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Primula veris

Primula veris

La Primula odorosa (Primula veris, L., 1753) è una pianta erbacea che cresce spontaneamente nei prati e nei boschi appartenente alla famiglia delle Primulaceae.

Sistematica –
La Primula veris appartiene al Dominio Eukaryota, al Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Dilleniidae, Ordine Primulales, Famiglia Primulaceae e quindi al Genere Primula ed alla Specie P. veris.
Sono sinonimi i termini:
– Primula columnae Ten.;
– Primula justini Sennen & Elías;
– Primula officinalis subsp. columnae (Ten.) Widmer;
– Primula officinalis var. canescens Opiz in Bercht. & Opiz;
– Primula officinalis var. suaveolens (Bertol.) Gren. in Gren. & Godr.;
– Primula officinalis (L.) Hill;
– Primula suaveolens Bertol.;
– Primula thomasinii Gren. in Gren. & Godr.;
– Primula veris subsp. canescens (Opiz) Hayek;
– Primula veris subsp. columnae (Ten.) Maire & Petitm.;
– Primula veris subsp. suaveolens (Bertol.) Gutermann & Ehrend.;
– Primula veris subsp. veris L.;
– Primula veris var. officinalis L..

Etimologia –
Il nome del genere (“Primula”) deriva da una antica locuzione italiana che significa fior di primavera (e prima ancora potrebbe derivare dal latino primus). All’inizio del Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l’inverno, ad esempio così si indicavano le primaverili margheritine (Bellis perennis – Pratolina). In seguito però il significato si restrinse come nome specifico (nel parlare corrente) a questa pianta che fu chiamata alla fine “Primula comune”, e come nome dell’intero genere nei trattati botanici. Uno dei primi botanici a usare il nome di “Primula” per questi fiori fu P.A. Matthioli (1500 – 1577), medico e botanico di Siena, famoso fra l’altro per avere fatto degli studi su Dioscoride, e per aver scritto una delle prime opere botaniche moderne. Nome confermato nel XVII secolo anche dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656 — 28 dicembre 1708) al quale normalmente si attribuisce la fondazione di questo genere.
Per quanto riguarda il termine specifico (“veris”) l’etimologia è molto incerta, alcuni testi lo traducono più o meno con vera primavera.
L’attuale binomio scientifico (“Primula veris”) è stato definito dal botanico Carl von Linné (biologo e scrittore svedese, Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) nella sua pubblicazione Species Plantarum del 1753.
È conosciuto nelle altre lingue con i seguenti termini: in lingua tedesca questa pianta si chiama Gewönhnliche Frühlings-Schlüsselblume; in francese si chiama Primevère officinale oppure Primevère du rpintemps; in inglese si chiama Cowslip.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Questa specie è abbastanza comune sul territorio italiano dal nord e al centro (ma è assente al sud e nelle isole); fuori dall’Italia è comune sia in Europa che in Asia. In genere gli habitat preferiti sono i prati e boschi; mentre il substrato è calcareo (ma anche calcare-siliceo) con pH del suolo basico e bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido. Dal punto di vista altitudinale queste piante si possono trovare dal piano fino a 2300 m s.l.m., quindi frequentano i seguenti piani vegetazionali : collinare, montano e subalpino.

Descrizione –
È una pianta erbacea, perenne e rizomatosa ed alquanto gracile. La fioritura è unica nel corso dell’anno (sono piante “monocarpiche” = un solo frutto nell’arco della stagione). L’altezza varia dai 15 ai 25 cm. La forma biologica è del tipo emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, con foglie disposte a formare una rosetta basale.

Coltivazione –
Per la tecnica di coltivazione consulta la scheda seguente.

