Chi non conosce non può riprodurre.
Con questa frase voglio iniziare questo complesso tema che mette in relazione coscienza umana e progettazione; un tema che dovrebbe essere tanto caro ad Agronomi, Forestali, Architetti, Geologi, Ingegneri, ecc. ma che spesso trova scarso rilievo nel nostro costume etico.
Vi siete mai chiesti chi è un progettista e che cosa è la progettazione?
Ebbene, domande come queste possono appartenere a quella schiera di questioni che possiamo trascurare tutta la vita senza accorgerci della ricchezza, della profondità, della dimensione e del valore.
Eppure a noi progettisti è affidato un compito di cui, spesso, ignoriamo il vero valore.
Ma andiamo per gradi: ho iniziato con la frase “Chi non conosce non può riprodurre” e questa espressione non è stata citata per caso.
Tutti siamo stati educati scolasticamente alla conoscenza di regole e teoremi che regolano le cose dell’universo. Regole e Teoremi senza i quali qualunque opera progettuale diventa pura fantasia astratta (o meglio follia concettuale).
Pertanto la progettazione è la manipolazione pratica delle regole dell’Universo per creare qualcosa che sia conforme alla “Logica del Creato”.
Ma l’Universo è regolato, tra le altre, dalle tre leggi della Termodinamica che ne scandiscono il ritmo ed il verso.
Il nostro Pianeta, per restare su un campo più familiare ed applicativo è dominato da un complesso apparato termodinamico che chiamiamo Ambiente. In esso le energie fluiscono con un procedere lento e graduale secondo, appunto, le tre leggi della termodinamica.
In esso è instaurato poi il più complesso “Motore Termodinamico” che definiamo ecosistema ed al cui vertice è situata la creatura uomo.
Tale sistema è strutturato secondo principi complessi ma, nella loro conformazione, logici. L’ecosistema è un trasformatore di energia da forme più alte sino a forme più “digeribili”. Attraverso questo flusso energetico ogni monade ecosistemica svolge un suo ruolo energetico ma è allo stesso tempo reagente e prodotto di questa complessa macchina, ed in essa anche l’uomo (pur con la sua privilegiata posizione) è parte della stessa.
Ogni qualvolta interveniamo su una di queste componenti spostiamo un originario equilibrio per crearne uno nuovo che, secondo le leggi della termodinamica, avviene con una produzione di una forma di energia degradata che definiamo Entropia.
Sappiamo che l’entropia è quella parte dell’equazione dell’Energia che identifica lo stato di irreversibilità di una reazione. In un Ecosistema in equilibrio la produzione di Entropia è minima; man mano che l’ecosistema viene spostato dal suo originario stato di equilibrio il sistema tende a generare una nuova forma di equilibrio senza aver però prima prodotto una maggiore quantità di entropia. Una delle cause dell’aumento dell’entropia è per esempio la diminuzione delle monadi del sistema (diminuzione della biodiversità), e la diminuzione delle monadi e/o il passaggio da una situazione di equilibrio ad un’altra provoca il noto aumento di entropia che, in definitiva, è sinonimo di inquinamento.
Tra l’incremento dell’Entropia e l’inquinamento (sotto ogni forma) c’è una relazione diretta ed univoca.
Per fare un parallelo meccanico, un motore che funziona bene ha un alto rendimento energetico, per cui produce basse quantità di energia degradata (entropia del sistema) e quindi inquina poco.
Io non so se quando progettiamo facciamo questo (apparentemente complesso) ragionamento.
La verità che una delle principali forme di inquinamento deriva proprio dal modello concettuale e quindi progettuale dell’Uomo.
Ora, in un modello consumistico disancorato dalle logiche dell’ecosistema (logiche energetiche e di rendimento) si pensava e si progettava “Fuori” dall’Etica del Creato che possiamo guardare con gli occhi dell’Ateo o con quelli del Credente senza che il concetto cambi.
L’Universo esiste e si muove secondo delle ben precise leggi al di fuori delle quali a nessuno è concesso di collocarsi, nemmeno all’uomo.
Ma c’è dell’altro; nell’universo niente è inutile ne viene sprecato. Ogni componente o energia viene utilizzata al massimo. Sembra proprio che in esso non ci sia posto per il consumismo o la logica dell’usa e getta. Quando progettiamo secondo questo teorema diminuiamo la potenza della materia e quando diminuiamo la potenza della materia, come prevedono i tre principi della termodinamica, inquiniamo.
Ora spesso quando progettiamo non ci accorgiamo che l’inquinamento del sistema nasce proprio dall’inquinamento concettuale che scaturisce, a sua volta, da un’analisi disancorata dei fatti della natura.
Diceva a tale proposito Maxwell – “Se arriveremo mai a scoprire le leggi della natura, ciò avverrà attraverso una conoscenza estremamente precisa dei fatti naturali, non già dando una veste filosofica alle vaghe opinioni di persone senza alcuna conoscenza dei fatti che più di tutti gettano luce su queste leggi”.
Abbiamo svuotato la scienza, e quindi la tecnica, da ogni etica universale impoverendo e mortificando anche il nostro ruolo.
Qualcuno pensa che il raggiungimento dello Sviluppo Sostenibile sia una questione di applicazioni tecnologiche.
È l’errore più fatale che potremmo fare. Lo Sviluppo Sostenibile è innanzitutto l’uniformazione globale e globalizzante del modello filosofico della vita dell’uomo sulla terra, secondo le diversità dell’ambiente e dei popoli.
La tecnologia è semmai l’effetto logico di questo cambiamento e non può essere il contrario.
Ogni qualvolta abbiamo la presunzione di dominare la natura ne veniamo mortificati e disorientati.
Ogni qualvolta abbiamo la presunzione di costruire un creato diverso dal Creato mortifichiamo materia e Uomo.
La biblica Torre di Babele vuole proprio rappresentare questo maldestro errore umano.
Spero che questa pagina contribuisca in qualche modo alla formazione di una riflessione tra tutti coloro che a vario titolo rivestono il delicato compito di progettare qualcosa.
La prossima volta che qualcuno ti chiederà qual è la tua professione, prima di definirti un progettista, rifletti bene – non sei il Progettista, ma un progettato. Dopo di che potrai rispondere.