Ecodemocrazia
Ecodemocrazia
Il naufragio della specie. Alla ricerca di una rigenerazione radicale. Recensione al libro di Sergio Messina “Ecodemocrazia. Per una fondazione ecologica del diritto e della politica”, Orthotes editrice, Nocera Inferiore (SA)
L’autore, Sergio Messina, con la sua monografia Eco-democrazia. Per una fondazione ecologica del diritto e della politica (2019)1, di elevato spessore scientifico e ricco di spunti di riflessione, si è spinto a voler considerare in un certo modo la Natura come un’entità dotata di una“dignità”morale e politica pari a quella dell’essere umano.
Tale riflessione evidenzia la consapevolezza, emersa negli ultimi decenni, degli effetti manipolativi che la tecnologia ha sulla vita con la probabilità che ciò possa mettere in pericolo la sopravvivenza della stessa umanità e la possibilità di costruire visioni alternative di convivenza civile rispetto all’omologazione economica, sociale e culturale prodotta dal neoliberalismo.
Partendo dal presupposto metodologico che fa capo alle scienze ecologiche, in base al quale la Natura può esistere senza l’Umano ma non l’Umano senza la Natura il testo si apre con un excursus storico-filosofico che coinvolge un’interdisciplinarietà di fondo, finalizzata ad evidenziare come la nostra specie per molto tempo si è percepita come un’entità indipendente e separata dal contesto in cui è immersa, non immaginando, invece, che è proprio il secondo polo della relazione a costituire il cemento dell’esistenza e del suo sviluppo evolutivo.
Nel corso degli ultimi 50.000 anni l’Homo sapiens, è andato infatti diversificandosi non solo sul piano somatico, linguistico e culturale, ma anche dal punto di vista delle forme di adattamento all’ambiente naturale; per gran parte di questo periodo la sussistenza dell’umanità dipendeva da ciò che le risorse naturali offrivano nella loro spontaneità. Solo in un secondo momento, ovvero, in epoca moderna, è emersa un’epistemologia “dominativa”, giustificata dal meccanicismo e dal riduzionismo della scienza occidentale, acuita ancor di più dallo sviluppo tecnologico ed economico della rivoluzione industriale e allo stato attuale dalla finanziarizzazione dell’economia.
Per tale ragione si evidenzia che oggi secondo diversi scienziati siamo transitati nell’era dell’Antropocene2 in cui la Terra subisce delle modifiche di scala talmente grandi da provocare veri e propri sconvolgimenti ecologici dipendenti appunto da impatti antropici come il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, e l’inquinamento delle matrici ambientali (aria, acqua, suolo). Questo è il quadro in cui si muove il libro e che ci orienta verso molte domande piuttosto che proporre soluzioni preconfezionate.
Uno dei principali interrogativi che pone Messina è: quale potrebbe essere la bussola per le nostre azioni tanto personali, quanto sociopolitiche? Dobbiamo partire -sostiene l’autore- anzitutto da una urgente questione di metodo: la limitatezza delle risorse e la maggiore impronta ecologica3 che soprattutto i Paesi più “sviluppati” producono sia in termini di entropia, sia di ingiustizia sociale ed economica.
Centrale appare allora il ruolo che assume il diritto e in particolare il principio di precauzione nel prescrivere un comportamento prudente, ma allo stesso tempo proattivo in rapporto alla rapidità con cui si possono produrre effetti negativi da parte degli esseri umani (estrazione, manipolazione, scarto, assorbimento ecc.) rispetto alla lunghezza dei tempi di rigenerazione delle risorse naturali. Ciò ha determinato (sottolinea l’autore partendo dall’ orientamento del pensiero complesso4 ) un’imprevedibilità delle conseguenze dello stesso sviluppo tecnico-scientifico ed economico nei confronti tanto del pianeta intero, quanto degli esseri umani più fragili che lo abitano.
Nell’ avvertire come la filosofia che ispira la precauzione si basi sulla presa di coscienza di tale vulnerabilità che afferisce da un lato alla asimmetria tra essere umano e il sistema-natura, dall’altro all’impegno sia personale, sia politico, Ecodemocrazia prima ancora che un testo filosofico-politico si caratterizza come un saggio filosofico in merito alla più attenta conoscenza che possiamo avere attorno al mondo che ci circonda attraverso l’interconnessione tra saperi, ma anche mediante lo svelamento dei poteri che li accompagnano.
Ed è qui infatti che Messina segue e allo stesso tempo critica gli orientamenti post-moderni riscoprendo la teoria dell’agire comunicativo di Jurgen Habermas5 ma riletto attraverso la lente di teorici politici di area anglosassone come Robyn Eckersley, John Dryzek e John Barry, i cui contributi hanno fatto emergere nuove categorie politiche “green” che riflettono il nesso che sussiste tra ecologia e società.
