Rimedi minerali in agro-omeopatia
Rimedi minerali in agro-omeopatia
Da molto tempo sostengo che senza conoscere un minimo di scienze agrarie, diviene estremamente difficile (nonché aleatorio) scegliere ed utilizzare sostanze omeopatiche in ambito agricolo aspettandosi di ottenere risultati positivi.
A dirla tutta, fare una buona agromeopatia senza essere agronomi e senza aver studiato omeopatia risulta veramente difficile.
In particolare, in questo contributo, vorrei parlare dei rimedi minerali (metalli, metalloidi, sali minerali etc etc) tipici dell’omeopatia classica umana ma molto utili anche in agromeopatia, specie se usati con cognizione di causa.
I rimedi omeopatici di origine minerali hanno, sulle piante e più in generale sui sistemi agrari, un’azione immediata, profonda e durevole nel tempo.
Mi corre l’obbligo, al fine di sgomberare il campo da strane credenze e convinzioni, di fare una doverosa premessa.
In omeopatia umana si utilizzano minerali e alcuni sali che in dosi ponderali possono venire utilizzati in agricoltura come concimi.
Ebbene, tali minerali e tali sali, non possono essere utilizzati in agromeopatia (quindi sulle piante) come se fossero dei “concimi” omeopatici.
Non si pensi quindi di usare il carbonato di ammonio omeopatizzato (che in gergo omeopatico prende il nome di Ammonium carbonicum) allo scopo di fare una concimazione azotata.
Molti sali tipici della omeopatia umana, possono invece essere usati sulle piante con funzione di stimolo, cioè con lo scopo di sbloccare l’assorbimento di un particolare macro o micro elemento non più disponibile ma di fatto presente.
D’altronde è ben noto che i sistemi naturali (ecosistemi)e i sistemi agrari (agroecosistemi) funzionano tramite deboli segnali costituiti da sostanze volatili (Composti Organici Volatici e semiochimici) emesse da piante, batteri, funghi, insetti e animali. Per deboli segnali intendiamo segnali biochimici presenti nell’area o nel terreno a concentrazioni che vanno da parti per milione (ppm) a parti per miliardo o a microgrammi/litro (ppb o μg).
Altra precisazione: la mia visione dell’agricoltura non è per nulla romantica.
Il mio approccio ai sistemi agricoli è di tipo agroecologico, e pertanto sistemico per eccellenza.
Le aziende agricole sono dei sistemi viventi complessi, e sono certo che abbiano una loro “autonomia” in termini di vitalità ed intelligenza.
Tuttavia, ritengo che un eventuale avanzamento dell’omeopatia in ambito agrario non può seguire gli stessi percorsi che sono stati seguiti in ambito umano.
Tenterò di spiegarmi meglio.
Ciò a cui mi riferisco sono due aspetti della omeopatia che mi stanno particolarmente a cuore.
Il primo è l’aspetto mentale dei rimedi omeopatici, mentre il secondo è il processo di repertorizzazione.
E’ notorio che l’uomo, a causa e per effetto di un sistema nervoso estremamente sviluppato, molto complesso e concentrato principalmente nella scatola cranica, oltre a percepire fisicamente l’ambiente in cui vive, elabora la realtà che lo circonda provando emozioni e sensazione che lo contraddistinguono dal resto degli esseri viventi presenti su questo pianeta.
L’omeopatia, che è una metodologia medica centrata sulla totalità della persona e non sui soli sintomi, ha individuato e sistematizzato, oltre ai sintomi fisici anche i sintomi mentali caratteristici dei rimedi omeopatici di origine minerale.
Tutto ciò, come è noto, ha portato l’omeopatia ad essere accusata, spesso gratuitamente, di funzionare solo ed esclusivamente per effetto placebo.
Secondo molti autori, non sono le sostanze omeopatiche (diluite spesso oltre il numero di Avogadro) a funzionare sullo stato fisico e mentale dell’uomo ma è l’uomo stesso che si lascia influenzare dal solo gesto di assumere tali sostanze così diluite.
Spostando questi concetti in ambito agrario, la mia personale posizione é che ad oggi non è possibile pensare alla presenza di una componente mentale né negli ecosistemi né nei sistemi agricoli in cui l’uomo interviene più o meno profondamente, allo scopo di ottenere una produzione alimentare.
Mi spiego meglio.
Sono pienamente convinto che le piante abbiano un loro aspetto mentale, ma credo sia un mentale molto diverso e lontano da quello umano.
Quindi, somministrare ad una pianta o a un intero sistema agricolo, un rimedio omeopatico minerale ad alta diluizione (anche oltre Avogadro) pensando di agire sul mentale del sistema, paragonando tale mentale a quello umano, credo non abbia alcun fondamento scientifico, pur ritenendo che l’attuale paradigma scientifico abbia davvero molti limiti e debba essere seriamente rivisto.
