Evoluzione delle politiche agricole mondiali
Evoluzione delle politiche agricole mondiali
Il sistema agricolo mondiale è scenario, soprattutto negli ultimi anni, di una notevole evoluzione le cui ricadute saranno molto più evidenti nel prossimo futuro.
Il cambiamento interessa non solo il modo di produrre cibo ed altri servizi ecosistemici ma il rapporto con il consumo e l’utilizzo di questi.
È sempre più evidente come non sia più possibile considerare separatamente il cibo, i mezzi di sussistenza, la salute e la gestione delle risorse naturali.
Si tratta di un approccio olistico, in cui l’agricoltura viene posta al centro degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In questi obiettivi viene sottolineato l’urgente bisogno di intraprendere azioni concertate e perseguire politiche dirette al cambiamento trasformativo.
In tal senso l’agroecologia diviene l’approccio globale e integrato che applica contemporaneamente concetti e principi ecologici e sociali alla progettazione e alla gestione di sistemi agricoli e alimentari sostenibili. Cerca di ottimizzare le interazioni tra piante, animali, esseri umani e ambiente, affrontando anche la necessità di sistemi alimentari socialmente equi all’interno dei quali le persone possano esercitare la scelta su ciò che mangiano e su come e dove il cibo viene prodotto.
L’agroecologia rappresenta, pertanto, un sistema d’insieme ed integrato per guidare le politiche pubbliche verso un’agricoltura e un sistema alimentare sostenibile. Essa migliora l’efficienza pubblica promuovendo la progettazione e l’attuazione di politiche integrate e interministeriali, riunendo settori agricoli e alimentari che sono spesso disaggregati.
È sempre più evidente, infatti, come la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi sono strettamente legati all’emergenza climatica, rappresentando le principali minacce per la sopravvivenza del pianeta nei prossimi decenni, in termini sia di probabilità, sia di impatto.
Un recente studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (2019) ha confermato che l’intensificazione dell’agricoltura negli ultimi decenni abbia rappresentato una delle principali cause dei problemi segnalati. Come dimostrano:
– il Farmland Bird Index, indice dell’avifauna nelle aree agricole (-34% delle specie comuni nelle aree agricole, dal 1990 al 2017);
– l’European Grassland Butterfly Index, l’indice delle farfalle nei prati. Questi insetti bioindicatori si sono quasi dimezzati in un quarto di secolo (-39%, dal 1990 al 2017), sebbene la moria sia quasi in fase di stabilizzazione, dal 2013.
Per di più le ultime relazioni previste da Natura 2000 e dalle direttive Uccelli ed Habitat registrano a loro volta un drammatico aumento, dal 69% al 72%, degli habitat con uno stato di conservazione “sfavorevole”.
La Corte Europea ha valutato se l’Obiettivo 3a della Strategia fino al 2020 fosse specifico, misurabile e realizzabile, pertinente e corredato da un termine e se la precedente PAC 2014-2020 vi fosse coerente.
Il primo punto debole è che le politiche in questione si riferiscono ad archi temporali differenti. PAC e bilancio UE seguono un ciclo settennale, le Strategie per la biodiversità coprono 9 o 10 anni. Le maggiori lacune sono state rilevate in merito a realizzabilità, pertinenza e misurabilità (la Strategia del 2011 aveva infatti un termine, fissato al 2020, e contemplava misure specifiche).
Tra l’altro non esistono indicatori precisi e attuali per valutare il progresso delle azioni. Dei 13 indicatori europei razionalizzati della biodiversità (Streamlined European Biodiversity Indicators, SEBI) la Commissione ne ha aggiornati con regolarità soltanto 5. Per i restanti 8, invece, gli ultimi dati risalgono al più tardi al 2014.
Inoltre il concetto di “zona agricola di grande valore naturale” (High Natural Value, HNV) era stato introdotto dalla Commissione europea, nel 2005, per il monitoraggio delle zone caratterizzate da agricoltura a bassa intensità. Ma la Commissione stessa – dato atto della sostanziale carenza di dati sull’estensione delle aree HNV negli ultimi rapporti sullo sviluppo rurale (giugno 2019) – ha deciso di escluderlo dalla Pac post 2020.
In assenza tra l’altro del coordinamento, previsto della Strategia per la biodiversità con l’Obiettivo 2, non si è potuto agire correttamente per il ripristino del 15% degli ecosistemi degradati.
Entrando nel contesto economico della questione, la quota di bilancio generale UE dedicata alla biodiversità, secondo la Corte dei Conti, è stata determinata sulla base di coefficienti inaffidabili (mediante “adattamento” ai “marcatori di Rio” dell’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Nella PAC 2014-2020 la Commissione afferma di avere dedicato alla biodiversità l’8,1% del bilancio UE, pari a 86 miliardi di euro, ma sin dal 2017 la Corte lamenta l’inefficacia del sostegno.
Ricordiamo qui che alla biodiversità, oltre al valore ecologico, viene sempre più riconosciuto un fondamentale valore economico.
Secondo il rapporto Dead planet, living planet, pubblicato nel 2010 dall’UNEP (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), la biodiversità e gli ecosistemi forniscono agli esseri umani servizi per un valore che si può stimare in 72 mila miliardi di dollari ogni anno. Secondo la Banca mondiale, nello stesso anno il PIL globale non andava oltre i 64,7 mila miliardi.