Non a caso la disamina centrale del libro riguarda gli effetti politici che sono prodotti dal nesso su menzionato: come agisce e “retroagisce” sui sistemi socio-naturali l’azione di gran parte del pantheon dei soggetti politici ed economici nel “pluriverso”6 della governance globale?
Se pensiamo soltanto a come il sistema neoliberale nel sostenere un continuo aumento della produzione, dei capitali, del consumo e del profitto ispiri tutt’oggi anche le politiche ambientali, ci si rende conto dicome il “deficit ecologico” delle risorse fisiche della Terra (energia e materie prime) non costituisca in realtà un ordine di priorità nell’agenda globale se non nella misura in cui ciò avvenga bilanciandolo con il principio intoccabile della “massimizzazione” dell’utilità individuale.
Al contrario, avverte Messina, aderendo a una visione più “profonda” dell’ambientalismo filosofico-politicouno sviluppo davvero sostenibile ci insegna a vivere proprio nei limiti di un solo e unico Pianeta; ignorare l’impronta ecologica comporta infatti due grandi rischi: uno a livello ecologico, l’altro a livello socioeconomico, sebbene i due piani siano strettamente intrecciati.
Dal lato ecologico un’alterazione irreversibile dei cicli biogeochimici e un esaurimento graduale di risorse per dare fondo ad eventuali riserve; dal lato socioeconomico l’elevata probabilità di aumentare le già attuali e stratificate diseguaglianze, specialmente nei confronti di chi subisce in maniera più pressante e invasiva la crisi ambientale e climatica.
Di fronte a siffatto scenario appare di conseguenza anche l’esito di tale riflessione giuridica e politica dell’autore: allo stato attuale alcune società avvertono l’esigenza, nonché l’inevitabilità dell’avanzamento tecno-scientifico, mentre altre vedono al contrario nello sviluppo fondato sulla crescita una potenziale minaccia sia per la dignità umana, sia per l’ambiente naturale.
Come trovare quindi soluzioni concrete al fine di conciliare i “diritti della persona”7 con la sopravvivenza della specie, mediante la salvaguardia del pianeta che la stessa abita? Come dovrebbe agire in altre parole la politica?
L’autore delinea alcuni sentieri percorribili che chiamano però in causa le tradizionali categorie del pensiero filosofico e giuspolitico, in particolare se sia adatta la democrazia a fronteggiare la sfida climatica e in generale ecologica. Senza un cambiamento di paradigma che investa tanto il pensiero, quanto le politiche l’interazione tra cambiamento climatico, perdita della biodiversità, sicurezza alimentare e consumo delle risorse naturalisi accelererà verso il collasso della biosfera, la cui probabilità a sua volta minaccia i mezzi di sussistenza soprattutto delle popolazioni più vulnerabili al riscaldamento globale, che subirebbero, come è noto, in maniera più intensa l’impatto di calamità naturali, innescate in larga parte da un sistema economico distruttivo e profondamente iniquo.
La consultazione della cittadinanza e una good governance multilivello, in tale scenario, costituiscono condizione necessaria ma non sufficiente per governi pur attenti, trasparenti e responsabili. Occorrerebbe infatti, sempre a parere dell’autore di Ecodemocrazia, un maggior coinvolgimento della società civile in ciò che riguarda le decisioni pubbliche, ripensando gli istituti di partecipazione in un’ottica di co-amministrazione e co-decisione per la natura, se non con la natura8 .
Un modello, indicato e descritto nel testo, che ha visto fronteggiare la crisi sociale e ambientale in accordo con la prospettiva sopra illustrata è quella di diverse popolazioni indigene provenienti soprattutto dal Sud del mondo.
Dapprima combattute, vinte ed emarginate nelle loro stesse terre, hanno visto in seguito integrare le loro concezioni “non-antropocentriche” sul rapporto umanità-natura in alcune Costituzioni molto innovative sul piano sia della dogmatica giuridica, sia dei principi, in ragione del loro ruolo critico svolto nei confronti dello stile di vita e del benessere occidentali9 .
Tali Costituzioni sono diventate un punto di riferimento imprescindibile per una svolta che sta intraprendendo il diritto dell’ambiente in una direzione maggiormente “ecologica”, ma che richiederebbe una migliore integrazione tra “sapienza” indigena e “scienza occidentale” in accordo con un mutamento radicale di visione e di mentalità e non soltanto di tecnologia.
Il libro ricalca tali aspetti, seguendo una linea storico-evolutiva e filosofico-politica a testimonianza del profondo legame con la terra e con l’ambiente naturale che caratterizza tali culture, diverse dal marcato utilitarismo delle società occidentali. Ma proprio per tale ragione in realtà si può ben sostenere tanto a parere di Messina, quanto di chi scrive che siamo in un certo senso accomunati alle prime grazie a un richiamo rivolto ai popoli “globalizzati” che invece tale legame hanno in gran parte perduto.