Più volte ho sostenuto che non ha senso pensare ad una pianta isterica, ansiosa, impaurita, triste, depressa o disperata.
Con ciò non nego assolutamente le numerose ricerche pubblicate in ambito neurofisiologico vegetale da eminenti ricercatori europei.
Tuttavia credo che ad oggi sia prematuro e inopportuno attribuire alle piante emozioni e sensazioni tipiche dell’essere umano.
Questa è la mia personale ed attuale posizione in merito alle emozioni delle piante; credo che l’uso di rimedi omeopatici di origine minerale ad alta diluizione, con lo scopo di risollevare il morale delle piante o dei sistemi agricoli sia una emerita sciocchezza.
L’altro argomento altrettanto importante di cui volevo parlare, è la tecnica di repertorizzazione.
In omeopatia umana l’analisi di un paziente avviene tramite una visita medica molto approfondita, la quale visita possiede alcuni aspetti caratterizzanti la metodologia omeopatica.
Il medico omeopata (in Italia l’omeopatia è atto medico) utilizza dei testi chiamati “Materia Medica” e “Repertorio”.
Per la scelta del rimedio o medicinale omeopatico (in Italia i prodotti omeopatici sono soggetti a registrazione presso l’AIFA e necessitano di AIC), il Medico omeopata si serve di uno strumento chiamato appunto Repertorio: si tratta di un grosso libro suddiviso in capitoli che raggruppano i “sintomi mentali”, i “sintomi fisici” e i “sintomi generali”.
Tutti i sintomi rilevati, assieme alle modalità con le quali si verificano, sono accompagnati da una lista più o meno lunga di rimedi omeopatici che hanno dimostrato un effetto curativo sui sintomi rilevati, con un’intensità variabile misurata in “gradi”.
Quindi, per farla breve, repertorizzare significa ricercare all’interno di un repertorio omeopatico, le sostanze o i rimedi omeopatici che presentano la maggio parte dei sintomi del paziente.
Se cerchiamo di spostare questa tecnica in ambito agricolo, ci rendiamo immediatamente conto che repertorizzare i sintomi di una azienda agricola é completamente diverso rispetto a repertorizzare i sintomi di un essere umano o di un animale.
Intanto va premesso che ad oggi non esiste ancora un repertorio omeopatico adatto alle piante, inoltre i vegetali non possono essere interrogati come se fossero degli esseri umani.
Le piante e i sistemi agrari, parlano un linguaggio di cui ancora sappiamo troppo poco.
Linguaggio che non può neanche lontanamente essere paragonato a quello umano o animale.
Inoltre va fatto notare che ci troviamo davanti ad un sistema costituito da numerose componenti, componenti viventi e componenti non viventi.
Le piante presenti in una azienda agricola appartengono a famiglie e specie botaniche diverse, hanno esigenze e comportamenti diversi.
Inoltre la componente vegetale è solo una delle tante di cui un sistema agricolo è composto.
Inoltre è sempre bene ricordare che le piante fanno patologia in modo completamente diverso rispetto agli umani. Hanno morfologia e fisiologia molto lontana da quella umana.
Molti organi ed apparati, nonché vie biochimiche tipiche dell’uomo e degli animali superiori, nei vegetali non sono presenti.
E poi ancora, per tornare ai paragoni azzardati tra omeopatia umana e agromeopatia, i vegetali non hanno una lateralitá e forse neanche un tipo sensibile.
Entrando nello specifico del concetto di repertorizzazione, nei sistemi agricoli, va affermato a chiare lettere che tale tecnica va effettuata utilizzando parametri tipici dell’agroecologia; cioè parametri, agronomici, botanici, chimici, ecologici, zoologici, etc.
Questi parametri, da prendere in considerazione al fine di una corretta “anamnesi” agroecologica, vengono fuori da valutazioni tecniche tipiche di specifiche conoscenze e professionalità.
Dopo questa lunga premessa, nella speranza che stiate ancora leggendo questo post, vorrei parlarvi dell’uso e del ruolo del magnesio in agromeopatia.
Il magnesio, sotto forma omeopatica (cioè usato in ppm o ppb), può essere utilizzato sotto diverse forme.
Moltissimi sono i sali di magnesio utilizzati in omeopatia umana ma che risultano altrettanto utili in ambito agricolo.
In agricoltura i sali di magnesio usati a bassa potenza, cioè diluiti da 100 alle meno 6 a 100 alla meno 12 (6 CH – 12 CH) possono svolgere diverse funzioni:
1- il magnesio fa parte integrante della clorofilla, quindi lo si potrebbe usare per incrementare l’attività fotosintetica delle piante;
2- il magnesio funge da carrier (ciò fa da trasportatore) del fosforo; il fosforo risulta essere estremamente importante per tutti gli apici meristematici, favorendo la crescita delle radici e delle gemme;
Il fosforo inoltre è utile in specifiche fasi fenologiche, in particolar modo durante la maturazione dei frutti.
