Metcalfa pruinosa
Metcalfa pruinosa
La Metcalfa (Metcalfa pruinosa Say, 1830), è un rincote Omottero appartenente alla famiglia dei Flatidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Ramo Bilateria,
Phylum Arthropoda,
Subphylum Hexapoda,
Classe Insecta,
Sottoclasse Pterygota,
Coorte Exopterygota,
Subcoorte Neoptera,
Superordine Paraneoptera,
Sezione Rhynchotoidea,
Ordine Rhynchota,
Sottordine Homoptera,
Sezione Auchenorrhyncha,
Infraordine Fulgoromorpha,
Famiglia Flatidae,
Genere Metcalfa,
Specie M.pruinosa.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Metcalfa pruinosa è un insetto d’origine americana, dove è diffusa sia al Nord (Canada, Ontario, Québec, Usa, Messico, isole Caraibiche) che al sud fino al Brasile. Questo insetto è stato introdotto accidentalmente in Europa e rinvenuto per la prima volta in Italia nel 1980 in Veneto, da dove ha poi colonizzato tutto il territorio nazionale, isole comprese e si è diffuso anche nelle zone circostanti (Francia, Svizzera, Croazia, Slovenia).
È un insetto fitomizo, che si nutre di linfa vegetale a scapito di alcune piante come: Vite, Fico, Fruttiferi, ornamentali, ornamentali di interesse paesaggistico (Aceri, Carpini, Tigli ed altre).
Morfologia –
La Metcalfa è un insetto il cui adulto ha dimensioni di circa 4-8 mm, di colore dapprima grigio chiaro e poi più scuro, con le ali poste a tetto, molto spioventi sul corpo. Sono dotati di ali anteriori, a trapezio, che vengono tenute verticalmente e avvolgono il corpo quando l’insetto è a riposo. Il capo è provvisto di occhi composti molto sviluppati e di un apparato boccale pungente succhiante, tipico di molti rincoti.
Le forme giovanili, bianche, sono protette da abbondanti produzioni cerose di aspetto cotonoso e di colore sempre bianco; queste secrezioni vengono prodotte dalle neanidi attraverso due evidenti sifoni che svolgono una funzione ghiandolare, posti nella parte terminale dell’addome.
L’uovo è di colore bianco, allungato, di forma subcilindrica, lungo circa 1 mm con due solchi longitudinali.
Attitudine e Ciclo biologico –
La Metcalfa pruinosa ha un ciclo uni voltino, quindi con una sola generazione annua e sverna allo stadio di uovo.
Le uova vengono deposte nelle anfrattuosità della corteccia delle numerose piante ospiti dove vengono parzialmente infisse nella corteccia tramite il robusto ovopositore morfologico della femmina. Le prime neanidi si avranno verso metà maggio e si prolungherà fino a metà luglio in quanto la schiusura delle uova è scalare.
Questo insetti si sviluppa attraverso cinque stadi: tre di neanide e due di ninfa. Verso la seconda decade di luglio si osservano i primi adulti.
Gli accoppiamenti avvengono poi nel periodo di settembre – ottobre, nelle ore notturne. Dopo l’accoppiamento la femmina depone 50 – 100 uova che si schiuderanno in primavera e così il ciclo si ripete ogni anno.
Le ninfe e gli adulti di questo insetto sono mobili e in grado di spiccare salti, unendo il salto al volo, mentre le neanidi non sono mobili e tendono a permanere sulla pagina inferiore delle foglie.
Con le punture trofiche, ma soprattutto con le secrezioni e l’abbondante melata prodotta, questi insetti, nel caso di infestazione elevate possono imbrattare gli organi verdi colpiti ed indebolirli.
Ruolo Ecologico –
La Metcalfa pruinosa, come detto, è un insetto fitomizo, che si nutre di linfa vegetale, di cui digerisce solo la parte proteica, mentre la parte zuccherina, indigesta, viene espulsa sotto forma di melata che si deposita sugli organi vegetali.
A seguito dell’elevato contenuto zuccherino, la melata attira diversi imenotteri, tra cui le api che, nel periodo estivo, lo trasformano in miele. Si stabilisce pertanto un particolare rapporto tra questi insetti e le api, risultando di fondamentale importanza per le stesse e per gli apicoltori. Il miele di questo particolare tipo di melata è l’unico che non prende il nome da una specie vegetale.
In condizioni però di elevate infestazioni la specie può essere comunque dannosa per l’agricoltura, in quanto può arrecare danni alle colture, in particolare attira delle specie fungine, provocando fumaggini che si sviluppano sulle sostanze zuccherine della melata.
La Metcalfa vive a spese di oltre 200 specie di vegetali, sia arborei che erbacei e fra le piante ospiti a cui possono creare danni economici ricordiamo: la vite, gli agrumi, le pomacee e le drupacee oltre a molte piante impiegate per costituzione di siepi a scopo ornamentale, che possono costituire importanti focolai per la diffusione dell’infestazione.
Il danno, come è evidente è causato, dalla sottrazione della linfa e, principalmente, dalla produzione di melata e cera di colore biancastro che imbrattano foglie, tralci, germogli e grappoli. Su queste secrezioni si possono sviluppare abbondanti fumaggini che compromettono la capacità fotosintetica della pianta. Se le infestazioni sono molto forti può essere compromesso il corretto sviluppo dei germogli, mentre la melata può attirare vespe che danneggiano i grappoli maturi. La presenza dell’imbrattamento, che tende ad assumere una colorazione nerastra in seguito allo sviluppo di funghi saprofiti, permette un facile riconoscimento delle piante colpite.
Il contenimento di elevate infestazioni è legato a tecniche di coltivazioni non esasperate da un punto di vista della specializzazione colturale, dei sesti eccessivamente intensi, dall’uso di concimi nitrici e da tutta una serie di accorgimenti che possano creare condizioni di maggiore biodiversità delle colture aziendali.
Tra l’altro, la relativa recente introduzione di questo insetto nel continente europeo non è seguita dalla presenza dei suoi antagonisti naturali cosa che complica la lotta biologica.
I limitatori naturali di Metcafa pruinosa sul continente europeo sono ridotti, costituiti per lo più da larve di neurotteri crisopidi e larve e adulti di coccinelidi. È possibile impiegare l’antagonista imenottero driinide Neodryinus typhlocybae, diffuso nell’area di origine della metcalfa che sembra costituire un valido fattore di contenimento. Un antagonista è la cinciallegra che si nutre dell’insetto in una delle prime fasi (quando è bianco e saltante).
Non vanno utilizzati insetticidi, se non, ali limite prodotti fitosanitari a base piretro anche perche questo insetto viene generalmente controllata con gli altri trattamenti eseguiti, come nel caso dei fitofagi della Vite.
Errato l’uso di fosforganici, consigliati in altri testi, in quanto la copresenza di entomofauna utile e di pronubi viene drasticamente diminuita con gravi conseguenze sia nell’anno di intervento che nel ciclo biologico degli anni seguenti.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.