Tornando invece alle applicazioni concrete della PAC, i pagamenti diretti del greening, ad esempio, hanno incentivato il cambiamento di pratiche agricole solo nel 2% dei terreni seminativi e l’1,5% dei prati permanenti. L’insuccesso generale della Strategia per la biodiversità fino al 2020 rispetto all’obiettivo 3a era stato ribadito, del resto, dalla stessa Commissione europea nella revisione intermedia del 2015.
È evidente la notevole incoerenza tra strategie, valutazione economica della biodiversità e sue applicazioni concrete nelle politiche agricole, nonostante le due strategie europee Farm to Fork e Biodiversità 2030.
In tal senso è proprio l’agroecologia lo strumento fondamentale per la realizzazione del Green Deal dell’Unione Europea, così come delineato nelle due strategie, proposte dalla Commissione UE e approvate dal Parlamento Europeo. L’agroecologia sarebbe dovuta rientrare a pieno titolo nella nuova Politica Agricola Comune 2023-2027 per promuovere pratiche sostenibili in agricoltura ed è uno strumento essenziale per la ricerca e l’innovazione nei settori agro-alimentari, con particolare riferimento all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità; tuttavia la comprensione di questa disciplina e delle sue potenziali ricadute ha bisogno di tempi di sedimentazione, purtroppo, ancora lunghi.
L’agroecologia si basa, infatti, su processi dal basso verso l’alto e territoriali, contribuendo a fornire soluzioni contestualizzate ai problemi locali con le persone al centro. Non esiste un unico modo per applicare gli approcci agroecologici: dipende dai contesti, dai vincoli e dalle opportunità locali, ma esistono principi comuni che sono stati articolati nel quadro di 10 elementi.
La FAO ha sviluppato infatti il quadro dei 10 elementi dell’agroecologia per aiutare i paesi a promuovere il cambiamento trasformativo. I 10 elementi sono interconnessi e interdipendenti e rappresentano un modo semplificato, ma olistico, di pensare alla realtà. Descrivono i componenti essenziali, le interazioni chiave, le proprietà emergenti e le condizioni abilitanti desiderate nelle transizioni agroecologiche verso un’agricoltura e sistemi alimentari sostenibili. I 10 elementi sono un utile strumento analitico per facilitare il processo decisionale da parte dei professionisti e di altre parti interessate durante la pianificazione, l’attuazione, la gestione e la valutazione delle transizioni agroecologiche.
Sono soprattutto gli obiettivi 2 (Fame zero, sicurezza alimentare, alimentazione e salute), 1 (Riduzione della povertà), 13 (Resilienza ai cambiamenti climatici), 15 (Biodiversità), 8 (Impegno giovanile), 5 (Autodeterminazione di genere) e 10 (Diritti umani) di Agenda 2030 che, in sinergia, determinano il processo di cambiamento agroecologico.
Nonostante Agenda 2030 sembra essere un quadro di orientamento ancora poco compreso a livello mondiale la sua emanazione sin dal 2015 ha generato una ricaduta legislativa senza precedenti.
Per poter seguire in tempo reale tale evoluzione la FAO ha generato un database che va sotto il nome di AgroecologyLex, che è una piattaforma web specializzata su diversi quadri giuridici, politiche e programmi riguardanti l’agroecologia in diversi paesi.
Questo database è stato creato in collaborazione con FAOLEX, che è il più grande database al mondo sulle politiche e la legislazione relative all’agricoltura e alle risorse naturali rinnovabili.
Si tratta di un database costantemente aggiornato che consente agli utenti di disporre del testo completo del documento nonché di un estratto dettagliato dei contenuti, incentrato principalmente sulle finalità e sugli obiettivi specifici, sui quadri istituzionali e sulle principali forme di sostegno, al fine di supportare le transizioni dall’agricoltura convenzionale agli approcci agroecologici.
AgroecologyLex è aggiornato in tempo reale e consultabile tramite il link WEB: https://www.fao.org/agroecology/policies-legislations/en/.
Una prima sommaria visione di questo database ci consente di comprendere come dal 2015 in poi il sistema normativo sulle materie agroecologiche e/o di sostenibilità delle risorse in materia sia aumentato notevolmente.
Tra queste normative troviamo, ovviamente, la L.R. 21 del 29 luglio 2021 della Regione Siciliana. Il riferimento alla norma in questione è visionabile tramite il link: https://www.fao.org/faolex/results/details/en/c/LEX-FAOC212703/.
Nell’intero quadro del database risalta subito come la norma siciliana rappresenti il primo approccio integrato che metta in collegamento gli obiettivi sopracitati di Agenda 2030 e delle strategie europee in materia in un’unica norma.
Ovviamente si tratta di un primo passo, in quanto l’ambito agroecologico non può essere contenuto solo all’interno di una norma di legge. Servono coinvolgimenti, evoluzioni culturali, politiche, scientifiche, tecniche, sociali e così via; tuttavia questa norma rappresenta quel binario su cui far viaggiare più celermente il treno della transizione ecologica.
Guido Bissanti