Citrus reticulata
Citrus reticulata
Il mandarino (Citrus reticulata Blanco, 1837) è una specie arborea da frutto della famiglia delle Rutacee.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Sapindales, Famiglia Rutaceae, Sottofamiglia Aurantioideae, Tribù Citreae e quindi al Genere Citrus ed alla Specie C. reticolata.
Etimologia –
Il termine Citrus è il nome latino del cedro e limone, dal greco greco κέδρος kédros cedro e κίτρον kítron limone. L’epiteto specifico reticolata per il fatto che presenta un reticolo, da reticulum, diminutivo di rete.
Il termine comune mandarino deriva dalla Cina tropicale, ed è identico al nome dato agli antichi funzionari politici imperiali (e alla relativa famiglia di lingue) in quanto questi erano vestiti con un mantello arancione.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il mandarino è uno dei tre agrumi originali del genere Citrus, assieme al cedro ed al pomelo, ed è di origine di una regione dell’Asia equivalente all’odierna Cina. La coltivazione del frutto arrivò in Europa soprattutto in Portogallo e in Spagna, dove cominciò a diffondersi intorno al XV secolo.
Descrizione –
Il Citrus reticulata è un piccolo albero o arbusto che può raggiungere un’altezza di 2 – 4 metri. Ha foglie piccole e molto profumate. Il frutto, che è un esperidio, ha buccia di colore arancione, sottile e profumata, con un’albedo molto rarefatta e granulosa che consente una facile pelatura del frutto; questo è di forma sferoide ed un po’ appiattito in senso longitudinale, con polpa di colore arancio chiaro, costituita da spicchi facilmente divisibili, molto succosa e dolce, entro la quale vi sono immersi numerosi semi. I fiori (zagara) sbocciano in primavera, sono di colore bianco, profumati, e si presentano all’apice dei rami, singoli o in corimbi che possono contare 3-5 fiori.
Coltivazione –
Il mandarino è una pianta che predilige i luoghi soleggiati e riparati dai venti ed i suoli sciolti, fertili, ben drenati e, preferibilmente, non calcarei. La pianta va irrigata nel periodo che va dalla fine delle piogge fino alla nuova stagione piovosa. Come altri agrumi si avvantaggia delle concimazioni organiche mentre è molto sensibile alle concimazioni azotate che ne provocano un grande rigoglio vegetativo ma anche una grande suscettibilità agli attacchi di afidi o altri insetti, attirati dalla maggiore tenerezza dei tessuti.
Come i limoni e gli agrumi in genere, il mandarino si propaga per seme, per talea, per margotta e mediante innesto a gemma. Tra i portainnesti più utilizzati ricordiamo l’arancio amaro. Per aumentarne la resistenza al freddo, invece, il migliore è l’arancio trifogliato (Poncirus trifoliata). Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
Il Citrus reticolata, come detto, è uno dei tre agrumi originali del genere Citrus, assieme al cedro ed al pomelo. La pianta fu introdotta in Europa nella prima metà dell’800 come pianta ornamentale, precisamente approdò a Malta quale curiosità botanica, e più tardi in Sicilia dove si acclimatò molto bene (varietà Avana). Per alcuni botanici è da considerare più antico di arance e limoni. Quel che è certo è che accanto alle ben note proprietà organolettiche – oli essenziali, vitamine, flavonoidi – possiede altrettante proprietà simboliche. Al punto da diventare il nome di una lingua e l’emblema di un’élite. Il termine “mandarino” deriva, infatti, dal colore dell’abito arancione dorato dei sapientissimi dignitari imperiali dell’antica Cina che interpretavano i voleri del cielo e li trasmettevano all’imperatore. I famosi Mandarini erano letterati e poeti che la loro educazione raffinata rendeva depositari di una saggezza superiore a ogni sapere tecnico.
Furono i portoghesi a coniare la parola mandarim volgarizzando il sanscrito mantrim, che significa ministro e a sua volta deriva addirittura da mantra. Ma in realtà il termine originale cinese era Guan e designava il dignitario addetto alla riscossione dei mandarini di grossa taglia offerti come prezioso tributo all’imperatore. Ma oltre a una casta di altissimi funzionari, una burocrazia celeste, il termine passò a indicare anche la lingua, altrettanto elitaria, del Nord della Cina. Come se ci fosse insomma una sorta di affinità elettiva tra la nobiltà della carica e quella del frutto, tra l’eccellenza del sapere e quella del sapore. Un’analogia che anche da noi è diventata senso comune.
