La ricerca della verità e della comprensione della natura delle cose; il tentativo di “capire” l’universo, sui perché della sua struttura, sul discorso ancora più estremo, perché esiste? è un argomentare che potrebbe continuare quasi all’infinito, con una serie di domande generiche e di risposte più o meno vaghe, senza forse venire mai a capo di nulla, se non poniamo dei punti fissi su cui incardinare il ragionamento.
Da duemila anni poi queste domande hanno creato nell’uomo due differenti posizioni etiche; due modi di concepire il proprio rapporto con il cosmo.
Atei o agnostici da una parte e uomini di fede dall’altra si sono contrapposti su queste domande. Ma gli stessi uomini di fede, gli uomini che hanno accolto l’Essere supremo o ancora il Dio nella storia, coloro che hanno compreso la rivoluzionarietà di questo evento, spesso non hanno saputo dare nella propria vita la giusta collocazione alle cose materiali e a quelle spirituali (a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio).
Una conoscenza ed una cultura, ancora parziale, rendono l’uomo timoroso ed irrequieto rispetto alle contrapposizioni dell’essere materia e dell’essere coscienza. La decadenza della materia e l’incorruttibilità dello spirito sembrerebbero appartenere ad un dipolo senza una logica comune. Dunque il Creatore, colui che ha progettato l’Universo lo avrebbe dotato di due realtà in contraddizione? L’una “cattiva” perché corruttibile e motivo di difficoltà nel cammino dell’uomo e l’altra contrapposta ed unica realtà percorribile? Difficile a credersi.
Questa dualità, con vari toni, non ha avuto solo ripercussioni di ordine etico e morale, ma è stata anche motivo delle colorate vicende culturali e di costumi dei popoli, fino ad oggi, e luogo dell’attività di filosofi, pensatori e politici che, soprattutto in questi ultimi due millenni, si sono cimentati nella materia.
Tutta la storia, soprattutto degli ultimi due millenni, è il libro delle vicende etico-religiose di ogni civiltà, con origini e tradizioni diverse, ma la sostanza è stata praticamente sempre la stessa. Rimbalzando dalle tradizioni dei popoli dove le religioni hanno visto nell’ascetismo l’unica fonte di innalzamento dello spirito umano, a quelle dove l’avvento del cristianesimo che, pur rinnovando e dando un nuovo ruolo e significato a queste forme, ha consegnato all’uomo il ruolo di essere presente nella storia, nel mondo, nella materia; di essere prossimo. “In virtù della Creazione e ancor più dell’Incarnazione, niente è profano quaggiù per chi sa vedere”. (Teilhard De Chardin P.).
Le evidenti ripercussioni sociali, culturali, scientifiche e, non ultime, quelle politiche delle civiltà occidentali, sono, senza dubbio, influenzate da questa impostazioni “metodologica” nuova e diversa.
Pur tuttavia una continua ed ulteriore evoluzione della cultura del terzo millennio potrà aversi tramite la interpretazione più completa e quindi vera, delle speculazioni culturali e filosofiche che il cristianesimo pone e possiede e che, innestato nella storia duemila anni or sono, deve ancora far fruttificare, in maniera completa e piena, la pianta della civiltà, trasformando la linfa grezza dell’azione umana in linfa elaborata. Infatti “il lavoro dell’alga che concentra nei propri tessuti le sostanze sparse …. sono solo una pallida immagine dell’elaborazione continua subita in noi, da tutte le potenzialità dell’Universo, per diventare spirito”. (Teilhard De Chardin P.).
