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Elephas maximus

Elephas maximus

L’elefante asiatico (Elephas maximus Linnaeus, 1758) è un mammifero appartenente alla famiglia degli Elephantidae.

Sistematica –
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Ramo Bilateria,
Superphylum Deuterostomia,
Phylum Chordata,
Subphylum Vertebrata,
Infraphylum Gnathostomata,
Superclasse Tetrapoda,
Classe Mammalia,
Sottoclasse Theria,
Infraclasse Eutheria,
Superordine Afrotheria,
Ordine Proboscidea,
Famiglia Elephantidae,
Sottofamiglia Elephantinae,
Genere Elephas,
Specie E. maximus.
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti sottospecie:
Elephas maximus subsp. indicus Cuvier, 1798;
Elephas maximus subsp. maximus;
Elephas maximus subsp. sumatranus Temminck, 1847.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Elephas maximus è un grande mammifero presente in un areale che comprende: India, Sri Lanka, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Indonesia (Sumatra) e Malesia. La popolazione di elefanti indiani è concentrata principalmente in India, dove si stima che viva circa il 60% degli elefanti asiatici rimanenti. Altre importanti popolazioni si trovano invece in Sri Lanka, Myanmar e Thailandia.
Il suo habitat è quello delle foreste umide e montuose, ma anche delle savane e delle regioni semi-aride e non coperte da vegetazione.

Descrizione –
L’Elephas maximus è un mammifero molto simile all’elefante africano, ma con alcune differenze piuttosto marcate. È il secondo animale di terraferma più grande. Presenta un dimorfismo sessuale con i maschi che sono lunghi mediamente 5,5-6,4 metri, hanno un’altezza alla spalla di 2,7-3 metri, e pesano 3900 – 4700 kg, mentre le femmine sono leggermente più piccole.
Oltre alle minori dimensioni dei maschi (le femmine delle due specie hanno invece una taglia simile, a causa del più marcato dimorfismo nella specie africana), sono evidenti le differenze nella forma del cranio, che in questa specie ha due prominenze e un’insellatura interna.
Le orecchie inoltre sono più piccole in proporzione alla testa. Il profilo del dorso di questa specie è convesso e discendente dal garrese alla groppa, a differenza di quello dell’elefante africano, insellato e con la groppa più alta del garrese. Inoltre, ha zanne più piccole, che spesso nelle femmine sono assenti o appena accennate.
Questo animale, inoltre, presenta solitamente quattro zoccoletti nel piede posteriore, contro i tre della specie africana. L’elefante indiano ha una proboscide dalla pelle relativamente liscia e fornita all’estremità di una sola appendice digitiforme sul bordo superiore, quella dell’elefante africano termina invece con due appendici, meno sviluppate di quella unica dell’asiatico, e presenta inoltre una pelle molto più rugosa.
La mandibola dell’elefante asiatico presenta inoltre all’estremità una sorta di labbro pendulo e appuntito, che manca nelle due specie africane.

Biologia –
L’Elephas maximus è una specie poliginica; ima schi cioè competono tra loro per accoppiarsi con le femmine. Non tutti i maschi adulti, però, riescono a riprodursi, bensì solo quelli più forti e in salute.
Le femmine sono in estro ogni 14/16 settimane per una durata di circa 3/7 giorni, durante i quali utilizzano segnali acustici, visivi e chimici per indicare ai maschi che sono pronte per l’accoppiamento.
Uno studio condotto nel 2003 dal Department of Biochemistry and Molecular Biology, dell’Università dell’Oregon, negli Stati Uniti, ha descritto il comportamento dell’elefante asiatico durante il “musth”, ovvero il periodo nel quale i maschi diventano aggressivi verso gli altri maschi e mostrano comportamenti sessuali accresciuti. In questo momento dell’anno (che varia da individuo a individuo) si ingrandisce la ghiandola cutanea posta sulle tempie. I testicoli crescono notevolmente di dimensione e il soggetto emana un forte odore. Per combattere tra loro utilizzano le zanne e, durante gli scontri, possono anche ferirsi o morire.
I giovani maschi che hanno appena raggiunto la maturità sessuale, di solito, non possono ancora riprodursi perché il loro “musth” è troppo debole e non riescono, quindi, a sconfiggere i maschi più anziani. Con l’età, però, il “musth” aumenta di intensità e, intorno ai 20 anni, comincia ad essere pronto per l’accoppiamento.

