Giardino Botanico della Majella: Michele Tenore
Giardino Botanico della Majella: Michele Tenore
Il giardino botanico Michele Tenore è sito a Lama dei Peligni, in Abruzzo, nella provincia di Chieti.
Questo Orto Botanico è sito a 650 m s.l.m., nel Parco Nazionale della Majella, ed è stato riconosciuto Giardino di Interesse Regionale dalla Regione Abruzzo con D.G.R. n 3489 del 23/12/98.
Storia –
Il Giardino Botanico ”, insieme al Museo Naturalistico “M. Locati”, è stato realizzato nel 1995 da una iniziativa del Comune di Lama dei Peligni, con fondi della Regione Abruzzo. Nel 2000 la gestione è passata all’Ente Parco Nazionale della Majella a seguito della soppressione dell’ex Riserva Regionale Majella Orientale (L.R. 38/1996).
Il Giardino Botanico della Majella Michele Tenore è nato con l’intento far conoscere ai visitatori le piante che crescono nei territori della Majella, al fine di distinguerne i nomi, le proprietà o le utilizzazioni; nel corso degli anni ha assunto un ruolo fondamentale nella salvaguardia delle specie rare o a rischio di estinzione del territorio dell’area protetta; circa il 7% delle specie coltivate sono endemiche, cioè specie con una distribuzione più o meno locale, mentre il 13% sono appartenenti alle Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, redatte dall’Unione Internazionale Conservazione della Natura (UICN).
Molte delle piante che sono o potrebbero essere a rischio di estinzione sono oggetto di specifiche azioni di salvaguardia nel Giardino Botanico.
Con questo intento l’Ente Parco è diventato membro fondatore della Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora italiana (RIBES), la cui funzione è quella di costituire una riserva di semi delle piante spontanee a maggior rischio di scomparsa, attuando in tal modo una strategia per la conservazione della natura complementare alla protezione assicurata da parchi e riserve, in linea con gli obiettivi delle principali convenzioni internazionali in materia di protezione della natura.
Descrizione –
Il giardino botanico Michele Tenore, attualmente ospita circa 500 specie vegetali su una superficie di 9000 mq. Simbolo del Giardino è il Fiordaliso della Majella (Centaurea tenoreana), endemismo della Majella Orientale dedicato al botanico napoletano Michele Tenore che nell’anno 1831 visitò questi luoghi individuando numerose entità floristiche fino ad allora sconosciute. Il Giardino ed il Museo costituiscono uno dei Centri di visita del Parco.
Il Giardino è strutturato in sezioni didattiche e in sezioni che riproducono gli ambienti vegetazionali della Majella. Molte delle specie coltivate sono endemiche dell’Appennino Centrale o esclusive della Majella e dei rilievi circostanti.
La Banca dei semi delle specie a rischio di estinzione del Parco Nazionale della Majella, organizzata proprio nelle strutture del Giardino Botanico Michele Tenore, costituisce quindi, un utile strumento che completa l’azione di conservazione svolta in natura dall’Ente.
Le attività di raccolta semi e di gestione della carpoteca sono finalizzate, sia allo scambio dei semi con le altre istituzioni scientifiche (index seminum) e sia alla riproduzione; quest’ultima attività è utile per garantire la sostituzione e il reintegro delle piante presenti in collezione nel giardino o per costituire una riserva utile per attivare eventuali programmi di reintegro e miglioramento delle popolazioni a rischio presenti in natura.
Un’altra attività svolta dal Giardino è la promozione della conoscenza del mondo vegetale al fine di diffondere la consapevolezza della necessità di attuare strategie efficaci per la sua conservazione. A questo scopo ai visitatori vengono proposti specifici percorsi strutturati in modo da rispondere alle diverse esigenze di conoscenza, di approfondimento e di scoperta ed in particolare:
• incontri e proiezioni su specifici temi tra cui natura, storia, arte e cultura del Parco Nazionale della Majella e aree limitrofe;
• percorsi didattici tematici;
• seminari e corsi teorico-pratici su svariati argomenti (antichi usi e tradizioni locali, giardinaggio, metodi di cura delle piante, etc.).
