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Liothrips oleae

Liothrips oleae

Il Tripide dell’Olivo, conosciuto anche come pidocchio nero o liotripe dell’ulivo (Liothrips oleae (Costa)) è un insetto tisanottero appartenente alla famiglia Phlaeothripidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Tracheata, Superclasse Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Thysanopteroidea, Ordine Thysanoptera, Sottordine Tubilifera, Famiglia Phlaeothripidae, Sottofamiglia Phlaeothripinae e quindi al Genere Liothrips ed alla Specie L. oleae.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Tripide dell’Olivo è una specie comune nelle zone olivicole di tutto il bacino del Mediterraneo e la sua diffusione corrisponde con l’areale di coltivazione dell’olivo.

Morfologia –
L’adulto del Liothrips oleae ha una lunghezza di circa 1,2-2 mm; ha un corpo di colore nero brillante e ali frangiate. Le antenne di questo insetto sono costituite da 8 segmenti. Le giovani neanidi sono di colore giallo paglierino e sono molto mobili. L’apparato boccale è pungente succhiante.

Attitudine e Ciclo biologico –
Questo tisanottero ricopre un ruolo di rilevante interesse agrario per i considerevoli danni che spesso provoca alle colture olivicole soprattutto in Italia, Spagna e Grecia. Il ciclo biologico è caratterizzato dall’adulto che sverna nelle screpolature della corteccia, soprattutto delle piante adulte di olivo ma anche nelle lesioni e cicatrici dei tagli delle potature o nel corpo di cocciniglie parassitizzate. All’inizio della primavera, quando le temperature oltrepassano i 15-18 °C, gli adulti escono e contemporaneamente le femmine iniziano l’ovideposizione; queste depongono fino a trecento uova, dalle quali dopo qualche settimana fuoriescono le neanidi che iniziano a nutrirsi delle parti più tenere della pianta. dalle neanidi divenute adulte si origina successivamente una seconda generazione che, nel sud Italia corrisponde alla metà di giugno), ed ancora una terza generazione tra fine agosto ed inizi di settembre, da cui di solito in autunno sverneranno gli adulti. Nelle annate con particolari condizioni di elevata umidità e temperatura, il tripide dell’olivo può compiere anche una quarta generazione.

Ruolo Ecologico –
I primi danni di questo insetto si manifestano sui germogli apicali più teneri per poi diffondersi sui fiori e sui frutti. I danni, che in determinate condizioni climatiche ed agronomiche, possono essere considerevoli, sono dovuti alle punture trofiche sia dell’insetto allo stadio adulto che delle neanidi.
I germogli che sono stati colpiti da questa attività trofica sono caratterizzati da uno sviluppo stentato e si attorcigliano su se stesse; le foglie assumono delle caratteristiche forme ad uncino e vanno incontro ad una cascola precoce. Gli attacchi sui fiori provocano l’aborto e la colatura mentre sui frutti si ha la cascola precoce, deformazioni, infossature e maculature brunastre. Per di più dalle punture possono penetrare all’interno microrganismi con ulteriore deterioramento ed aggravamento del danno.
In buone condizioni agronomiche ed in aziende condotte con buoni criteri di agroecologia il Liothrips oleae viene controllato dagli antagonisti entomofagi, tra cui l’Anthocoris nemoralis (rincote) e il Tretrastichus gentilei (imenottero); per evitare però improvvisi aumenti di popolazione, conseguenti a variazioni repentine di condizioni climatiche, favorevoli a questo insetto, bisogna operare un attento monitoraggio sin dalla prima generazione primaverile.
Gli interventi di contenimento di questo insetto riguardano soprattutto la necessità di un buon inerbimento dell’oliveto, della presenza di siepi ed arbusti che possano ospitare gli antagonisti, attraverso le potature al fine di sfoltire la chioma e di evitare l’insediamento dell’insetto. La specializzazione degli oliveti crea condizioni favorevoli a questo insetto, per cui, a lungo andare, diventano antieconomiche ed antiecologiche.
In casi estremi si può intervenire con prodotti a base di piretro idi (consentiti in agricoltura biologica) ma è una pratica che va fatta con tempistiche tali da danneggiare al minimo la presenza dell’entomofauna utile quale quella dei pronubi e dei suoi insetti antagonisti.
La soglia d’intervento indicativa è del 10% di germogli infestati nella prima generazione.
Inoltre si deve operare un controllo del Fleotribo, nelle cui gallerie il Tripide trova sicuro e facile ricovero invernale ed un luogo adatto anche per l’ovideposizione.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.




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