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Caryota ophiopellis

Caryota ophiopellis

La palma serpente (Caryota ophiopellis Dowe 1996) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae.

Sistematica –
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Sottoclasse Arecidae,
Ordine Arecales,
Famiglia Arecaceae,
Sottofamiglia Coryphoideae,
Tribù Caryoteae
Genere Caryota,
Specie C. ophiopellis.

Etimologia –
Il termine Caryota proviene dal latino “caryota, ae”, cioè dattero, frutto della palma.
L’epiteto specifico ophiopellis viene dal greco “ὄφις”, cioè serpente e dal latino “pellis, is”, cioè pelle, in riferimento alle bande scure presenti sulla base fogliare, picciolo e rachide che ricordano una pelle di serpente.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Caryota ophiopellis è una pianta originaria dell’arcipelago di Vanuatu (isole di Tanna e Anatom).
In queste aree l’habitat è quello del sottobosco delle foreste umide, prevalentemente lungo le coste, spingendosi all’interno fino a circa 400 m di altitudine.

Descrizione –
La Caryota ophiopellis è una pianta monoica, monocarpica (che fruttifica una sola volta per poi morire), a fusto solitario, di 6-9 m di altezza e 30-40 cm di diametro, di colore grigiastro su cui risultano evidenti le cicatrici fogliari scure delle foglie cadute, distanti tra loro 20-30 cm.
Le foglie sono bipennate e sono portate da un picciolo lungo circa 60 cm; sono lunghe fino a circa 3 m, con foglioline coriacee, di colore verde intenso lucido superiormente, obliquamente cuneiformi con apice dentato-crenato e disposte regolarmente sulle pinne laterali.
Il picciolo, parte inferiore del rachide e parte superiore della base fogliare sono ricoperti da un tomento biancastro con strisce trasversali irregolari scure, che simulano, come riportato dall’autore, la pelle del Candoia bibroni Duméril & Bibron, 1844, un serpente locale.
Le infiorescenze si formano tra le foglie; sono lunghe circa 1 m, con ramificazioni di secondo ordine, una eccezione per il genere (di primo ordine nella altre specie), portanti fiori unisessuali disposti in triadi (un fiore femminile tra due maschili); i fiori maschili maturano prima di quelli femminili (proterandria) favorendo la fecondazione incrociata. La fioritura procede dall’alto verso il basso (basipeta), completata la maturazione dei frutti dell’infiorescenza più bassa la pianta muore.
I frutti sono di forma globosa, di colore nerastro a maturità, di circa 2 cm di diametro, contenenti solitamente un seme globoso nero, di 1-1,5 cm di diametro, raramente due.

Coltivazione –
La Caryota ophiopellis è una pianta piuttosto rara in coltivazione, suscita sempre più interesse per la insolita e vistosa colorazione dei piccioli, in particolare nelle piante giovani.
In natura si trova dal livello del mare fino a circa 400 m, ma prevalentemente al livello del mare, e spesso molto vicino all’oceano, dove è soggetta a nebbia salina e forti venti. I terreni tendono ad essere piuttosto poveri, vecchi terreni vulcanici. Il clima è tropicale fresco, con 500 – 600 mm di pioggia all’anno, prevalentemente estive, mentre gli inverni sono piuttosto secchi. Gli indigeni coltivano la palma qui, per la sua attrattiva.
Per la sua coltivazione richiede un clima tropicale o subtropicale umido, non sopportando temperature intorno a 0 °C, anche se di breve durata, una posizione ombreggiata nella fase giovanile, leggermente ombreggiata da adulta, e terreni drenanti, da leggermente acidi a neutri, mantenuti umidi.
Le piante giovani sono potenzialmente un soggetto interessante come pianta in vaso per la decorazione di interni.
La riproduzione avviene per seme, preventivamente tenuto in acqua per due giorni, posto in terriccio organico drenante mantenuto costantemente umido alla temperatura di 26-28 °C, con tempi di germinazione di circa tre mesi.

Usi e Tradizioni –
La Caryota ophiopellis, per molti aspetti, è un anello mancante tra Arenga e Caryota, perché l’infiorescenza è ramificata come in Arenga, mentre anche il frutto è più vicino nella struttura all’Arenga che alla Caryota. È un Caryota molto isolata; il suo parente più prossimo si trova nelle Isole Salomone. Questo netto divario tra piante strettamente imparentate è piuttosto tipico delle palme delle isole del Pacifico meridionale, perché molte si sono sviluppate in notevole isolamento.
La pianta viene conosciuta con vari nomi comuni, tra cui si riportano: snakeskin fishtail palm, snake-skin palm (inglese); palmier serpent, sagoutier (francese); nip, nipitari, inrejei (Vanuatu).
Il picciolo è la caratteristica di questa palma che ricorda da vicino un pitone del Pacifico meridionale conosciuto localmente come “In-reg-jay”.
l fusto è ricco d’amido commestibile.
L’amido contenuto nel fusto, estratto con un particolare procedimento e cotto per preparare una sorta di pane, viene ancora utilizzato dalle popolazioni indigene nei periodi di carestia.

Modalità di Preparazione –
La Caryota ophiopellis è una palma rara in coltivazione e utilizzata sia a scopo alimentare che ornamentale.
Si utilizza soprattutto l’amido contenuto nel fusto, cotto per preparare una sorta di pane.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://www.palmpedia.net/wiki/Caryota_ophiopellis
https://sweetgum.nybg.org/images3/4134/070/04711356.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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