Ruolo Ecologico –
L’Elephas maximus è un animale con una organizzazione sociale matriarcale; mentre le femmine e la prole vivono insieme, i maschi si uniscono in gruppi più piccoli, oppure vivono da soli. I cosiddetti clan, all’interno dei quali si formano forti legami sociali, sono composti da un minimo di 5 a un massimo di 20 femmine imparentate tra loro e dalla loro prole.
La dimensione dei gruppi dipende dalla stagione, dall’habitat e da altre condizioni ambientali. I maschi lasciano il gruppo dopo aver raggiunto la maturità sessuale.
Gli elefanti asiatici comunicano attraverso una varietà di suoni e vocalizzazioni, tra cui ruggiti, urla, sussurri e grugniti, così come attraverso il contatto fisico, come la carezza con la proboscide.
Questi animali sono nomadi e si muovono frequentemente. La loro velocità massima è di circa 32 km/h. Gli elefanti asiatici, inoltre, possono immergersi completamente nell’acqua lasciando fuori solo la proboscide.
Sono animali con abitudini diurne, ma se necessitano di molto tempo per reperire cibo, possono essere attivi anche di notte.
Questi animali hanno un’alimentazione particolare; trascorrono dalle 16 alle 18 ore al giorno nutrendosi e cercando acqua.
Sono degli erbivori che mangiano molti tipi di piante. La loro dieta è composta per la maggior parte da legumi, graminacee, giunchi e palme. In base alla disponibilità dell’ambiente possono però nutrirsi anche di malve e betulle, oppure di bambù. Laddove sia disponibile si nutrono inoltre di canna da zucchero.
Ad aiutarli nelle attività di reperimento del cibo è anche la proboscide, la quale, grazie alla sua flessibilità e forza, consente all’elefante di afferrare e strappare rami, tronchi e radici.
Purtroppo, secondo recenti studi, il numero di elefanti indiani sta diminuendo ad un tasso allarmante e addirittura superiore rispetto a quello degli elefanti africani.
Le principali cause di questo declino sono da addebitare alla rapida frammentazione degli habitat, ma anche al conflitto con gli esseri umani, i quali compiono ancora oggi crudeli atti di bracconaggio per ottenere l’avorio delle zanne. Gli elefanti indiani sono stati quindi inseriti nella categoria 1 dell’appendice dalla Convenzione per il commercio internazionale delle specie minacciate di fauna e flora selvatiche del CITES dal 1973 e, inoltre, sono presenti nella lista dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) già dal 1986.
La perdita di habitat è stata causata principalmente dalla conversione delle foreste in terreni agricoli e dalla costruzione di infrastrutture come strade e dighe. Il conflitto uomo – elefante che ne è derivato sta diventando sempre più diffuso anche a causa del cambiamento climatico. Vi sono inoltre le terribili conseguenze del bracconaggio per l’avorio, un’attività che rappresenta una minaccia significativa per la sopravvivenza degli elefanti asiatici e anche per gli elefanti africani.
Negli ambienti turistici, è piuttosto diffusala l’abitudine di tenere gli elefanti asiatici in cattività, spesso addestrandoli ad approcciarsi agli esseri umani. Questa specie viene inoltre sfruttata nei circhi e negli spettacoli, non solo in Asia, ma anche in Occidente.
Nonostante il trattamento che, spesso, viene alla specie riservato nel Subcontinente Indiano, questo elefante è venerato come animale sacro sia dalle persone di fede buddhista che dagli Induisti, i quali gli dedicano templi e statue e lo considerano simbolo di pace e di potere.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/390611163/original.jpg




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