Verso un nuovo umanesimo agricolo
Verso un nuovo umanesimo agricolo
In un tempo in cui le parole riforma, innovazione, cambiamento sembrano avere preso il sopravvento sulle nostre certezze (o presunte tali) forse è opportuno operare reali e concrete riflessioni per superare il disorientamento e comprendere, innanzi tutto, l’essenza delle cose che ci circondano e di noi stessi.
La Politica è forse oggi una delle scienze maggiormente implicate da questo disorientamento ed, in alcuni settori, è stata addirittura trascinata sempre più in fondo dai Grandi Interessi Economici e dalle Multinazionali che sembrerebbero dover vincere la sfida con l’Umanità.
L’Uomo, improvvisamente, è stato trasformato da creatura proiettata verso l’Infinito a oggetto di consumi finiti. Tutto ciò, non ha avuto solo implicazioni filosofiche ma, essendo l’Uomo stesso insieme di materia e Spirito*, implicazioni sociali, economiche ed ambientali.
La Politica non può ripartire se non da queste basilari considerazioni, se vuole fare nuova strada, e non può fare nuova strada se non si immerge nel concreto a partire dai risvolti filosofici.
Il presente articolo non ha l’obiettivo (e la presunzione) di entrare nel merito dello scibile umano ma di un settore che, ahimè, per la sua complessità è già un Universo: Agricoltura ed Alimentazione.
Tutti gli Stati Europei hanno compreso (ma non ci voleva molto) che in questa direzione non si va da nessuna parte e la stessa Regione Siciliana, con un documento da parte dell’Assessorato Risorse Agricole e Alimentari (presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013), ha dovuto fare le sue critiche analisi affermando tra l’altro, che ….” 50 ANNI di Politica Agricola Comune hanno favorito l’esodo rurale, il dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità, la desertificazione delle aree interne Siciliane, la marginalizzazione degli agricoltori e l’idea che il cibo si produce al supermercato.”…
È evidente, come asserisco da quasi un ventennio (è del 1999, tra gli altri, il mio libro: Sviluppo Rurale e Rinascimento Politico – edito da IPSA di Palermo) che tale questione non può essere affrontata a livello burocratico ma solo a livello Politico. Nella fattispecie della Regione Siciliana è quindi una questione che appartiene all’intera Assemblea ed è talmente fondamentale come questione, per i legami e le ricadute che vedremo, che all’OdG dell’agenda politica andrebbero azzerate tutte le questioni (se non quelle di obbligo istituzionale) per dar fondo ad una vera rivoluzione politica. Purtroppo il livello di impreparazione politica in materia non lo consentirà per ancora tanti e tanti anni.
Per amore di sintesi e per dare comunque (spero) un contributo a questa Politica che parla di tutto per non parlare di niente sottolinierò le questioni che vanno affrontate integralmente e con i legami che tra esse sussistono.
• L’agricoltura deve ritornare verso la naturalità ecosistemica riproducendo, per quanto possibile, la molteplicità delle sue forme e sostanze (Aristotele); senza questo assunto l’impoverimento delle risorse del suolo e del territorio è un piano inclinato senza ritorno. Senza un ritorno ad un’azienda biodiversa (in termini di flora e fauna) e ad un’agricoltura ricca di sapori ed odori l’intero sistema socioeconomico è destinato a morire;
• Per tale motivo l’alimentazione umana va ridirezionata e rieducata verso il consumo del “naturale” mettendo al bando o disincentivando (dipende dal regime soft o hard che si vuole intraprendere) l’alimentazione “di sintesi”. Nessun Paese può più sopportare l’elevato costo (che non è solo sanitario) che tale modello agroalimentare ha ingenerato;
• L’Uomo e la Natura sono un unico Essere e la velocizzazione imposta dai Grandi Gruppi e dalle Multinazionali non solo sta desertificando l’ecosistema, diminuendone le potenzialità, ma anche l’Uomo, Creatura ad esso collegata e da esso nutrita (in materia e Spirito). Dal Trattato di Roma del 1960 la produzione italiana di frumento si è contratta ed a livello mondiale le cose non sono andate meglio; in parallelo la biodiversità agricola (secondo un rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA)) è diminuita negli ultimi 20 anni in maniera preoccupante; la diminuzione di questa biodiversità ha di fatto diminuito la capacità rigenerativa dell’Ecosistema (in termini squisitamente energetici) e la conoscenza e coscienza di un Uomo sempre più disancorato dal suo pianeta;
• Il libero mercato dei beni agricoli è una mera utopia in quanto in un mondo inerziale (l’energia di un pendolo in oscillazione prima o poi termina) l’energia sprecata per ogni trasferimento di masse annulla lo sforzo stesso della natura per produrre quel bene agricolo**; in poche parole: libero mercato si ma con regole che premino la brevità degli scambi (la fisica non è un’opinione; le teorie scellerate di economisti senza conoscenze della termodinamica, si); a questo proposito va sottolineato come, soprattutto nel sud, la politica dei trasporti è stata dettata da altre logiche e fondata su un sistema molto dispendioso (gommato al posto del più efficiente trasporto ferroviario);
• L’agricoltore è il centro della cellula aziendale (il suo nucleo) ed in quanto tale va messo in condizioni di sussidiarietà con altre cellule aziendali sulla base di prodotti tipici, d’area e brand identificativi. Tale sussidiarietà va intesa col modello delle reti e non col modello della cooperazione tradizionale tristemente fallito in molte aree del nostro Paese. La rete*** è uno strumento molto leggero, sia in termini giuridici che amministrativi;
• La Ricerca è un’altra delle note dolenti di questo Paese: 50 anni di formazione universitaria (con rare eccezioni) su un modello agricolo di massimizzazione dei profitti hanno ingenerato pesanti equivoci sull’identità dell’agricoltura, delle sue organizzazioni e della qualità del sistema agroalimentare. Nel vuoto lasciato dalla Ricerca di Stato (l’unica ricerca che potrebbe rivestire un ruolo sociale) sgomitano le multinazionali che vorrebbero togliere alla Natura ciò che (permettetemelo) “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” Matteo 10,7. La verità è che quando si perde la bussola qualunque direzione è lecita (ma il nord da qualche parte è sempre li ad aspettarci). Negli ultimi decenni fertilità e biodiversità, lette in un grafico cartesiano, sembrano la parete più ripida dell’Everest e la parete è solo all’inizio;
• L’agroindustria è solo la punta di un iceberg che invece di essere fatto di acqua ghiacciata è una costruzione fantastica dove al posto dell’acqua sono stati messi vari componenti, simili visivamente alla stessa ma oramai antico ricordo di un sistema agroalimentare non più a misura d’Uomo.
Questa breve riflessione sarà presentata nelle Sedi più opportune ed alle Istituzioni competenti ma la strada, credetemi è molto lunga!
Guido Bissanti
* Bissanti G. (2003) – Dalla materia al Padre – Mario Grispo Editore – Palermo.
** Rifkin J. (2004) – Entropia – Baldini Castoldi Dalai Editore – Milano.
*** Nel 2009 il legislatore emana la prima legge sul contratto di rete, successivamente più volte modificata dal nostro legislatore, fino a renderlo un istituto di soft law, con una struttura leggera e facilmente adattabile alle concrete esigenze, a cui gli imprenditori possano affidarsi per competere, collaborando insieme per la ricerca e l’innovatività, nel mercato globale.