Atadinus alpinus
Atadinus alpinus
Il Ranno alpino (Atadinus alpinus (L.) Raf.) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Rhamnaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Rhamnales,
Famiglia Rhamnaceae,
Tribù Rhamneae,
Genere Atadinus,
Specie A. alpinus.
Sono sinonimi i termini:
– Alaternus alpinus (L.) Moench.;
– Frangula latifolia Mill.;
– Oreoherzogia alpina (L.) W.Vent;
– Oreoherzogia fallax (Boiss.) W.Vent;
– Rhamnus alpina L.;
– Rhamnus alpinus L.;
– Rhamnus glaucophylla Sommier.
Etimologia –
Il termine Atadinus deriva dal genere creato da Rafinesque nel 1838 attribuendogli probabilmente un nome di fantasia com’era sua abitudine.
L’epiteto specifico alpinus viene da Alpes, la catena montuosa delle Alpi, alpino in senso lato, d’ambienti sulle alte montagne in qualsiasi continente.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Ranno alpino è una pianta della regione mediterranea, presente dalla Spagna alla Grecia, alla Turchia, fino al Marocco e l’Algeria.
È presente anche nell’Italia peninsulare ad altitudine compresa tra 600 e 1800 m. s.l.m..
Il suo habitat è quello delle cenge rocciose e profonde fessure su terreno roccioso, radure in pinete e faggete, fondali di burroni, argini di ghiaia lungo i fiumi, che occupano posizioni più ombrose nelle montagne a sud del suo areale.
Descrizione –
L’ Atadinus alpinus è una pianta caducifoglia a portamento arbustivo alta fino a 150 cm.
Le foglie sono coriacee, dalla forma tendenzialmente ellittica (talvolta pressoché tondeggiante), con il margine finemente e quasi impercettibilmente dentato. Sono lucide e di colore verde intenso nella pagina superiore, opache e più chiare in quella inferiore. Il lembo è inoltre caratterizzato da una tipica doppia serie di evidenti nervature secondarie parallele, incavate nella pagina superiore e in rilievo sul lato opposto.
I fiori sono piccoli, di colore giallino-verdognoli, singolarmente poco appariscenti, e raccolti in fascetti all’apice dei rami sui germogli dell’anno e appaiono nei mesi di maggio e giugno.
Il frutto è una drupa (nuculanio) subsferica, di 5-7 x 5-8 mm, carnosa, glabra, lucida, verde poi rossa ed infine nera a maturazione. I semi sono 2-3, di colore bruni, lucidi, solcati dorsalmente di 4,5-5,2 x 2-3 mm.
Coltivazione –
L’ Atadinus alpinus è una pianta che cresce in habitat prevalentemente rupicoli. È una pianta pioniera che riesce a vivere nelle fessure delle rocce superando, apparentemente senza molti problemi, le estati calde e secche del clima mediterraneo.
La pianta viene raccolta in natura per l’uso locale come medicinale.
Per la sua coltivazione bisogna tenere conto che è una pianta moderatamente resistente al freddo, in grado di tollerare temperature fino a circa -20 °C quando è completamente dormiente e di solito si trova in terreni calcarei.
La propagazione avviene per seme. La semina va fatta subito dopo il prelievo del seme in autunno in semenzaio non riscaldato. Il seme immagazzinato richiederà 1 – 2 mesi di stratificazione a 5 °C e dovrebbe essere seminato il più presto possibile durante l’anno in semenzaio freddo.
Il trapianto va effettuato in tarda primavera o all’inizio dell’estate dell’anno successivo dopo avere allevato le piante in vasi per il primo anno.
Si può propagare anche per talea, prelevando parti di legno semi maturo nel periodo estivo o per talea di legno maturo della crescita dell’anno in corso da far radicare in autunno in una zona protetta.
Usi e Tradizioni –
L’ Atadinus alpinus è una pianta che è stata utilizzata per scopi medicinali.
I frutti e la corteccia di questa pianta sono purganti.
Si rammenta però che a piccole dosi e per brevi periodi possono essere sicuri ed efficaci, ma usati per lunghi periodi possono indebolire la capacità naturale dell’organismo di defecare e possono avere una serie di effetti negativi di lunga durata sull’organismo, tra cui anemia, cattivo assorbimento, ematuria e calo ponderale. Grandi dosi singole possono causare gravi diarree.
Dalle foglie si ricava un estratto acquoso che ha mostrato attività antinfiammatoria e un effetto nel trattamento della parodontite.
È stato riportato che tutte le parti della pianta contengono alte concentrazioni di antrachinoni, antraglucosidi e ciclitoli.
Anche se non si hanno sufficienti informazioni su questa pianta, si ricorda che tutte le piante di questo genere contengono una miscela di composti (principalmente ramnetina, quercitina e ramnazina) che costituiscono una gamma di coloranti di buona qualità. Il colore e la sua intensità dipendono da quale parte della pianta viene utilizzata come materiale colorante (foglie, frutti e corteccia sono più comunemente usati), in quale periodo di crescita viene raccolta e in che stato viene utilizzata. Con l’uso dei mordenti corrispondenti (allume, vetriolo rame e ferro, biossido di stagno, cromo, ecc.) è possibile ottenere praticamente l’intero spettro dei colori dal giallo limone al viola e marrone cannella scuro, dal verde oliva al blu intenso e al viola.
Tuttavia gli estratti coloranti ottenuti dalla corteccia, foglie e frutti sono adatti per tingere cotoni, sete, lana, cuoio, carta e legno. Questi coloranti sono spesso eccezionali per la loro solidità.
Inoltre, sebbene non si hanno informazioni specifiche per questa specie, i semi di quete piante sono generalmente ricchi di olio grasso e molti di essi vengono estratti per essere utilizzati come oli lubrificanti ecc..
Modalità di Preparazione –
I frutti e la corteccia dell’ Atadinus alpinus hanno dimostrato effetto purgante.
Dalle foglie si ottiene un estratto acquoso utilizzato per le sue proprietà antinfiammatorie.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.