Carpoxylon macrospermum
Carpoxylon macrospermum
Il nohoej (Carpoxylon macrospermum H.Wendl. & Drude 1875) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae.
Sistematica –
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Sottoclasse Arecidae,
Ordine Arecales,
Famiglia Arecaceae,
Sottofamiglia Arecoideae,
Tribù Areceae,
Sottotribù Carpoxylinae,
Genere Carpoxylon,
Specie C. macrospermum.
Etimologia –
Il termine Carpoxylon proviene dalle parole greche “καρπός” (carpós), cioè frutto e “ξύλον” (xylon), cioè legno, in riferimento all’endocarpo legnoso;
L’epiteto specifico macrospermum viene dal greco “μακρός” (macrós), cioè grande e “σπέρμα” (sperma), cioè seme.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Carpoxylon macrospermum è una palma endemica di Aneityum (o Anatom), Futuna e Tanna nell’arcipelago Vanuatu Vanuatu ed è l’unica specie del genere Carpoxylon.
In queste zone è presente nel suo habitat naturale con pochi individui, nella foresta pluviale a basse altitudini.
Descrizione –
Il Carpoxylon macrospermum è una palma monoica inerme, solitaria, eretta, alta fino a oltre 25 m, con base allargata a forma di bottiglia, fino a 50 cm di diametro, che si assottiglia in un fusto cilindrico, di 25-30 cm di diametro, su cui sono visibili le tracce biancastre dell’attaccatura delle foglie cadute.
Le foglie sono pennate, su un robusto picciolo lungo circa 25 cm, fortemente ed elegantemente arcuate, lunghe fino a 4 m; la base fogliare, lunga 1,5-1,8 m, fascia interamente il fusto formando una sorta di capitello tubolare di colore verde chiaro lucido. Le foglioline, circa 70 per lato, sono lineari con apice acuminato, rigide, ascendenti, disposte regolarmente lungo il rachide a formare una V, di colore verde scuro superiormente, leggermente più chiaro inferiormente, lunghe nella parte mediana 1,2-1,8 m e larghe 3,5-3,8 cm.
Le infiorescenze si trovano su un robusto peduncolo lungo 14 cm, sotto le foglie (intrafogliari), erette, con ramificazioni di terzo ordine, racchiuse inizialmente in tre brattee decidue, la più esterna (profillo) di colore verde scuro, lunga circa 70 cm.
I frutti sono di forma da ellittica a obovoidale con la cicatrice stigmatica eccentrica prominente all’apice, inizialmente verdi poi rossi a maturità, di 6-7 cm di lunghezza e 3,2-3,5 cm di diametro, con mesocarpo fibroso ed endocarpo legnoso.
Il seme è ovoide, di 3 cm di lunghezza e 2,5 cm di diametro, endosperma omogeneo con una piccola cavità centrale.
Coltivazione –
Il Carpoxylon macrospermum si trova nelle foreste pluviali di pianura delle “Nuove Ebridi” (l’antico nome di Vanuatu) dove i frutti sono una fonte di cibo per i granchi del cocco e le volpi volanti. L’endosperma gelatinoso dei frutti immaturi, di gradevole sapore, viene a volte localmente consumato.
È una palma di facile coltivazione e veloce crescita; è una delle palme più ornamentali per i giardini delle zone a clima tropicale e subtropicale umido, non sopportando temperature prossime a 0 °C, isolata, in gruppo o in filari ai lati di viali.
Per la sua coltivazione richiede pieno sole, tranne nella fase giovanile quando è preferibile una parziale ombreggiatura, e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, purché perfettamente drenante, ma cresce al meglio in quelli sabbiosi ricchi di sostanza organica, mantenuti pressoché costantemente umidi, ma senza ristagni; ben radicata può resistere a brevi periodi di secco, ma mal sopporta i venti caldi e aridi.
Le giovani piante, coltivate in vaso, sono di grande eleganza per la decorazione di interni luminosi, utilizzando un terriccio organico drenante, con innaffiature abbondanti in estate, più diradate in inverno, ma senza mai farlo asciugare completamente, con temperature minime notturne superiori a 15 °C.
Si riproduce per seme, preventivamente tenuto in acqua per 3 giorni, interrato per circa ¾ in terriccio organico drenante mantenuto umido alla temperatura di 26-28 °C, con tempi di germinazione a partire da due settimane.
Usi e Tradizioni –
Il Carpoxylon macrospermum viene conosciuto con alcuni nomi locali, tra cui si riporta: nohoej (Aneityum), bunglu, bungool, nibaglou (Malakula).
La specie fu descritta per la prima volta da Hermann Wendland e Carl Georg Oscar Drude nel 1875 a Linnaea, a partire dal solo frutto raccolto nell’isola di Aneityum e inserita in un genere differente da quello della palma, dai frutti simili, presente nell’isola, la Veitchia spiralis H.Wendl. (1868), ma con la cicatrice stigmatica apicale non eccentrica. Ritenuta per oltre un secolo estinta, fino a quando nel 1987 il botanico australiano John Leslie Dowe (1962) non la “riscoprì” in maniera fortuita nell’isola di Espiritu Santo. Successivamente sono stati censiti 32 individui adulti in natura (Aneityum, Futuna e Tanna), e poco più di 100 coltivati nei pressi dei villaggi delle isole dell’arcipelago, oltre a numerosi individui giovani. Contemporaneamente sono stati distribuiti semi a diverse istituzioni botaniche e, in misura limitata, a privati collezionisti, e già dalla fine del XX secolo numerosi esemplari sono presenti in varie parti del mondo.
Nelle isole Vanuatu la palma è utilizzata sia come ornamentale che per usi minori, l’endosperma gelatinoso dei frutti immaturi, di gradevole sapore, viene a volte consumato; quello dei frutti maturi, estremamente duro, è usato per fornelli di pipa. Le foglie sono impiegate come materiale di copertura e per fabbricare scope, la brattea (profillo) per stuoie e come contenitore estemporaneo di cibi e liquidi. Il frutto è inoltre una fonte di cibo per i granchi del cocco (Birgus latro L. 1767) e volpi volanti (Pteropus anetianus Gray, 1870).
Per la ristretta area di origine, la pressione antropica e il numero limitato di individui maturi, in costante declino, la specie è stata inserita (1998) nella lista rossa della IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources) come “Critically Endangered” (ad altissimo rischio di estinzione in natura nell’immediato futuro).
Modalità di Preparazione –
Il Carpoxylon macrospermum è una palma raccolta allo stato naturale o coltivata sia per scopi ornamentali che alimentari.
Si consuma l’endosperma gelatinoso dei frutti immaturi; quando i frutti diventano adulti sono utilizzati come fornelli di pipa.
Le foglie sono impiegate sia come materiale di copertura e per fabbricare scope; la brattea (profillo) per stuoie e come contenitore estemporaneo di cibi e liquidi.
Il frutto è inoltre una fonte di cibo per la fauna selvatica.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/191030444/original.jpeg
– https://cdn.plantatlas.org/img/specimens/FTG/77428.jpg
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.