Il mandarino è un frutto dall’ aroma dolcemente imperioso da cui si ricava il famoso punch al mandarino che fu la panacea consolatoria dell’Italia postbellica, non da meno fu il mandarinetto, liquore preparato con molta sapienza dai nostri antenati.
Il sapore è assai gradevole, grazie al maggior contenuto di zucchero rispetto agli altri agrumi. Il mandarino esplica una particolare azione sedativa sul sistema nervoso, dal momento che contiene più bromo dell’arancia, può essere utile consumato a cena, nei casi di insonnia. In pasticceria viene usato per torte, crostate, marmellate e gelatine, mentre il succo è utilizzato per la preparazione di budini, charlotte e mousse.
Tra le diverse varietà di mandarino vale la pena di citare il “mandarino tardivo di Ciaculli” (che è una località di Palermo dove viene coltivato) detto “marzuddu”, ovvero con maturazione in Marzo. Esso è un prodotto inserito fra i presidii Arca del Gusto di Slow Food ed il termine tardivo sta ad indicare che la sua produzione avviene in ritardo rispetto a quella degli altri agrumi congeneri. Il frutto è una varietà endemica e non è realizzato da innesti o da operazioni di ingegneria genetica. Possiede un forte aroma, un elevato contenuto zuccherino ed ha la buccia molto sottile. La produzione è limitata a circa 200 ettari facenti capo a piccoli proprietari riuniti in un consorzio.
Il mandarino, in tutte le sue varietà fa molto bene alla salute. Vediamo, quindi, i suoi valori nutrizionali nel dettaglio per 100 gr di polpa: Acqua 81,4 g, Proteine 0,9 g, Lipidi 3 g, Colesterolo 0,0 mg, Carboidrati 17,6 g, Zuccheri solubili 17,6 g, Fibra alimentare 1,7 g, Fibra solubile 0,67 g, Fibra insolubile 1,03 g, Energia 72,0 kcal, Sodio 1,0 mg, Potassio 210,0 mg, Ferro 0,3 mg, Calcio 32,0 mg, Fosforo 19,0 mg, Tiamina 0,08 mg, Riboflavina 0,07 mg, Niacina 0,30 mg, Vitamina A 18,0 mg e Vitamina C 42,0 mg.
Come abbiamo visto da questo elenco, il mandarino è un frutto ricco di acqua, sali minerali, zuccheri semplici e vitamine. Inoltre, grazie al suo elevato apporto energetico è particolarmente indicato nella dieta degli sportivi. Però, poiché è ricco di fruttosio, va consumato meno rispetto ad altra frutta come mele, pere o arance. Per questo se si soffre di diabete o obesità è bene consumarlo con parsimonia. L’elevato contenuto di fibre lo rende idoneo per chi soffre di difficoltà di digestione o stipsi o meteorismo perché regola e migliora il funzionamento ed il traffico intestinale. Il mandarino, come anche gli altri agrumi, contiene tanta Vitamina C. Inoltre, il mandarino, contiene anche il bromo che è un sedativo per il sistema nervoso che aiuta a rilassarsi e conciliare il sonno. Secondo poi alcuni studi portati avanti dal National Institute of Fruit Tree Science, il mandarino avrebbe proprietà antitumorali. La buccia che, generalmente viene buttata via, è ricca di limonene, una sostanza che contiene antiossidanti utilissimi per combattere l’invecchiamento cellulare e mantenerci giovani.
Per questo motivo il mandarino viene utilizzato nel campo della cosmesi. Infatti, ha sulla pelle un effetto depurativo e drenante.
Modalità di Preparazione –
I mandarini sono normalmente consumati come frutta fresca o lavorati nella produzione di marmellate, frutta candita, torte, crostate e gelatine, mentre il succo è utilizzato per la preparazione di budini, charlotte e mousse. Il mandarino viene inoltre usato in liquoreria. Dalla buccia si estrae l’olio essenziale che è un liquido di colore giallo oro leggermente fluorescente, che è perlopiù d-limonene che spesso viene sofisticato con l’olio ricavato dal frutto intero non maturo.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.