Tale richiamo costituisce la traccia costante e allo stesso tempo il grido di battaglia del libro, che nel nobile scopo di conciliare consenso e conflittualità vede nella crisi della democrazia moderna un’opportunità non solo di difesa contro le degenerazioni tecnocratiche, ma anche una fonte per una trasformazione grazie alla quale poter ancora immaginare e attuare orizzonti di senso comune.
Caterina Corsica
Sergio Messina (autore di Ecodemocrazia) è tecnologo-avvocato presso la Direzione Affari Legali, Prevenzione della corruzione e della trasparenza della sede legale dell’ENEA. Laureato in Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli con Master in Diritto dell’Ambiente Università di Siena; abilitato alla professione forense presso l’Ordine degli Avvocati di S. Maria Capua Vetere (CE). È dottore di ricerca in filosofia del diritto e past visiting researcher presso lo Strathclyde Centre of Environmental Law and Governance di Glasgow. Esperto in numerosi progetti Pon in materia di ecologia e diritto presso le scuole secondarie di primo e secondo grado. Ha pubblicato numerosi articoli nel campo dell’etica e del diritto dell’ambiente tra cui la monografia “Eco Democrazia. Per una fondazione ecologica del diritto e della politica”, Orthotes, Nocera Inferiore 2019, Il costituzionalismo “globale” alla prova del cambiamento climatico. Per una possibile metamorfosi del diritto internazionale ambientale, in “Teoria della regolazione sociale” (2020) Da parco urbano ad ‘agorà’ pubblica: un progetto multifunzionale per un’identità civica ‘glocale’, in “Scienze del Territorio”, nr. 8 del 2020 Conversazione con Giorgio Nebbia in G. Nebbia, La contestazione ecologica. Storia, cronache e narrazioni, La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2015.
Caterina Corsica è laureata in Economia e Commercio con una specializzazione in Scienze e Tecniche delle Amministrazioni Pubbliche presso la Seconda Università degli Studi di Napoli (SUN). Ha discusso una tesi magistrale, cum Laude, in Diritto Comparato delle Amministrazioni dal titolo “I principi ambientali nella Charte de l’Environnement. Le problematiche della precauzionalità”. Associata praticante presso l’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli Nord (CE). Past visiting researcher presso l’UNIDROIT (Roma). Tra le sue pubblicazioni, ha pubblicato, in “The Bits in the Age of Globalization”, in International and Comparative Law Review, 2018, vol.18, n. 2
(https://content.sciendo.com/view/journals/iclr/18/2/article-p7.xml), anche sul dovere degli Stati di garantire lo sviluppo sostenibile; in “Gli incentivi del Green New Deal: al via il 17 novembre 2022 la presentazione delle domande” in Norme & Notizie. Newsletter n.11/2022, p. 3, UGDCEC Napoli Nord, https://ugdcecnapolinord.it/wp-content/uploads/2022/11/UGDCEC-Napoli-Nord-Newsletter-n.11_2022.pdf affronta come l’Italia, tra le diverse misure, si sia adeguata al “Green New Deal” europeo, suo attuale tema di ricerca, che si pone l’obiettivo di rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050.
1 S. Messina, Ecodemocrazia. Per una fondazione ecologica del diritto e della politica. Monografia pubblicato da Orthotes editore, Nocera Inferiore (SA), 2019. 2 Cfr. J. Mc Neill Environmental Humanities, VideoDictionary 2014 (disponibile online). 3 Tale indicatore esprime in termini numerici la superficie planetaria necessaria alla produzione delle risorse e all’assorbimento dell’anidride carbonica immessa nell’atmosfera e dai rifiuti prodotti dalle attività antropiche. Cfr. Rees W., L’impronta ecologica, Ambiente, Milano 2000. 4 Cfr. E. Morin, Introduzione al pensiero complesso. Gli strumenti per affrontare la sfida della complessità, tr. it. di M. Corbani, Sperling & Kupfer, Milano 1993. 5 Cfr. J. Habermas, Teoria dell’agire comunicativo, Il Mulino, Bologna 1986 (1981). 6 Cfr. A. Kothari, A. Salleh, A. Escobar, F. De Maria, A. Acosta (a cura di), Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo, Orthotes Editrice, Nocera Inferiore (SA) 2021. Libro recensito dallo stesso Sergio Messina inhttps://www.ilmanifestoinrete.it/2021/12/05/pluriverso/. 7 Cfr. G. Limone, Dal giusnaturalismo al giuspersonalismo. Alla frontiera geoculturale della persona come bene comune. Graf, Napoli 2005. 8 Cfr. M. Carducci, Eco-democrazia. Per una fondazione ecologica del diritto e della politica. Monografia pubblicato da Orthotes editore, Nocera Inferiore (SA), 2019. 9 Un ruolo riconosciuto da ultimo anche da Papa Francesco (cfr. Jorge Mario Bergoglio, Laudato sì. Lettera enciclica sulla cura della casa comune, Paoline editoriale libri, Roma 2015.