In tutti questi ultimi casi, sarebbe utile, usare il fosfato di magnesio (Magnesia carbonica in gergo omeopatico) in forma estremamente diluita o omeopatica.
3- il magnesio entra a far parte del processo di respirazione mitocondriale; quindi della centrale elettrica della cellula vegetale, i mitocondri sono il motore trainante l’attività metabolica delle piante.
4- il magnesio partecipa alla divisione e moltiplicazione cellulare e alla formazione della parete;
Premesso tutto questo, bisognerà però scegliere sotto che forma somministrate il magnesio.
Secondo l’omeopatia classica potremmo pensare a diversi sali, ognuno dei quali ha però una specifica funzione, oltre al semplice apporto di magnesio.
Tra i sali di magnesio più noti abbiamo: Carbonato di magnesio (Magnesia carbonica), Solfato di magnesio (Magnesia sulphurica), Fosfato di magnesio (Magnesia phosphorica), Fluorato di magnesio (Magnesia fluorica), Silicato di magnesio (Magnesia silica), Cloruro di magnesio (Magnesia Muriatica), Bromuro di magnesio (Magnesia Bromata) etc.
Oltre all’omeopatia classica, potrebbe venirci in aiuto anche la litoterapia dechelatrice.
Alcuni metalli cationici come il magnesio, svolgono funzioni in diversi processi enzimatici in qualità di catalizzatore.
Data la natura cationica, rappresentata da una valenza elettro-positiva, il magnesio può essere chelato, in altre parole sequestrato da alcune sostanze organiche o inorganiche per affinità elettrochimica.
La litoterapia, altro non fa che determinare la dechelazione del magnesio, rendendolo disponibile a livello cellulare in modo da tornare ad espletare le funzioni biochimiche metaboliche.
Da un punto di vista litoterapico potremmo quindi pensare di utilizzare il magnesio, sempre sotto forma omeopatica, cioè in ppm o in ppb, come: Magnesio citrato, Magnesio pidolato, Magnesio glicerofosfato, Magnesio lattato, Magnesio glutinato, Magnesio piruvato e Magnesio orotato etc.
A questo punto si tratta di scegliere, tra tutte queste forme di magnesio, quella più adatta alla specie vegetale, allo stato fisiologico, alla fase fenologica, e alle condizioni patogeniche del sistema in cui vivono le nostre piante e di cui sono parte integrante.
Ricordiamoci che l’agromeopatia è una agricoltura di segnale, agisce stimolando interi sistemi biologici, innescando un effetto domino; per far questo non necessitiamo di quantità ponderali di sostanze, basteranno quantità irrisorie di sostanze per innescare “valanghe metaboliche”.
Ma soprattutto necessitiamo di una analisi dell’intero sistema. Una ipotetica carenza di magnesio, è solo un sintomo isolato, un sorta di epifenomeno,e come tale non ci dà nessuna indicazione su possibili strategie di intervento.
Non dimentichiamoci che ogni e qualsiasi intervento omeopatico di tipo minerale va sempre accompagnato e integrato con al corretta tecnica agronomica.
To be continued
Francesco Di Lorenzo
Agronomo
Sezione agro-omeopatia FIAMO (Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati)
Working Group Agrohomeopathy ECH (European Committee for Homeopathy)
Research Working Group LMHI (Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis)
UIG – Università Internazionale di Gorazde
Dipartimento di Studi Europei Jean Monnet – Lugano
Scuola di Medicina Integrata Palermo
Bibliografia essenziale
Systemic Agro-Homeopathy: A New Approach to Agriculture
OBM Integrative and Complementary Medicine
Francesco Di Lorenzo, Giovanni Dinelli, Ilaria Marotti, Grazia Trebbi
2021, volume 6, issue 3
DOI:10.21926/obm.icm.2103020
Agrohomeopathy: An emerging field of agriculture for higher crop productivity and protection of plants against various stress conditions
IJRAR October 2018, Volume 5, Issue 4
Sushobhan Sen, Indrani Chandra, Mst Arjina Khatun, Sabyasachi Chaterjee, Sumanta Das.
DOI:10.1729/Journal.18583
Agrohomoeopathy- Does Homoeopathy have Role in Agriculture?
Wesleyan Journal of Research, Vol 13 No 40 (November 2020)
Dr. Gaurav Gupta, Dr. Hemant Vyas and Dr. Bharat Sharma
Nanoparticles Characterization of Homoeo Agrocare (agro homeopathic drug) by HRTEM and EDS Analysis
International Journal of High Dilution Research 2020; 19(4):10-22
E S Rajendran
https://doi.org/10.51910/ijhdr.v19i4.1025