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Falco peregrinus

Falco peregrinus

Il falco pellegrino (Falco peregrinus Tunstall, 1771) è un uccello rapace appartenente alla famiglia dei Falconidi.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Superphylum Deuterostomia, Phylum Chordata, Subphylum Vertebrata, Superclasse Tetrapoda, Classe Aves, Sottoclasse Neornithes, Superordine Neognathae, Ordine Falconiformes, Famiglia Falconidae, Sottofamiglia Falconinae e quindi al Genere Falco ed alla Specie F. peregrinus.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il falco pellegrino è una specie cosmopolita, anche perché può contare sulla differente adattabilità delle sue 21 sottospecie che vivono su tutto il pianeta. Troviamo così questo rapace nelle differenti condizioni ambientali terrestri: dal freddo della tundra artica al caldo estremo dei deserti australiani. Lo troviamo così in Europa, Asia, Africa, Nordamerica, Sudamerica e Oceania. In Italia lo si ritrova soprattutto negli spazi aperti di quasi tutti i biotopi e sui bacini lacustri dove c’è abbondanza di uccelli. Negli ultimi tempi si è pure adattato a vivere in alcune città.

Descrizione –
Falco peregrinus si distingue per avere una lunghezza tra 34 e 58 cm, con apertura alare di 80–120 cm. Tra maschio e femmina esiste un evidente dimorfismo sessuale; le femmine sono circa il 30% più grandi dei maschi. Si ha così che i maschi pesano dai 440-850 g,e le femmine 750-1250 g. Maschi e femmine hanno piumaggio simile e le fluttuazioni dei valori di colore, piumaggio e peso sono relative alle diverse sottospecie.
Il falco pellegrino si riconosce per avere il dorso e le ali appuntite che negli adulti hanno normalmente una colorazione che va dal nero bluastro al grigio ardesia, con alcune striature caratteristiche delle sottospecie. La punta delle ali è sempre nera.
La parte ventrale è striata con sottili bande marrone di colore scuro o anche nere. Anche la coda ha lo stesso colore del dorso ma le striature sono nette; questa è lunga, sottile e arrotondata alla fine con una punta nera e una banda bianca per ciascuna estremità. La testa è nera e risalta rispetto ai fianchi che nel collo sono di colore chiaro e nella gola bianco.
Ha zampe gialle e becco ed artigli di colore nero. Sulla punta del becco si trova un intaglio che permette al falco di uccidere le prede spezzando loro le vertebre cervicali del collo. I giovani della specie hanno un colore più bruno con parti inferiori che sono striate invece che barrate; in questi la “cera” e l’anello orbitale sono blu pallido.
Il nome specifico “peregrinus” è in riferimento alla colorazione scura delle penne del capo, che ricordano il cappuccio nero che indossavano i pellegrini.

Biologia –
Nel falco pellegrino una coppia rimane insieme per lo più per tutta la vita e, nel caso di morte di uno dei partner, si accoppiano nuovamente.
Mediamente la durata della cova va dai 32 ai 37 giorni, in funzione della latitudine e dalla condizioni di umidità e temperatura della zona prescelta per la cova. Per ogni covata si possono avere da 2 a 6 uova ma solitamente la covata è di 3-4 uova. Cova anche in strutture architettoniche prominenti in alti palazzi come campanili delle chiese, vecchie fabbriche dove caccia prevalentemente piccioni. Il falco pellegrino raggiunge mediamente una età massima di 17 anni allo stato brado; in cattività si hanno esemplari che superano l’età di 20 anni. Il fabbisogno quotidiano del falco pellegrino è pari a circa 140 grammi di carne.
Il falco pellegrino può raggiungere in picchiata una velocità massima di 385 km/h, cosa che ne fa il più veloce animale vivente. Questa velocità fa del falco pellegrino uno dei più abili cacciatori esistenti, in quanto in picchiata può superare volatili che in volo orizzontale gli sono superiori. Per fare questo, caccia, quindi, lanciandosi da altezze maggiori delle sue prede che raggiunge e preda in picchiata.
Il falco pellegrino catture le sue prede quasi sempre con la cosiddetta “stoccata”, cioè un colpo sferrato con entrambi gli artigli, che sbilancia e tramortisce la sua preda che viene poi uccisa a terra con il potente becco. Con eccezione di terreni innevati o molto nudi, il falco pellegrino non caccia mai a terra e mai animali terrestri.