Inoltre è possibile effettuare stages, tirocini, tesi di laurea o consultare libri a carattere naturalistico-floristico presenti nella biblioteca.
Le attività sviluppate fino ad oggi per il Giardino Botanico di Lama dei Peligni sono complementari alle attività svolte nel Giardino Botanico di Sant’Eufemia, realizzato dall’Ente Parco nel 2000, dove l’obiettivo è stato quello di estendere il campo di azione, sviluppando pertanto le attività di riproduzione del materiale vegetale autoctono per tutti gli interventi di reintroduzioni in natura e reintegro negli ambienti al fine di migliorare la possibilità di conservazione in natura di popolazioni a rischio.
Strutture e Collezioni –
L’altitudine alla quale è collocato il Giardino e l’esposizione di questo versante della Majella, ha favorito la creazione di ambienti come le rupi e i ghiaioni di bassa quota che ospitano diversi endemismi tra cui la campanula di Cavolinii, il giaggiolo della Marsica e l’astragalo aquilano accanto a specie con distribuzione anfiadriatica come ad esempio la saponaria a foglie di pratolina, la dripide spinosa ecc.
Un altro ambiente rappresentativo è la macchia mediterranea e la sua degradazione in gariga. In questi ambienti sono ospitate oltre a lecci, corbezzoli e alaterno, piccoli arbusti colorati come il cisto rosa e il cisto bianco, piante aromatiche come la santoreggia e l’elicrisio e diverse specie di asfodeli Nel giardino sono stati ricostruiti anche gli habitat forestali tipici del territorio del Parco, come la faggeta, la cerreta, l’orno ostrieto e il querceto a roverella.
Di particolare interesse è la riproduzione del paesaggio agricolo del Neolitico, dove oltre a capanne realizzate con materiali vegetali, terra e sterco sono state riprodotte delle sezioni con diversi varietà di cereali, leguminose come la cicerchia, l’ervo e piante da cui si estraevano oli come la canapa, il lino e il papavero. Una parte del Giardino è dedicata a settori didattici come la sezione delle piante officinali che ospita specie utilizzate un tempo nella zona di Lama dei Peligni nota come il paese dei “magari” ovvero degli stregoni.
Un’ulteriore sezione è dedicata al recupero delle cultivar agronomiche, con un frutteto dove vengono coltivate circa 20 varietà locali di fico, pesco e susino reperite nel territorio del Parco e nelle aree limitrofe.
Le specie di maggior interesse floristico sono le entità endemiche o subendemiche che si riscontrano sulla Majella e nell’Appennino Centrale, alcune delle quali in pericolo di estinzione per la flora abruzzese ed inserite nel Libro Rosso d’Italia o nella Lista Rossa delle Piante d’Abruzzo: Abies alba, Aquilegia magellensis, Acer cappadocicum subsp. lobelii, Allium moschatum, Arctostaphylos uva-ursi, Artemisia umbelliformis subsp. eriantha, Astragalus aquilanus, Athamanta sicula, Atropa bella-donna, Aubrieta columnae, Aurinia sinuata, Betula pendula, Campanula fragilis subsp. cavolinii, Centaurea scannensis, Centaurea tenoreana, Cymbalaria pallida, Daphne mezereum, Daphne sericea, Dictamnus albus, Ephedra nebrodensis, Euphorbia gasparrinii subsp. samnitica, Festuca dimorpha, Geranium macrorrhizum, Goniolimon italicum, Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, Juniperus sabina, Iris marsica, Iris pseudacorus, Laburnum alpinum, Leontopodium nivale, Lilium bulbiferum subsp. croceum, Lilium martagon, Myrtus communis, Paeonia officinalis subsp. italica, Phlomis fruticosa, Pinguicula fiorii, Pinus mugo, Pulsatilla alpina subsp. millefoliata, Pulsatilla montana subsp. montana, Ranunculus thora, Ranunculus magellensis, Ranunculus seguieri, Salix apennina, Salvia officinalis var. angustifolia Saponaria bellidifolia, Sesleria juncifolia, Senecio samniticum, Soldanella minima subsp. samnitica, Stachys thirkey, Trollius europaeus subsp. europaeus.
Guido Bissanti