Curculigo latifolia
Curculigo latifolia
L’erba di palma o giglio tonchio (Curculigo latifolia Dryand. ex W.T.Aiton, 1811) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Hypoxidaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Regno Plantae,
Clade Tracheophytes,
Clade Angiosperms,
Clade Monocots,
Ordine Asparagales,
Famiglia Hypoxidaceae,
Genere Curculigo,
Specie C. latifolia.
Sono sinonimi i termini:
– Aurota latifolia (Dryand. ex W.T.Aiton) Raf.;
– Curculigo latifolia Dryand.;
– Curculigo villosa Wall. ex Kurz;
– Molineria latifolia (Dryand. ex W.T.Aiton) Herb.;
– Molineria latifolia (Dryand. ex W.T.Aiton) Herb. ex Kurz;
– Molineria latifolia (Dryand. ex W.T.Aiton) M.R.Almeida, 2009;
– Molineria latifolia var. latifolia.
All’interno di questa specie vengono riconosciute le seguenti varietà:
– Curculigo latifolia var. latifolia;
– Curculigo latifolia var. megacarpa (Ridl.) Geerinck.
Etimologia –
Il termine Curculigo deriva dal latino curculio che significa “punteruolo”, in riferimento al suo frutto.
L’epiteto speicifico latifolia proviene dal latino “latus, a, um”, cioè largo e “folium, ii”, cioè foglia, in riferimento alla forma delle foglie.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Curculigo latifolia è una pianta originaria di un areale che comprende: Bangladesh, Borneo, Cambogia, Cina (Anhui, Fujian, Guangdong, Guangxi, Hainan, Henan, Hong Kong, Hunan, Jiangsu, Jiangxi, Kin-Men, Macao, Ma-tsu-Pai-chúan, Shanghai e Zhejiang), Filippine, Giava, Isole Andamane, Isole Nicobare, Malaysia, Myanmar, Sulawesi, Sumatra, Thailandia e Vietnam.
Il suo habitat naturale è quello delle foreste miste di dipterocarpo di pianura e collina, foreste umide in prossimità di corsi d’acqua, foreste montane inferiori e nelle brughiere, nonché nelle foreste secondarie e nelle aree con vegetazione disturbata dove è comune intorno ai villaggi. La sua distribuzione altimetrica è dal livello del mare fino a circa 1000 m di altitudine.
Descrizione –
La Curculigo latifolia è una pianta erbacea perenne, acaule, sempreverde, provvista di un rizoma eretto e stoloni striscianti.
Le foglie si trovano su un picciolo lungo fino a 0,5 m; sono basali, semplici, plicate, da lanceolate a oblungo lanceolate con apice appuntito, margine intero e venature parallele, di 15-60 cm di lunghezza e 5-12 cm di larghezza.
Le infiorescenze sono racemose, crescono in posizione ascellare, al livello del suolo, su un corto scapo eretto, compatte, da ovoidi a cilindriche, di 2-6 cm di lunghezza e diametro.
I fiori sono sessili o subsessili di colore giallo intenso che nascono all’ascella di brattee verdi pressoché triangolari con apice appuntito, quelli inferiori sono ermafroditi, quelli superiori maschili, con 6 tepali oblunghi con apice appuntito e retroflesso, lunghi circa 1 cm. I fiori durano un solo giorno e sono impollinati da formiche ed api.
I frutti sono bacche ovoidi bianche, di 2-4 cm di lunghezza e 1-2 cm di diametro, con “becco” (prolungamento all’apice) lungo 0,6 cm, eduli. Il loro consumo modifica per circa un’ora dopo la percezione del dolce: anche l’acqua del rubinetto sembra poi infatti zuccherata.
All’interno dei frutti sono presenti minuscoli semi nerastri.
Coltivazione –
La Curculigo latifolia è una pianta perenne, sempreverde, che viene raccolta anche allo stato selvatico per uso locale come alimento, medicina e fonte di materiali. Talvolta viene coltivata come pianta da fibra ed è anche ampiamente coltivata come pianta ornamentale nelle aree da temperate calde a tropicali.
La pianta viene coltivata nelle aree tropicali o subtropicali umide e in zone temperate calde essenzialmente prive di gelo.
A volte è coltivata in parchi e giardini per le foglie ornamentali.
Richiede una esposizione da parzialmente ombreggiata ad ombreggiata e suoli fertili, ben drenati, ricchi di sostanza organica con ampia disponibilità di acqua.
La pianta si riproduce per seme, che se fresco germina facilmente in terriccio organico drenante mantenuto costantemente umido alla temperatura di 24-26 °C, per divisione e tramite polloni radicali.