Usi e Tradizioni –
Il nome comune (Primula odorosa) indica che i fiori di questa specie sono profumati.
La pianta contiene un alcool chiamato “volemite”; una canfora chiamata “canfora di primula”, il glucoside “primulina” e due derivati dall’acido salicilico, la primaverina e la primulaverina.
Da questi ultimi derivano le proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche. Altre applicazioni riguardano le malattie dell’apparato respiratorio grazie all’azione fluidificante ed espettorante delle saponine presenti. Per tali usi si utilizza la radice e il rizoma.
Oltre alla radice, anche i fiori della primula odorosa contengono flavonoidi e carotene e si utilizzano in caso di emicranie e cefalee, per la loro azione antispasmodica e sedativa o in caso di nervosismo o iperattivismo.
Oggi questi usi sono notevolmente scaduti. Si sono inoltre verificati casi di allergia al suo polline.
I fiori giallo-oro di questo tipo di Primula emanano un profumo mieloso gradevole, formano un grappoletto su di uno stelo alto 10 – 20 cm che si leva dal centro di una rosetta di foglie. Lo si trova prevalentemente su prati di montagna, in collina o nelle Prealpi. La diffusissima «Primula elatior» che cresce quasi in tutti i prati, nei margini dei boschi e sotto gli arbusti, porta in cima al suo alto stelo un grappolo di fiori giallo chiaro che profuma soltanto leggermente. Il suo potere terapeutico è uguale a quello della Primula veris e può essere utilizzato allo stesso modo. Una terza specie, la Primula auricula, è una pianta alpina, è severamente protetta e non può essere raccolta.
Maria Treben riporta nella sua opera quanto segue: “Ogni anno in primavera mia madre raccoglieva Primule perché sapeva del loro potere tranquillante su cuore e nervi. Si coglie tutto il grappolo di fiori. Il parroco Kneipp era un grande sostenitore della Primula. Un quadro lo rappresenta infatti con una Primula in mano. Attraverso il suo effetto depuratore del sangue essa elimina tutte le tossine che conducono alla gotta ed alle malattie reumatiche. Il parroco Kneipp dice: «Chiunque abbia l’inclinazione alla gotta o ai reumatismi, beva per un lungo periodo ogni giorno da una a due tazze di tisana di Primula. I forti dolori si dissolveranno e scompariranno del tutto con l’andar del tempo.»”

Modalità di Preparazione –
In cucina è usata. Si raccolgono le foglioline laterali in modo da non compromettere la crescita della pianta. Oltre alle foglioline possono essere utilizzati anche i fiori non ancora sbocciati. Non vanno effettua te raccolte indiscriminate; in alcuni luoghi la pianta rischia infatti l’estinzione per l’eccessiva estirpazione.
Le foglie giovanili possono essere mangiare sia crude che cotte. I fiori vengono utilizzati, a volte, per preparare un liquore aromatico.
A scopo alimentare vengono usate le foglioline laterali alla rosetta, che possono essere gustate sole o in associazione con altre verdure in insalata (con lattuga la sera per agevolare il sonno) o in minestre.
I fiori e le foglie secche possono essere impiegate per la preparazione di un gradevole infuso con effetto calmante.
Contro l’insonnia si possono preparare delle tisane. La tisana dovrebbe essere preferita all’uso di sonniferi. Questi ultimi, pur se utili al momento, incidono a lungo andare sul sistema nervoso, mentre la tisana guarisce tutti i disturbi nervosi.
Un’altra tisana primaverile che veniva usata un tempo quale depurante del sangue prevedeva questa ricetta:
50 g di Primule;
50 g di germogli di Sambuco;
15 g di foglie di Ortica;
15 g di radici di Tarassaco;
Si sbollentava con un di litro d’acqua un cucchiaino da dessert colmo di questa miscela e si lasciava riposare per tre minuti. Si consigliava di Sorseggiarne due tazze al giorno dolcificando eventualmente con un po’ di miele.
La tisana di Primula è inoltre un ottimo tonico per cuore e nervi, allevia l’emicrania e il mal di testa nervoso, è efficacissima contro la miocardite, l’idropisia e la tendenza all’apoplessia. Una sbollentatura delle radici, mescolata col miele, rappresenta una buona tisana per i reni che porta via i calcoli urinari.
Un rimedio favoloso contro i disturbi cardiaci è il vino di Primula, la cui preparazione è facilissima.
Riempire un bottiglione da due litri con fiori freschi di Primula (l’intero grappolo di fiori) fino al collo versandoci sopra del vino bianco naturale fino a coprirne i fiori. Lasciare il bottiglione, leggermente tappato, per 15 giorni al sole. Ogni volta che si presentano i disturbi cardiaci se ne prenda un sorso; i malati di cuore ne possono prendere fino a tre cucchiai da tavola al giorno.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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