Ruolo Ecologico –
Falco peregrinus è un rapace, come detto, diffuso e, storicamente, cacciato praticamente in tutto il mondo. Il Falco pellegrino ha attirato l’attenzione degli studiosi nel dopoguerra, quando si cominciarono a studiare le conseguenze sulla fauna e sull’uomo del massiccio uso di pesticidi in agricoltura. Intelligente, veloce, abilissimo predatore, fin dal Medioevo è impiegato in falconeria, mentre per gli antichi Egizi era addirittura un simbolo divino, incarnazione del potente dio Horus. Questo rapace è considerato un superpredatore e per questo motivo le sue popolazioni sono soggette a notevoli variazioni, dovute alle fluttuazioni delle popolazioni delle prede (quasi esclusivamente uccelli), alle persecuzioni messe in atto dall’uomo (per esempio la sistematica distruzione di esemplari nelle Highlands scozzesi, dove i falchi predano prevalentemente le pernici bianche (Lagopus lagopus), o durante la seconda guerra mondiale, quando il Governo inglese tentò, senza riuscirvi, di distruggere la specie per proteggere il traffico dei piccioni viaggiatori, usati per tenere i contatti con la Resistenza francese.
In Europa occidentale e in America settentrionale, poco dopo il 1950, soprattutto per l’uso in agricoltura del DDT (para-diclorodifeniltricloroetano) e del DDE (diclorodifenildicloroetilene), ebbe inizio un crollo delle popolazioni di falco pellegrino che condusse alcune popolazioni al completo collasso.
In seguito al bando del DDT, alla rigorosa protezione dei siti di nidificazione dal prelievo di uova e nidiacei per la rinascita della falconeria e agli importanti interventi di reintroduzione, le popolazioni, a partire dagli anni settanta ebbero una progressiva e quasi totale ripresa. La specie, fra l’altro, si adatta volentieri alla presenza dell’uomo, tanto da nidificare spesso nei palazzi cittadini.
I biologi poterono successivamente dimostrare che gli insetticidi in questione provocano un’alterazione enzimatica dell’anidrasi carbonica e del calcio ATPasi, che trasportano il calcio dalla circolazione sanguigna della femmina al guscio in formazione dell’uovo.
Stesse alterazioni, e quindi stessa distruzione di popolazioni, si riscontravano in altri falconiformi, in particolare in quelli che si nutrono principalmente di uccelli, per esempio nello sparviero. Le modalità di avvelenamento erano da individuare nella catena alimentare: insetto-uccello insettivoro-falco.
Per questo motivo in pochi anni ci si convinse a bandire, l’uso di DDT e DDE, almeno in Europa e America settentrionale, mentre ancora molto resta da fare e da dimostrare nell’uso di altri pesticidi e diserbanti che agiscono sulle catene ecologiche ed alimentari con effetto esponenziale.
Il falco pellegrino, come altre specie di falchi e di rapaci in generale, è associato alle vette del cielo e anche agli astri, in particolare al Sole. Tale accostamento si aveva nella mitologia egizia che identificava in Horus, figlio di Osiride e Iside, il dio solare per eccellenza. Anche se non si hanno prove o dati certi, su quale falco si facesse riferimento, l’ ipotesi più verosimile è che si trattasse del falco pellegrino, le cui piume scure sotto agli occhi, andando a formare una specie di mezzaluna, ricordano da vicino l’Occhio di Horus, importantissimo simbolo misterico legato a prosperità e sovranità.
La venerazione del Falco pellegrino si tramandò e continuò con altre culture tra cui i Greci dove questo falchetto rappresentava il messaggero di Apollo. Negli antichi popoli nordici, la dea Freya aveva un mantello fatto da piume di falco che gli permettevano di trasportarla ovunque desiderasse; infine per altre popolazioni del mondo, dai Nativi d’America a quelle della Polinesia, il falco pellegrino era associato a capacità di conoscenza e divinazione.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– C.Battisti, D. Taffon, F. Giucca, 2008. Atlante degli uccelli nidificanti, Gangemi Editore, Roma.
– L. Svensson, K.Mullarney, D. Zetterstrom, 1999. Guida agli uccelli d’Europa, Nord Africa e Vicino Oriente, Harper Collins Editore, Regno Unito.



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