Carissa carandas
Carissa carandas
La Caranda delle Indie o Caranda (Carissa carandas L.) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Apocynaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Gentianales, Famiglia Apocynaceae, Sottofamiglia Rauvolfioideae, Tribù Carisseae e quindi al Genere Carissa ed alla Specie C. carandas.
Sono sinonimi i termini:
– Arduina carandas (L.) Baill.;
– Arduina carandas (L.) K. Schum.;
– Capparis carandas (L.) Burm.f.;
– Carissa salicina Lam.;
– Echites spinosus Burm.f.;
– Jasminonerium carandas (L ) Kuntze;
– Jasminonerium salicinum (Lam.) Kuntze.
Etimologia –
Il termine Carissa è la forma latinizzata del nome vernacolare indiano di questo genere.
L’epiteto specifico Carandas viene dallo spagnolo americano, di origine guaraniana, simile al Guarani: caranday.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Caranda delle Indie è una pianta presente in aree subtropicali e tropicali, dove cresce naturalmente nella maggior parte dei paesi dell’Asia meridionale come nelle foreste pluviali pianeggianti dello Sri Lanka e in altri paesi come il Nepal, l’ Afghanistan e il Bangladesh, dove si trova ad altitudini da 30 a 1.800 m. s.l.m..
Cresce meglio negli habitat asciutti e soleggiati, con temperature diurne annuali che sono comprese tra 23 e 30 °C, ma può tollerare temperature tra 16 e 34 °C. La pianta si trova in abbondanza nella parte occidentale della regione di Konkan, negli stati costieri occidentali di Maharashtra e Goa. Tuttavia, cresce naturalmente anche nelle condizioni temperate delle colline dell’Himalaya in India e del Nepal.
Nel resto dell’India, è presente, in scala limitata in Rajasthan, Gujarat, Bihar, Bengala Occidentale e Uttar Pradesh.
Descrizione –
La Carissa carandas è un arbusto rampicante o un piccolo albero che cresce di solito tra 3 e 5 metri di altezza.
Gli steli presentano spine acuminate semplici o ramificate.
Le foglie sono di consistenza carnosa, ovate e di colore verde brillante e di grandezza tra 3 e 8 cm.
I fiori, che hanno un diametro intorno a 3-4 cm, hanno cinque petali bianchi.
Il frutto è una bacca ovale o tondeggiante a forma di susina, lunga da 1,5 a 6 centimetri, di norma di colore rosso vivo o rosso brunastro, la polpa è rossa o rosata, contenente fino a 16 semi.
Coltivazione –
La pianta viene coltivata, normalmente, tramite semi posti a dimora tra agosto e settembre.
Anche la propagazione vegetativa viene praticata sotto forma di germogli o margotte ed anche le talee possono avere successo.
Il momento della semina corrisponde con le prime piogge monsoniche.
Le piantine che si sono formate dai semi iniziano a fiorire due-tre anni dopo la semina. La fioritura inizia a marzo e nell’India settentrionale la frutta matura da luglio a settembre. Questa pianta può essere uccisa da temperature di -2 °C o inferiori.
Preferisce una piovosità media annua nell’intervallo 1.000 – 1.400 mm, ma tollera anche estremi di 700 – 2.700 mm.
Predilige il pieno sole o zone appena in penombra e terreni con un intervallo di pH compreso tra 6,5 e 8, tollerando estremi di 6 – 8,5.
Le piante possono fiorire tutto l’anno.
Di solito è comunque una pianta non viene coltivata commercialmente ma cresce anche allo stato spontaneo.
La pianta risponde bene alle potature e viene spesso coltivata come una siepe.
Usi e Tradizioni –
La Carissa carandas è un arbusto fiorito che produce bacche che vengono comunemente utilizzate come condimento per sottaceti indiani e spezie.
È una pianta molto bella quando fruttifica, motivo per cui viene spesso coltivata nei giardini delle aree tropicali e subtropicali.
I frutti vengono mangiati sia cotti che crudi, con aggiunta di zucchero, in quanto sono aciduli quando sono completamente maturi.
Questa pianta, in Thailandia, viene principalmente usata per produrre sottaceti, tuttavia, può anche essere trasformata in marmellate, gelatine e budini. Inoltre, la frutta viene anche utilizzata per preparare bevande, curry, crostate e sciroppi.
Il suo frutto viene utilizzato nell’antico sistema della medicina Ayurvedica per il trattamento di acidità, indigestione, ferite fresche e infette, malattie della pelle, disturbi urinari e ulcera diabetica, nonché problemi di bile, mal di stomaco, costipazione, anemia, patologie della pelle, anoressia e stati psicologici alterati.
Un decotto fogliare è usato per trattare la febbre, la diarrea e il mal d’orecchi.
Le radici sono utili per lo stomaco, per una medicina antielmintica, per i pruriti e anche come repellenti per insetti.
I frutti sono astringenti, antiscorbutici.
Con le sue spine acuminate, costituisce un’eccellente barriera per siepi vive.
Le radici della pianta sono fortemente ramificate, rendendo questa pianta preziosa per la stabilizzazione dei pendii erosi.
Il legno è duro e viene utilizzato per realizzare piccoli utensili; inoltre viene anche utilizzato per la fabbricazione di mobili per la casa e per la tornitura.
In questa pianta è stata segnalata la presenza di molti terpenoidi. Contiene pectina e dai frutti maturi essuda un lattice bianco quando questi sono recisi dal ramo.
In particolare è stata segnalata la presenza di una miscela di sesquiterpeni, come il carissone e il carindone, come un nuovo tipo di terpenoide C31. Altri prodotti presenti sono la carissina triterpenica pentaciclica.
Inoltre la pianta è ricca di ferro, vitamina C, vitamine A, calcio e fosforo.
Modalità di Preparazione –
I frutti della Carissa carandas possono essere consumati sia cotti che crudi, con aggiunta di zucchero.
In Thailandia, viene usata per produrre sottaceti, tuttavia, può anche essere trasformata in marmellate, gelatine e budini.
I frutti servono come base per la preparazione di bevande, curry, crostate e sciroppi.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.