L’Economia Reale
L’Economia Reale
Cosa c’entri il concetto di Economia Reale con il principio dello Sviluppo Sostenibile è di per se una bella sfida ma in questo articolo cercherò di spiegarne il punto di vista.
Noi tutti, uomini di questo scorcio della storia, siamo investiti giornalmente da notizie e congetture economiche che spesso più che chiarire disorientano.
Tale aspetto non è di per se secondario, anzi rappresenta già un ambito da chiarire.
Sappiamo che l’economia si basa, se ci riferiamo ad un dato spazio (locale, nazionale o internazionale), sia su aspetti qualitativi che quantitativi.
Per economia – dal greco οἴκος (oikos), “casa” inteso anche come “beni di famiglia”, e νόμος (nomos), “norma” o “legge” – si intende sia l’utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi contenendo la spesa, sia un sistema di organizzazione delle attività di tale natura poste in essere da un insieme di persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico).
Qui affronteremo l’aspetto dell’utilizzo delle risorse come fonti per il soddisfacimento dei bisogni umani, risorse che sappiamo appunto essere limitate (rinnovabili o non rinnovabili).
È appunto la produzione delle risorse che interferisce sull’economia anzi, è più corretto dire, produce economia.
Se un Paese non produce risorse la sua economia entrerà in crisi in quanto i suoi abitanti, per poter vivere, avranno necessità di risorse che necessariamente dovranno essere recapitate altrove. Tale Paese sarà in breve tempo sempre più povero perché le risorse costano (il prezzo che siamo disposti a pagare per acquistarle).
La crisi finanziaria ci ha insegnato che il declino di una certa economia, non basata sulle reali risorse, è destinata nel breve giro di qualche anno o decennio a morire con evidenti ripercussioni politiche ed economiche.
Sappiamo infatti che la finanza è la disciplina che studia processi con cui individui, imprese, enti, organizzazioni, e stati gestiscono i flussi monetari (raccolta, allocazione e usi) nel tempo. Essendo definita l’economia come “la scienza che studia le modalità di allocazione di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione”, la finanza, analogamente, è “quella scienza che studia le modalità di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione”.
Ma è proprio qui che si è inceppato il meccanismo: quando gli enormi flussi finanziari prodotti da una economia storica (la sommatoria dell’equivalente monetario delle risorse fin qui prodotte) ha drogato, o se preferite dopato, il Sistema Economico mondiale fondandolo non sulla reale disponibilità delle risorse ma sull’effetto della produzione, in lunghi periodi, della finanza derivata.
Tale aberrazione economica è tanto irreale da non sfuggire nemmeno all’”uomo della strada” quando viene investito da – Indici finanziari, NASDAQ, MIBTEL, Dow Jones, PIL, ecc., che appartengono molto di più ad indici finanziari che ad indici economici.
Molti Paesi sono entrati in crisi, trascinando per effetto domino l’intera economia planetaria, proprio perché, o per incapacità politica o di reperibilità e capacità produttiva delle risorse, si sono impelagati in una economia non basata su un bilancio reale e concreto delle proprie risorse. Possiamo dire che il vecchio e mai trascurabile principio del bilancio economico è stato totalmente (e spesso responsabilmente) trascurato anche da economisti di grido o da responsabili politici.
Nessuno Stato e quindi nessuna economia sana può trascurare il concetto del Bilancio delle risorse. Un Paese che consuma più risorse di quelle che riesce a produrre, in barba a tutti gli Indici finanziari, è destinato prima o poi a fallire e con esso i suoi cittadini.
Ma le risorse non sono illimitate ed è proprio il loro esaurimento (o la capacità di rinnovarle) che ci hanno insegnato che la Nuova Economia (che non è proprio sinonimo di New Economy) può avere un valore Reale se siamo in grado di produrne tanto quanto le necessità ed i costumi di un popolo necessitano.
Il caso del petrolio e di molti materiali da estrazione sono proprio un emblema della scelleratezza economica di molti stati (tra cui quelli europei ed Italia in testa).
Per un certo periodo l’improvviso sviluppo economico di molti Paesi è stato legato alla disponibilità di questi prodotti che producevano una ricchezza fittizia, perché velocizzavano i processi che stavano alla base della capacità di produrre risorse. Il loro uso metodico, e chiaramente prolungato, ha pian piano impoverito le disponibilità finanziarie di questi Paesi.
Ma se le risorse sono limitate, e la loro capacità di produrla non è così scontata ed evidente, l’Economia Reale di un Paese è quella capacità dello stesso di produrre risorse senza incidere sulle finanze interne (pubbliche o private). Tale concetto equivale a dire che l’Economia reale si basa sulla capacità di creare un “Serbatoio Interno” dove il bilancio delle risorse e sempre in pareggio. La rinnovabilità delle risorse è quindi non solo il Primo Principio dell’Economia Reale ma anche la Costituzione della libertà di un Popolo.
Stati senza Economia reale non possono essere liberi perchè subordinati e dipendenti da altre Economie forti. Tali Economie Forti saranno però sempre più quelle Economie legati a Paesi in grado di avere un bilancio positivo della capacità di produrre Risorse Rinnovabili e quindi, morale della favola, la potenza degli Stati del futuro, una volta crollata l’Economia basata sulla Finanza (il Capitalismo deteriorato), sarà legata alla capacità di creare Economia Reale.
Guido Bissanti