Phlebodium aureum
Phlebodium aureum
Il Polipodio dorato (Phlebodium aureum (L.) J.Sm.) è una felce appartenente alla famiglia delle Polypodiaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Divisione Pteridophyta,
Classe Polypodiopsida,
Ordine Polypodiales,
Famiglia Polypodiaceae,
Genere Phlebodium,
Specie P. aureum.
Sono sinonimi i termini:
– Chrysopteris aurea (L.) Link;
– Pleopeltis aurea (L.) C.Presl;
– Polypodium aureum L.;
– Polypodium leucotomos L..
Etimologia –
Il termine Phlebodium è di provenienza dall’antico greco phlebo, elemento formante parole che significa “una o più vene”.
Aureum d’oro, da aurum oro: per il colore bruno-dorate delle scaglie.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Phlebodium aureum è una felce epifita originaria delle regioni tropicali e subtropicali delle Americhe.
È presente in un areale cha comprende la zona orientale dei continenti, estendendosi a nord negli Stati Uniti fino alla Florida e all’estremo sud-est della Georgia, e a sud attraverso i Caraibi (Bahamas, Porto Rico e Piccole Antille) e il Sud America settentrionale e orientale fino a Paraguay. È l’unica specie di Phlebodium trovata in Nord America; le altre specie sono tutte confinate al Sud America.
Il suo habitat è raramente terrestre in quanto di solito colonizza le foreste pluviali tropicali e le palme nane delle foreste subtropicali. È comune nelle foreste pluviali dei Caraibi e del Sud America settentrionale. Cresce in vari habitat in Florida, comprese paludi e può quindi apparentemente tollerare un’ampia gamma di microclimi. La sua restrizione ai tropici e subtropicali è facilmente spiegata dalla sua intolleranza a qualsiasi clima con presenza di gelate brevi e leggere. Anche alti livelli di luce sono critici per la crescita di questa specie e il suo portamento deciduo le consente di invadere aree relativamente aride.
Dal punto di vista altimetrico cresce ad un’altitudine di 900 – 2.600 metri in Perù e ad un’altitudine di 1.200 – 2.200 metri in Guatemala.
Descrizione –
Il Phlebodium aureum è una felce rizomatosa, con un rizoma strisciante di 8–15 mm (raramente 30 mm) di diametro, densamente ricoperto dalle scaglie bruno-dorate che danno il nome alla specie.
Le fronde sono grandi e pinnatifide (profondamente lobate), lunghe 30–130 cm e larghe 10–50 cm, con presenza fino a 35 pinne; queste variano di colore dal verde brillante al verde glauco e hanno margini ondulati.
Presentano diversi sori rotondi che corrono lungo ciascun lato della nervatura centrale della pinna e le minuscole spore sono disperse dal vento. Le fronde sono sempreverdi nelle zone con precipitazioni tutto l’anno, semi-sempreverdi o brevemente decidue nelle zone con una marcata stagione secca.
Coltivazione –
Il polipodio dorato è una felce epifita, o occasionalmente terrestre, che viene talvolta raccolta in natura per uso medicinale locale. A volte viene coltivata in Honduras e semi-coltivata in Messico per scopi medicinali.
I rizomi sono venduti nei mercati locali in Messico, dove è conosciuta come ‘Calaguala’.
Può essere coltivato anche in serra in climi non tropicali se le temperature notturne non scendono al di sotto di circa 5 °C. sono state selezionate diverse cultivar con foglie di colore variabile da grigio-verde a argento-verde a blu-verde o con margini di fronde cristati o molto ondulati.
La pianta si propaga per rizomi o spore.
Usi e Tradizioni –
Il Phlebodium aureum è una pianta che viene utilizzata soprattutto nella medicina popolare dei popoli del centro e sud America e ben adattato alla coltivazione ed è apprezzato sia come pianta ornamentale che in erboristeria.
Non sono noti invece usi commestibili.
I decotti di questa felce sono stati usati come panacea nella medicina popolare centroamericana. Questi tonici sono stati prescritti per una moltitudine di disturbi, che vanno dall’asma alle malattie cardiache. La medicina moderna ha anche studiato P. aureum, spesso utilizzando il deprecato sinonimo Polypodium leucotomos.
Il consumo orale dell’estratto di “Polypodium leucotomos” è stato studiato anche per il trattamento di disturbi dermatologici tra cui melasma, vitiligine, psoriasi, eruzione polimorfa leggera, dermatite atopica, iperpigmentazione postinfiammatoria, fotoinvecchiamento e cancro della pelle.
È stato dimostrato che il consumo orale dell’estratto di “Polypodium leucotomos” protegge la pelle dai danni della luce ultravioletta. Studi clinici hanno dimostrato che l’estratto di “Polypodium leucotomos” fornisce una fotoprotezione contro gli effetti della luce sia UVB che UVA. Una revisione di 19 studi scientifici sull’uomo e 6 di base ha mostrato che “Polypodium leucotomos” era ben tollerato con un profilo di effetti collaterali favorevole.Di conseguenza, l’integrazione di “Polypodium leucotomos” è stata ipotizzata come strategia di fotoprotezione aggiuntiva in combinazione con i tradizionali filtri UV, come la crema solare.
Si sottolinea, comunque, che sebbene non siano state riscontrate segnalazioni di tossicità per questa specie, un certo numero di felci contiene sostanze cancerogene, quindi è consigliabile una certa cautela.
Molte felci contengono anche tiaminasi, un enzima che priva il corpo del suo complesso vitaminico B. In piccole quantità questo enzima non danneggia le persone che seguono una dieta adeguata ricca di vitamina B; grandi quantità possono invece causare gravi problemi di salute. L’enzima viene distrutto dal calore o dall’essiccazione completa, quindi la cottura della pianta rimuove la tiaminasi.
Modalità di Preparazione –
Del Phlebodium aureum viene fatto un impiego per scopi medicinali, soprattutto nella medicina popolare del centro e sud America. Qui si utilizza il rizoma sia per scopi febbrifughi che sudorifici.
Si utilizza un decotto come rimedio per la tosse e per i disturbi renali.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto: http://www.plantillustrations.org/
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.