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I Sicani e l’agricoltura

I Sicani e l’agricoltura

I Sicani, termine proveniente dal greco antico Σικανοί e Sǐcāni in latino, erano un popolo della Sicilia stanziato anticamente su gran parte dell’isola. In seguito all’avvento dei Siculi, i Sicani occuparono una regione centro-meridionale dell’isola, delimitata dai fiumi Himera e Halykos e chiamata Sicania. Le poche e frammentarie notizie storiche pervenuteci sui Sicani provengono principalmente dagli storiografi greci.
L’origine dei Sicani resta tuttora una questione molto dibattuta: secondo la fonte di Diodoro Siculo, i Sicani che si stabilirono in Sicilia determinarono il mutamento del toponimo dell’isola da Trinacria a Sikania.
Tra l’altro Diodoro Siculo parlando dei Sicani riporta le testimonianze di Filisto di Siracusa e di Timeo di Tauromenio. Il Siracusano informa che i Sicani erano un popolo di origine iberica, mentre dal frammento timaico si apprende che la loro origine era piuttosto autoctona. Diodoro sembra appoggiare l’opinione di Timeo.
Secondo Tucidide e, successivamente Filisto i Sicani erano Iberi; tuttavia non è chiaro se i Sicani, ammesso che questa ipotesi sia verificata, giunsero dalla Spagna alla Sicilia navigando per mare o piuttosto vi giunsero via terra.
L’ipotesi dell’arrivo via mare sarebbe suffragata dal fatto che i Sicani si stanziarono nella parte occidentale dell’isola: quella che si affaccia proprio sull’Iberia. Ma sia la testimonianza di Tucidide, che informa che essi un tempo erano in tutta l’isola, sia la loro cacciata dalla terra originaria a causa dei Liguri, farebbero propendere piuttosto per un raggiungimento via terra. I Sicani, stanziati lungo la paralia che divideva l’Iberia dalla Gallia e dall’Italia, vennero, probabilmente, cacciati dai Liguri che giunsero in quel luogo. Furono dunque sospinti verso la Sicilia, dove si stabilirono.
L’ipotesi della provenienza iberica si ritrova pure in Dionigi di Alicarnasso. Lo storico romano, attraverso le sue fonti, riporta come i Sicani fossero originari dell’Iberia; arrivati in Sicilia per sfuggire ai Liguri.
Inoltre la testimonianza di una migrazione dei Sicani via terra viene sostenuta da Pausania il Periegeta, il quale non sembra dipendere da Tucidide quando asserisce che in Sicilia vi giunsero tre popoli (per cui nessuna autoctonia come vorrebbe invece Timeo): Sicani, Siculi e Frigi: i primi due giunsero dall’Italia, mentre il terzo giunse dalla Troade.
Si ricorda, inoltre, che l’archeologia sembrerebbe confermare quanto tramandato dalla tradizione letteraria sull’anteriorità dei Sicani rispetto ai Siculi nonché sui contrasti e le lotte tra le due etnie, quest’ultimo aspetto verosimilmente confermato dalla violenta distruzione dei villaggi di Mokarta e Sabucina.
Ancora oggi i Sicani costituiscono un mistero perché non hanno lasciato testimonianze scritte ma, attraverso lo studio dei reperti archeologici e di alcune fonti storiche e fra le righe della saga di Dedalo-Cocalo-Minosse, si possono cogliere alcuni aspetti interessanti.
i Sicani abitavano anticamente in villaggi e avevano costruito le loro città sulle alture più forti a causa dei pirati. Essi non erano sottoposti al comando di un unico re ma in ciascuna città vi era un signore.
Sui monti essi impararono a raccogliere e a conservare l’acqua; a tracciare i sentieri per scendere a valle dove praticavano l’agricoltura, la pastorizia e la caccia; a costruire i terrazzamenti per innalzarvi i santuari e la reggia del sovrano; a spianare la roccia per edificarvi le abitazioni o a scavare le pareti dei monti per realizzarvi le tombe a grotticella.
Tali necessità li rese straordinariamente abili nella lavorazione della pietra.
Si ritiene infatti che i Sicani fossero strettamente legati alla cultura neolitica dell’Europa continentale, in particolare alla cultura della ceramica impressa cardiale.
L’agricoltura era un’attività fondamentale per i Sicani, che dipendevano principalmente dalla terra per il loro sostentamento. Coltivavano una varietà di colture per il consumo alimentare e per l’allevamento del bestiame. Le principali colture includevano grano, orzo, legumi, olive e viti.

