere per predisporle alla vegetazione dell’anno successivo.
La concimazione deve essere solo di tipo organico, integrabile con la cenere derivata dalla bruciatura dei sarmenti e interrata con le lavorazioni di mantenimento. È superfluo dire che per l’irrigazione questa va fatta con regolarità in tutto il periodo che va da maggio fino a poco prima della raccolta. La maturazione dei frutti avviene circa due mesi dopo la fioritura.
Tra le avversità più frequenti citiamo cocciniglie ed acari che si possono tenere a bada con olio di neem. Per il marciume l’assenza di concimi nitrici (che inteneriscono e predispongono tutti i tessuti della pianta) e di ristagno dovrebbero dare un buon margine di sicurezza.




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