Riproduzione del Leccio
Riproduzione del Leccio
Il leccio o elce (Quercus ilex L., 1753) è un albero della famiglia delle Fagaceae, diffuso nei paesi del bacino del Mediterraneo.
Habitat idoneo di riproduzione –
Il Quercus ilex è un albero diffuso in tutto il Bacino del Mediterraneo anche se manca solo in Egitto (in Libia è stato probabilmente introdotto dall’uomo). La specie è comunque maggiormente diffusa nel settore occidentale, soprattutto in Algeria e Marocco, in tutta la Penisola Iberica (dove costituisce uno dei componenti principali della dehesa), nella Francia mediterranea e in Italia, dove forma boschi puri anche di notevoli dimensioni.
È una specie termofila caratteristica della macchia mediterranea, si trova dal livello del mare fino a 600 m (anche più in alto nel Sud Italia). È una delle querce sempreverdi. Molto longevo, può raggiungere i mille anni.
Nel settore orientale, a partire dai Balcani, invece, si trova in boschi misti ad altre essenze forestali, spesso ben distanti tra loro, e solo in stazioni con un’adeguata umidità. Si trova, sempre consociato, anche lungo le coste turche del Mar Nero.
In Italia è spontaneo nelle zone a clima più mite, dove è anche molto frequente nei giardini e nei viali cittadini, ed è diffuso soprattutto nelle isole e lungo le coste liguri, tirreniche e ioniche. Sul versante adriatico le popolazioni sono più sporadiche e disgiunte (tranne che in Puglia, Abruzzo e Marche). Piccole popolazioni sono presenti anche sulle Prealpi lungo le coste dei laghi, sui Colli Euganei, in Friuli Venezia Giulia, in Romagna fino al Bolognese-Imolese e nel Bosco della Mesola nel ferrarese.
Propagazione –
Il leccio è un albero piuttosto resistente al freddo, generalmente tollera temperature fino a circa -15 °C, purché in dormienza.
Cresce meglio nelle zone con estati calde, in particolare nei climi mediterranei con i loro inverni miti ed estati calde e secche. Può avere successo anche in climi umidi e marittimi purché gli inverni siano miti.
È una pianta che cresce bene in pieno sole o ombra moderata e tollera molti tipi di suoli anche se preferisce quelli fertili e profondi.
Dal punto di vista pedologico cresce bene su suoli di medio impasto e può adattarsi anche a terreni calcarei poco profondi ed in suoli sabbiosi; è molto resistente all’esposizione marittima.
La propagazione avviene per seme. Si ricorda che questo perde rapidamente vitalità se viene lasciato asciugare. Può essere conservato umido e fresco durante l’inverno, ma è meglio seminarlo non appena è maturo in un semenzaio all’aperto.
Piccole quantità di semi possono essere seminate in vasi profondi in semenzaio non riscaldato. Le piante producono un fittone profondo e devono essere messe a dimora in pieno campo il prima possibile, infatti il seme seminato in situ produrrà gli alberi migliori.
Per questo motivo le giovani piantine non dovrebbero essere lasciati in un letto di vivaio per più di 2 stagioni di crescita.
Ecologia –
Il Quercus ilex è uno dei rappresentanti più tipici e importanti dei querceti sempreverdi mediterranei, ed è il rappresentante caratteristico del Quercetum ilicis, la vegetazione cioè della fascia mediterranea temperata. Per quanto riguarda il terreno questa specie non ha particolari esigenze. Preferisce però terreni non troppo umidi, con un buon drenaggio. Ha una crescita maggiore in terreni vulcanici e nelle zone costiere, mentre in terreni rocciosi calcarei ha una crescita minore. In zone più umide dell’entroterra ha una crescita stentata ed è sopraffatto spesso da specie più adatte.
Nel bacino del Mediterraneo centro-occidentale rappresenta la specie dominante nella vegetazione boschiva e di macchia mediterranea. È una specie tollerante all’ombra che si rigenera sotto la copertura della chioma, ma è anche una specie vigorosa di con rigermogliamento delle radici. In Europa prospera nei bioclimi meso-mediterranei, non troppo aridi, formando foreste ben strutturate e ricche di specie.
Viene gestito principalmente come boschi cedui, il suo legno duro è stato utilizzato per la produzione di carbone, legna da ardere, traversine ferroviarie e piccoli attrezzi.
L’impiego quasi esclusivo dei boschi di leccio è, infatti, il governo a ceduo per legna da ardere. Non presenta problemi di rinnovazione per seme, anche vista la tolleranza all’ombra degli esemplari giovani. Il miele ottenuto dalla melata presenta proprietà astringenti ed è ricco di ferro, e le api bottinano anche sui fiori per il polline.
Buongiorno,
mi chiamo Linda e sono studentessa di design industriale presso l’università degli studi di San Marino. Per la mia tesi di laurea mi sto occupando della tematica della Plant Blindness, ovvero una tendenza dell’essere umano a ignorare visivamente e cognitivamente le piante.
La mia intenzione è quella di creare un cortometraggio che descriva un futuro, si spera improbabile, in cui si ipotizza che l’umanità non sia riuscita a risolvere i problemi legati alla plant blindness, e abbia invece sviluppato un macchinario capace di sostituire le piante in tutte le loro funzioni, quali la produzione di CO2, la purificazione dell’aria e la produzione di cibo. Tutto cio avviene poichè le piante hanno proseguito il loro processo di “migrazione” dovuto dall’innalzamento delle temperature, allego un link che ne spiega il fenomeno (https://www.focus.it/ambiente/natura/piante-migrano-verso-nord-per-sopravvivere-al-clima).
Come pianta principale da rappresentare ho preso in esame il Leccio e al fine di avere un’analisi più approfondita e certa avrei piacere di condividere il mio progetto con voi.
Vi pongo dunque alcune domande: il leccio in che modo si riproduce? Ha una riproduzione autonoma o necessita della presenza umana? Che altezza può raggiungere?
Ringrazio anticipatamente per la vostra disponibilità,
un saluto!
Linda
La riproduzione delle singole specie segue meccanismi alquanto variegati e differenziati, legati anche al trasporto della fauna, del vento o delle acque e, con l’avvento dell’uomo alla sua presenza e migrazione. La moltiplicazione del Quercus Ilex può seguire una via naturale, o tramite semina. Il seme, si trova nelle ghiande; in autunno queste raggiungono la completa maturazione e possono essere raccolte e seminate in vaso non oltre due mesi. Per quanto riguarda gli altri aspetti, come la cattura della CO2 e l’efficienza energetica delle piante in tal senso è molto più complessa. Le rispondo sulla sua e-mail in privato.