Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è un parco nazionale istituito nel 1988 e sito nella provincia di Belluno, nel Veneto settentrionale. È individuato con i codici: WDPA 6181 e EUAP 0015. Ha una superficie di 15.030,22 ettari, interamente compresa nella provincia di Belluno, e collocata tra i fiumi Cismon ad ovest e Piave ad est, esteso a nord verso il bacino del Maè e a sud nel basso Agordino.
I comuni che sono inclusi nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi sono 15: Belluno, Cesiomaggiore, Feltre, Gosaldo, La Valle Agordina, Longarone, Pedavena, Ponte nelle Alpi, Rivamonte, San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina (Italia), Sedico, Sospirolo, Sovramonte, Val di Zoldo.
Questo parco nazionale è incluso nella sezione “Pale di San Martino – San Lucano – Dolomiti Bellunesi – Vette Feltrine” del sito delle Dolomiti, dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO nel 2009.
Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è stato istituito per tutelare un territorio di straordinaria valenza paesaggistica e naturalistica. Già note per la loro flora fin dal XVIII secolo, le Vette di Feltre e il Monte Serva rappresentano di per se una grande attrazione. La rarotà di alcune specie e degli habitat è legata soprattutto alla localizzazione geografica.
Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi si situa infatti sul margine delle Alpi sudorientali, in zone molto impervie, parte delle quali sono rimaste libere dai ghiacci nel corso dei periodi molto freddi (glaciazioni) che si sono succeduti nel Quaternario e l’ultimo dei quali si è esaurito circa 10.000-12.000 anni fa.
Il Parco comprende i gruppi montuosi delle Alpi Feltrine (Vette di Feltre, Cimonega, Pizzocco, Brendol, Agnelezze), Monti del Sole, Schiara, Talvéna, Prampèr e Spiz di Mezzodì. Sono presenti aree carsiche d’alta quota e rupi e pendici detritiche; tutti habitat ideali per la crescita di numerose specie di alta montagna.
Il territorio del parco, fatta eccezione per alcune aree carsiche di alta quota, è molto ricco di risorse idriche: sorgenti, paludi e corsi d’acqua tra i quali ricordiamo: Cordevole, Mis, Caorame, Stién (affluente del Caorame), Falcìna (affluente del Mis), Ardo, Vescovà, Prampèra (affluente del Maè) che concorrono alla ricchezza biologica del Parco. Alcuni di questi torrenti scorrono in forre profonde, e tutti sono soggetti a variazioni.
Caratteristica è la flora di questo parco che è composta da rododendri, cardi, stelle alpine e da altre piante montane. Inoltre insistono boschi di latifoglie e di conifere, pascoli e estesi prati.
Queste caratteristiche ambientali e floristiche all’interno di aree di alta montagna accanto a pascoli, consentono a numerose specie animali di trovare il proprio habitat ottimale.
Tra le specie più importanti e rappresentate ricordiamo.
Tra i mammiferi:
– Marmotta delle Alpi, Ermellino, Martora, Capriolo, Camoscio, Cervo, Muflone, Lupo, Lince.
Tra i chirotteri:
– Vespertilio maggiore, Pipistrello nano, Orecchione austriaco, Orecchione bruno, Vespertilio di Daubenton.
Tra gli uccelli:
– Picchio nero, Picchio muraiolo, Astore, Gheppio, Aquila reale, Civetta nana, Civetta capogrosso, Allocco, Gufo reale, Francolino di monte (specie a rischio di estinzione), Gallo cedrone, Fagiano di monte, Pernice bianca, Coturnice, Upupa, Corvidi, Cincia, Re di quaglie, Codirosso spazzacamino, Fringuello alpino (anch’esso raro), Culbianco.
Tra i rettili e gli anfibi:
– Tritone alpino, Tritone crestato italiano, Tritone punteggiato meridionale, Salamandra pezzata, Salamandra nera o alpina, Ululone dal ventre giallo, Rospo comune, Rana montana, Rospo smeraldino, Vipera dal corno.
Infine tra i prodotti tipici dell’agricoltura ricordiamo la fragola (Fragaria vesca L.) che si è diffusa in coltivazione nell’area delle Dolomiti Bellunesi.
Le piante coltivate sono selezioni di varie specie del genere fragaria e talvolta ibridi. Accanto a queste selezioni, alcune aziende locali propongono la fragolina di bosco, caratteristica varietà selezionata molto simile per gusto e profumo alle “vicine” fragole spontanee del sottobosco, con cui dividono il medesimo ambiente e clima. Proprio le caratteristiche montane dei siti di coltivazione (vicinanza a boschi e dunque zone ombreggiate e fresche) e la loro elevata naturalità, fanno si che la fragola della montagna bellunese presenti un buon livello qualitativo, facilmente riscontrabile dalle analisi sensoriali.
Guido Bissanti