Carica papaya
Carica papaya
La Papaya (Carica papaya L.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Caricaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Magnoliidae, Ordine Violales, Famiglia Caricaceae e quindi al Genere Carica ed alla Specie C. papaya.
Etimologia –
Il termine Carica deriva dal greco antico Καρία Caría, in latino Caria, in turco Kariye, in arabo karwija, nome di un albero di fico, posto da Linneo per la somiglianza delle sue foglie. ‘epiteto specifico papaya proviene dal’ispano-americano papayo, a sua volta derivato dal termine vernacolare caraibico ababai.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Papaya è una specie originaria del Centroamerica, conosciuta e utilizzata in tutta ‘America da molti secoli, per quanto oggi si coltivi in molti Paesi di altri continenti, principalmente in Asia e Africa. Vive in ambienti tropicali (America Centrale e Meridionale e Asia Pacifica) a temperature che non devono mai scendere sotto 0 °C per evitare marciumi ed è molto diffusa in Brasile e nelle Isole Hawaii. Nel Mediterraneo viene coltivata in Israele e, in Italia, solo in Sicilia, dove deve essere coltivata, nel periodo invernale, sotto serra, con notevoli problemi per la produzione.
Descrizione –
Carica papaya è una piccola specie arborea, con un fusto alto sino a 5–10 m, che si presenta come un piccolo albero poco ramificato. Il tronco, anche negli esemplari maturi, ha una consistenza tenera, poco legnosa, e presenta cicatrici prodotte dalla crescita e caduta delle foglie superiori. La linfa è di consistenza lattea e tossica allo stato naturale per ‘essere umano, potendo produrre irritazioni allergiche al contatto con la pelle.
Le foglie sono disposte a rosetta al’apice del tronco, sono palmato-lobate e larghe 50–70 cm di diametro.
I fiori sono prodotti al’ascella delle foglie. La papaya presenta una biologia fiorale molto complessa. Vi sono piante dioiche e piante con fiori ermafroditi.
Se il polline dei fiori ermafroditi feconda oosfere di piante ermafrodite o femminili, si ottengono piante con fiori ermafroditi o femminili, mentre se il polline di piante maschili feconda oosfere di piante femminili, si hanno piante maschili, femminili ed ermafrodite. Il dimorfismo dei fiori è molto evidente; infatti quelli femminili, solitari o riuniti in piccoli gruppi e ascellari, sono di colore giallo chiaro, mentre quelli maschili, inseriti su lunghi racemi ascellari, hanno una corolla monopetala giallo chiara a forma di tubo.
Il frutto è una bacca caratterizzata da forma e dimensioni molto variabili, più o meno aranciato che racchiude piccoli semi neri, ricoperti da una pellicola mucillaginosa.
Coltivazione –
La Papaya è una pianta molto esigente in termini pedologici; il terreno deve essere sciolto e permettere una rapida percolazione del’acqua al fine di evitare marciumi radicali e al colletto; la temperatura non deve mai scendere sotto i 0°C.
La Papaya è propagata per seme, allevata secondo forme naturali e con sesti di impianto di 3 x 3 metri e non richiede operazioni di potatura.
È una pianta che trae beneficio particolare dalla concimazione organica. Le piante, una volta attuato ‘impianto, possono essere capitozzate e rinnovate con uno dei tanti germogli.
La tecnica della raccolta dei frutti è manuale; questa viene fatta da novembre a giugno. Le produzioni possono raggiungere anche i 150 q.li/ha.
Le varietà di maggiore interesse sono “Solo”, “Kapoho Solo” e “Sunrise”, tutte con frutti di peso inferiore ai 0,5 kg.
Usi e Tradizioni –
In Messico, questa pianta, prima del’arrivo degli Europei, era chiamata Chichihualtzapotl, che in lingua nahuatl significa “frutto dolce (da) balia”, ed era un frutto particolarmente connesso con la fertilità.
Nelle Filippine il frutto della papaya è oggetto di coltivazioni industriali di grande rilievo per ‘economia del Paese. Di particolare pregio le coltivazioni sul’isola di Guimaras, nota per la grande varietà e qualità delle piante da frutta.
La papaya ha una consistenza delicata e una forma oblunga e può essere di color verde, giallo, arancio o rosa. Il frutto può pesare fino a 9 kg ma, per esigenze di commercializzazione, nella maggior parte dei casi non devono pesare più di 500 o 600 g, specialmente nelle varietà di piante nane, molto produttive e destinate generalmente alla esportazione, per essere più trasportabili e durare di più dopo la raccolta fino al momento del loro consumo. La dimensione dei frutti diminuisce in funzione della età della pianta.
La papaya è, inoltre, un frutto ricco di provitamina A e acido ascorbico. Oltre a essere consumato come frutta fresca, in frullati, pasticcini e conserve, il frutto immaturo viene consumato in molti paesi come una verdura preparata in modi diversi. Il lattice di papaya contiene papaina, un enzima con numerose applicazioni nel’industria alimentare, cosmetica e farmacopea. Nella medicina popolare la papaia viene usata come digestivo.
A Panama usano il lattice dalle foglie per eliminare le verruche. Altri usi della papaya ne’America tropicale sono antielmintici e antidiarroici.
Dalla papaia si estrae, come detto, la papaina, un principio attivo con funzione proteolitica. Contrariamente alla credenza popolare esso non favorisce il dimagrimento, ma la semplice digestione delle proteine. Di questo enzima se ne producono più di 1000 tonnellate annuali nel mondo e viene usato nella fabbricazione di birra, cosmetici e nel’industria alimentare. La papaina è impiegata anche per ammorbidire le carni: nei barbecue si usa il succo che fluisce tagliando la corteccia della papaia verde per versarlo sopra la carne, rendendola molto tenera e succosa.
Modalità di Preparazione –
Oltre agli usi medicinali e cosmetici ed in alcune applicazioni dell’industria alimentare, la Papaya viene utilizzata soprattutto per il consumo del frutto, di grandi dimensioni, che ha un uso simile al melone. In Thailandia il frutto acerbo, tagliato a julienne, serve come base per la som tam (thai: ส้มตํา) nota come insalata di papaya verde. Nelle Filippine, dove gli alberi di papaya sono spesso coltivati nei pressi delle abitazioni, il frutto viene regolarmente consumato fresco e utilizzato come ingrediente per la preparazione di numerosi piatti locali come ‘atchara, i lumpia e in diverse ricette di pollo e maiale.
Il frutto della papaya è inoltre utilizzato come frutta secca in gran parte del mondo.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.