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Trifolium hybridum

Trifolium hybridum

Il Trifoglio ibrido (Trifolium hybridum L.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Fabaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fabales, Famiglia Fabaceae e quindi al Genere Trifolium ed alla Specie T. hybridum.

Etimologia –
Il termine Trifolium è derivato dal prefisso tri- tre e da fólium foglia: per le foglie composte da tre foglioline. L’epiteto specifico hybridum, proviene da bastardo, ibrido, incrocio: di specie ritenute (a torto o a ragione) derivate da incroci di specie diverse. In questo caso la denominazione di questa leguminose non ha niente a che vedere con una sua eventuale origine ibrida fra le specie di trifoglio più conosciute e più diffusamente coltivate.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Trifolium hybridum è una specie di trifoglio di origine scandinava ma di cui non si conosce con esattezza la storia evolutiva. Viene coltivato, come pianta foraggera, in Svezia fin dal X secolo. Di qui fu diffuso in Gran Bretagna nella prima metà del secolo scorso. Contemporaneamente si estende nell’Europa centro meridionale e nel continente americano dove trova il suo ambiente di elezione nel Nord-est degli Stati Uniti e nel Canada.
Questo trifoglio in Italia viene coltivato su una ridotta superficie localizzata nel Veneto in areali di fondovalle o montani, dove piovosità elevate e temperature estive modeste determinano condizioni adatte al suo sviluppo.

Descrizione –
Il Trifoglio ibrido è una specie erbacea con taglia di 50-70 cm. ha un apparato radicale esteso, ma meno profondo che nel trifoglio pratense al quale è invece molto simile per habitus di crescita e tipo di sviluppo.
Come nel pratense anche il trifoglio ibrido, dopo la germinazione, forma una corona dalla quale emette numerosi steli di lunghezza pressoché uguale a quelli del trifoglio violetto, ma rispetto a questo, più sottili e con andamento più prostrato.
Le foglie sono trifogliate, portate da lunghi piccioli caratterizzati dalla presenza di stipole molto evidenti che avvolgono talvolta completamente lo stelo.
Le foglioline sono di forma intermedia tra quelle del trifoglio pratense e del trifoglio bianco, con margine finemente dentato e prive di maculature.
I fiori, con petali separati tra loro, sono riuniti in capolini di 40-60 elementi, di colore bianco-rosati e portati da lunghi peduncoli che si sviluppano all’ascella delle foglie.
Questa specie è ad accrescimento indeterminato; l’asse principale, infatti, non termina con un’infiorescenza, ma continua ad accrescersi e le ramificazioni portanti i fiori si sviluppano successivamente da ciascuna ascella fogliare.
I fiori a fecondazione avvenuta imbruniscono e si reclinano, facendo assumere all’infiorescenza un aspetto simile a quello del trifoglio bianco.
Il trifoglio ibrido è una pianta allogama ed autoincopatibile. La fecondazione avviene ad opera delle api. L’ovario contiene da due a quattro ovuli che, fecondati, a maturazione danno semi cuoriformi, molto simili a quelli del trifoglio bianco. Appena raccolti sono di colore verde, verde-giallastro ma, invecchiando, diventano di colore nero.

Coltivazione –
Il Trifoglio ibrido è una pianta perenne di durata produttiva limitata, al massimo, ai 2-3 anni.
A causa della sua origine scandinava la pianta si presta alla coltivazione in climi freddi, e si dimostra tollerantissimo anche nei confronti di terreni soggetti a ristagni idrici. La sua caratteristica è che comunque produce altrettanto bene sia in terreni acidi che alcalini, ma per ottenere questi risultati richiede temperature miti e abbondanza d’acqua. Si adatta alla coltura pura ma si associa bene anche a graminacee. Si presta anche al pascolo, ma non può dare più di un taglio l’anno. Nell’anno della semina, nei climi più freddi, produce con difficoltà un taglio di fieno.
Comunque la sua capacità di sopportare valori piuttosto elevati di acidità lo rende adatto ai terreni organici, inclusi quelli torbosi.
Nei prati polifiti si adatta bene alla consociazione con la coda di topo con la quale condivide l’elevata resistenza al freddo e la tolleranza verso condizioni di umidità anche abbondante. È anche utilizzato in consociazione con l’erba mazzolina.
Nel prato monofita la tecnica colturale è analoga a quella del trifoglio pratense. In tal caso si impiegano da 8 a 10 Kg/ha di seme con la seminatrice universale e 12-15 Kg/ha con semina a spaglio.

Usi e Tradizioni –
Il Trifolium hybridum è una specie foraggera adatta tanto al taglio quanto al pascolo.
Nei climi freddi e umidi il trifoglio ibrido presenta emergenza, accrescimento e sviluppo piuttosto rallentati e raramente nell’anno di impianto è in grado di fornire un taglio per fieno come invece accade in climi più caldi. Anche dal secondo anno in avanti non riesce, comunque, a dare più di un taglio annuo dal quale si ottengono da 2,5 a 4,0 t/ha di sostanza secca il cui valore nutritivo è uguale a quello del trifoglio pratense.
Per la produzione di seme si utilizza il primo taglio del secondo anno e la raccolta deve essere eseguita quando gran parte delle infiorescenze hanno assunto la caratteristica colorazione bruna. Ciò comporta, per quanto precedentemente detto a proposito dell’habitus di crescita, che il seme che si raccoglie presenta gradi di maturazione notevolmente diversi ed è quindi consigliabile raccogliere nelle ore meno calde della giornata per evitare perdite dovute alla deiscenza dei frutti più maturi. La produzione varia, a seconda degli ambienti, da 200 a 500 Kg/ha.
Esistono alcune varietà di cui attualmente due costituite in Italia.
Tra le varietà coltivate si ricorda la varietà canadese “Aurora” che è molto resistente al freddo e buona produttrice di seme. In Svezia è stata costituita la cultivar tetraploide “Tetra” che sembra presentare maggiore persistenza e produttività dei tipi diploidi. Ancora oggi, comunque, gran parte del seme che viene impiegato in Italia ed all’estero proviene dalla moltiplicazione di popolazioni locali più o meno selezionate.

Modalità di Preparazione –
Il Trifoglio ibrido è una pianta con impiego esclusivamente foraggero e per l’alimentazione animale mentre non ha particolari utilizzi nell’alimentazione umana o in campo farmaceutico.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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