Sappiamo che l’oscillazione del pendolo è sempre e comunque l’effetto di una causa; tanto più energica sarà la causa tanto maggiore sarà l’effetto; orbene, in un certo senso, come in tutti gli aspetti della cultura e della storia umana, l’uomo non possiede la facoltà di assimilare istantaneamente, di digerire subito una “novità”, una nuova conoscenza, ma nel suo progredire (nel suo respirare) e percepire quel qualcosa di nuovo, oscilla tra le due posizioni (corsi e ricorsi della storia) sino a quando, come nel pendolo, giunge ad un punto di equilibrio (è la stessa pedagogia che dall’errore e dalla consapevolezza del peccato conduce al pentimento, al bisogno di rientrare nei Grandi Principi) – “Percorrendo la strada che conduce al Monte della Trasfigurazione”. (Teilhard De Chardin P.).
Ma cosa c’entra, ritornando al discorso della premessa, la materia in tutto questo? e che rapporto esiste tra essa e l’uomo?
Il cristianesimo conduce l’uomo ad intervenire nel mondo, nei luoghi dove è necessario, attraverso il suo contributo, nei luoghi dove la materia, in tutte le sue forme possibili ed immaginabili, invoca di essere ricondotta verso il motivo per cui è.
Chiariamo ancora di più questo aspetto; siamo spesso portati a giudicare, a classificare, per settori stagni, le cose che vediamo: il tangibile (tralasciamo qui il trascendente), dandogli identità e qualità varie e spesso, quindi, logiche differenti; siamo spontaneamente portati a giudicare.
Ad esempio: esistono erbe utili all’uomo, altre infestanti, cose buone o utili altre cattive o addirittura inutili. Esistono parti del mondo belle, buone, ed altre brutte, cattive.
Questo modo di classificare il cosmo ha origine, prevalentemente, da una valutazione umana parziale, ma nasce soprattutto dalla presunzione che questa comprensione sia già bastevole, sufficiente a spiegare il mondo. Questa cultura, accentuatasi soprattutto nei paesi occidentali dopo l’illuminismo, che pretendeva di spiegare con la ragione, e quindi con le conoscenze dei tempi, ciò che ricadeva sotto il dominio dei sensi, aveva di fatto attribuito alla materia una funzione incompleta, perché assolutizzata, quindi fuori dalla logica del tutto, dalla logica che deve necessariamente dare un ruolo alla materia come parte contrapposta allo spirito o addirittura unica realtà esistente..
Questa cultura, utile nel superamento delle scorie ideologiche del medioevo (e quindi a sua volta comprensione di transito tra due epoche) ci ha indotti però a pensare per categorie di cose, non per insiemi. Una categoria di pensiero utile per i tempi che sono stati, ma transito nelle vie della storia umana.
Ma se l’universo, quello tangibile e quello trascendente è un insieme, perché sotto le regole di un unico Progettista, allora la logica umana, non dissimile da quella divina (facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza) si è trovata da tempo a dover risolvere una questione (materialità-spiritualità) mancante di alcuni elementi necessari, ed utili quindi, alla soluzione, alla comprensione. È come se in una equazione matematica ci fossimo sforzati di trovare la soluzione senza la possibilità di conoscere il valore dell’incognita, e l’incognita è quella che da senso e valore a tutta l’equazione (ma incognita non è sinonimo di inesistente come la cultura occidentale tende a fare).
Facciamo adesso un’altra considerazione; cosa c’è di diverso tra una roccia ed un uomo? argomentiamo da un punto di vista esclusivamente materialista. Non potendo dire lo spirito (in quanto elemento immateriale), allora saremo costretti a discutere sulle facoltà di movimento (o staticità), di riproduzione e così via.
Saremo costretti cioè a fare considerazioni sulla loro natura sostanziale e visibile e non su componenti di ordine intellettivo. In effetti uomo (come sola componente materiale) e roccia appartengono allo stesso universo, sono composti dalle stesse particelle elementari, sono sottoposti alla stessa legge, alle stesse regole, alla stessa caducità della materia. Per troppo tempo Scienza, Tecnica, Cultura e Politica hanno lavorato per elementi e non per insiemi e la Cultura degli elementi si comporta come la testa dello struzzo dentro la buca; non si accorge che qualcosa (molto più grande) contiene la buca.