Usi e Tradizioni –
La Curculigo latifolia è una pianta conosciuta con alcuni nomi comuni; tra questi si riportano: palm grass, weevil lily (inglese); doyo, kehoang, ketari, lekuan, lumpa, luva, marasi, merap (Indonesia); tambaka, lamba, lemba, lumbah, pinang puyuh (Malaysia); chaa laan, ma phraao, phraa nok (Thailandia); cồ nốc lá rộng, sâm cau lá rộng (Vietnam).
Il frutto, dal sapore dolce, ha anche la proprietà di modificare, per circa un’ora dopo il consumo, la percezione del sapore dell’acqua e di cibi e bevande aspre che vengono percepiti come dolci, sia in ambiente acido che alcalino, non si tratta quindi di un dolcificante, ma di un modificatore del gusto, peraltro ipocalorico.
La proprietà legata alla modifica del sapore è dovuta alla neoculina, una proteina, isolata nel 1990, che ha un potere dolcificante medio circa 500 volte maggiore di quello del saccarosio e fino ad oltre 2000 volte, in funzione dell’acidità della sostanza a contatto della lingua. Questa proteina ha lo svantaggio di essere termolabile, l’effetto scompare per temperature superiori a 50 °C, quindi non è adatta per cibi e bevande caldi.
Le foglie sono utilizzate dalle popolazioni locali per avvolgere cibi e, in particolare nel Borneo, per ricavarne le fibre, tenaci, elastiche ed altamente resistenti agli attacchi fungini, quindi adatte ad ambienti caldo-umidi, con cui vengono realizzare corde, reti da pesca e tessuti in sostituzione del cotone.
Tutte le parti della pianta sono variamente utilizzate nella medicina tradizionale per varie patologie; studi di laboratorio hanno evidenziato la presenza di composti bioattivi con promettenti proprietà antiossidanti e antimicrobiche di possibile utilizzo nella farmacopea ufficiale.
Il frutto è usato come dolcificante alternativo mentre la radice è usata come trattamento alternativo per problemi diuretici e urinari. Sono state studiate le attività antidiabetiche e ipolipidemiche dell’estratto acquoso del frutto di C. latifolia: radice in una dieta ricca di grassi (HFD) e di 40 µmg di streptozotocina (STZ) indotte nei ratti diabetici attraverso l’espressione di geni coinvolti nel metabolismo del glucosio e dei lipidi. Ratti diabetici sono stati trattati con estratto di frutto: radice di C. latifolia per 4 settimane. Prima e dopo i trattamenti sono stati misurati i livelli di glucosio plasmatico, insulina, adiponectina, profili lipidici, alanina aminotransferasi (ALT), gamma glutamiltransferasi (GGT), urea e creatinina. Sono state determinate le regolazioni di geni selezionati coinvolti nel metabolismo del glucosio e dei lipidi. I risultati hanno mostrato un aumento significativo del peso corporeo, dei livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL), di insulina e di adiponectina e una diminuzione di glucosio, colesterolo totale (TC), trigliceridi (TG), lipoproteine a bassa densità (LDL), urea, creatinina, ALT e livelli di GGT nei ratti diabetici dopo 4 settimane di trattamento. Inoltre, l’estratto di frutto/radice di C. latifolia ha aumentato significativamente l’espressione dei geni IRS-1, IGF-1, GLUT4, PPAR?, PPAR?, AdipoR1, AdipoR2, leptina, LPL e lipasi nei tessuti adiposi e muscolari nei ratti diabetici. Questi risultati suggeriscono che l’estratto del frutto/radice di C. latifolia esercita effetti antidiabetici e ipolipidemici attraverso l’alterazione dei geni di regolazione nel metabolismo del glucosio e dei lipidi nei ratti diabetici.
Modalità di Preparazione –
La Curculigo latifolia è una pianta utilizzata sia per scopi alimentari, medicinali che per altri impieghi.
In campo alimentare si utilizzano i frutti carnosi che sono commestibili.
Vengono consumati come antipasto.
In campo medicinale, vengono tutte le parti della pianta nella medicina popolare.
Si fanno bollire le radici e si prende il decotto per dare energia o per curare il mal di stomaco e la diarrea sanguinolenta.
Tra gli altri usi, le foglie forniscono fibre piuttosto dure che sono, a differenza del cotone, molto resistenti al clima caldo umido. Questa durabilità è ovviamente dovuta all’elevata resistenza ai funghi.
Le fibre vengono utilizzate per produrre indumenti e reti da pesca.
Le foglie vengono bagnate in acqua e battute, il che scioglie la fibra, che viene poi preparata e tessuta in una stoffa molto fitta, detta “Lamba”.
Le foglie arrotolate possono essere usate come spago.
Le foglie vengono usate per avvolgere i frutti, ecc.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/37664023/original.jpeg
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.