I Sicani utilizzavano tecniche agricole tradizionali per coltivare la terra. Potevano essere coinvolti nella pratica della rotazione delle colture, in cui un terreno veniva utilizzato per una coltura per un certo periodo di tempo e poi lasciato in riposo per recuperare la fertilità prima di essere riutilizzato. Questo aiutava a mantenere la produttività del terreno a lungo termine.
Inoltre, i Sicani praticavano l’allevamento di animali come pecore, capre e suini. Questi animali fornivano loro carne, latte, lana e pelli. L’allevamento del bestiame era un’importante fonte di cibo e risorse per i Sicani.
Gli strumenti agricoli utilizzati dai Sicani includevano l’aratro di legno, il vomere e il falce. Questi strumenti erano realizzati principalmente con materiali naturali disponibili nella regione, come legno e pietra.
È importante notare che le informazioni sull’agricoltura dei Sicani sono limitate, poiché si tratta di una civiltà antica e molte delle loro pratiche agricole non sono state documentate in modo dettagliato. La nostra conoscenza si basa, come detto, principalmente su scoperte archeologiche e su ciò che si può dedurre da altre culture neolitiche simili dell’epoca.
Con l’arrivo dei Fenici e dei Greci, la cultura sicana venne gradualmente assimilata e soppiantata. L’influenza delle civiltà successive ha portato a cambiamenti significativi nelle pratiche agricole dell’isola nel corso dei secoli successivi.
Ricordiamo, inoltre, che i Sicani abitavano luoghi con abbondanza di acqua, oltre alle numerose sorgenti naturali; il loro territorio era delimitato dai fiumi Platani (Halykos) e Belice (Hypsas) ma all’interno scorrevano anche il Magazzolo (Alba – Hisburos), il Verdura (Camico), il Tranchina-Bellapietra (Wadi Allabù), il Carabollace (Alabon) e il Carboj (Achates).
Per questo motivo, oltre alla fertilità del suolo, documentata dalla fiorente agricoltura odierna di queste aree, fa presupporre un’agricoltura che facesse uso di tecniche irrigue e colture conseguenziali.
Tale legame con l’agricoltura è confermato, tra l’altro dal culto che i Sicani avevano della Dea Demetra, dea greca assimilata a Cerere. Demetra era la Dea della terra coltivata e, in particolare, del grano, tanto che i luoghi in cui il suo culto ha maggiore diffusione sono Eleusi e la Sicilia.
Il culto di Demetra si diffuse inizialmente ad Enna, poi a Siracusa, Mégara Hyblaea, Agrigento, Selinunte e la sua immagine venne raffigurata sulle monete di Lentini, Segesta, Panormo e Tindari ma fu presente anche nel pantheon greco.
Per quanto riguarda gli attrezzi agricoli, essendo i Sicani una cultura preistorica, le informazioni specifiche su questi strumenti sono limitate.
Tuttavia, come altre culture agricole dell’epoca, è probabile che i Sicani abbiano utilizzato una serie di attrezzi per coltivare la terra, seminare, mietere e lavorare i prodotti agricoli. Questi attrezzi avrebbero incluso strumenti semplici realizzati in pietra, legno o osso.
Alcuni degli attrezzi agricoli che potrebbero essere stati utilizzati dai Sicani includono:
– Aratro: Un aratro rudimentale realizzato con legno o pietra, utilizzato per arare la terra e prepararla per la semina.
– Zappa: Uno strumento a lama affilata utilizzato per dissodare la terra e rimuovere le erbacce.
– Vanghetto: Uno strumento simile a una zappa, ma con una lama più larga, utilizzato per scavare buche per la semina.
– Falcetto: Uno strumento con una lama curva affilata, utilizzato per mietere i cereali e altri raccolti.
– Rastrello: Un attrezzo con denti di legno o metallo, utilizzato per raccogliere il fieno o livellare la terra.
– Mazza da grano: Un bastone o una mazza utilizzata per battere il grano e separare i chicchi dalla pula.
– Fuso: Uno strumento utilizzato per filare la lana o altre fibre tessili.
È importante notare che queste sono solo supposizioni basate su ciò che si sa delle pratiche agricole dell’epoca e su strumenti simili utilizzati da altre culture antiche. Poiché gli attrezzi specifici utilizzati dai Sicani non sono stati conservati o documentati in modo esauriente, non esiste una conoscenza certa dei loro attrezzi agricoli.

Guido Bissanti




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